Il tempo scorre veloce e mentre i figli crescono spesso i genitori sono talmente immersi nella loro routine di adulti e/o a proteggerli e a cercare di dare loro mille opportunità che si dimenticano di stare veramente con loro. Di passare insieme a loro momenti speciali, intensi, indimenticabili. Giocando, ridendo, stando al loro meraviglioso ritmo lento. Senza essere risucchiati da tablet e smartphone. Un errore o debolezza da imputare più a mamma e a papà che ai figli che spesso anzi si lamentano della distrazione tecnologica dei loro genitori. E così sorge in loro il senso di colpa, doloroso, amaro, frustrante e deprimente, ma evitabile. A parlare di questo enorme tema che riguarda (solo) le famiglie di oggi e a metterne a fuoco le cause più comuni e le più semplici soluzioni sono stati Ferrero a Ipsos attraverso l’indagine internazionale sul rapporto genitori-figli da loro commissionata Kinderometro, il rilevatore dei piccoli momenti.

"I genitori di inizio del terzo millennio sono sempre all'erta e non possono permettersi passi falsi", spiega Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, ricercatore universitario e scrittore. "Parlo soprattutto dei genitori spazzaneve che stanno sempre davanti ai propri figli a spianare loro la strada e dei genitori elicottero che li sorvegliano dall'alto. Sentono di avere una sorta di mandato, quello di renderli a tutti i costi felici e di dovere essere genitori perfetti. Invece come sosteneva già nel 1987 lo psicoanalista austriaco Bruno Bettelheim nel libro Un genitore quasi perfetto non esistono genitori perfetti e la felicità non è perfetta". Sono le relazioni costruite giorno per giorno tra figli e genitori nella quotidianità che portano felicità. Spesso sono proprio i figli che riportano i genitori in una zona dove capiscono che questa iperprotezione scatenata dalla paura di lasciarli alla mercé di un mondo iperpericoloso è fuori luogo. Dove capiscono che devono lasciarli liberi di poter esplorare. La paura del pericolo crea nei genitori un'ansia che li porta più a controllarli che a giocare con loro e a coccolarli.

"Nella storia dei figli che siamo stati la realtà era diversa", prosegue Pellai. "Per la prima volta nella storia i genitori deve fare i conti con una crescita sia nella vita reale sia in quella virtuale e spesso questo crea un grande caos. Io credo che i bambini debbano avere in mano il mondo con tutti cinque i sensi. Perché il modo in cui è programmato il nostro cervello non è cambiato nei secoli quindi le conoscenze vanno fatte in prima persona non attraverso un touchscreen. Bisognerebbe generare una sorta di codice o di contratto che regoli i comportamenti in famiglia circa l'utilizzo delle tecnologie. Fortunatamente se chiediamo ai figli cosa amano fare con i propri genitori gli schermi non vengono menzionati, ma parlano dello stare insieme e delle coccole. Anzi spesso sono proprio i figli a reclamare l'attenzione dei genitori che non staccano mai dal loro lavoro e/o dai device. È questo essere sempre connessi alla tecnologia che crea nei genitori il senso di colpa".

Come i genitori possono superare/evitare i sensi di colpa? "I genitori dovrebbero imparare a tirare il fiato e a concentrarsi più sulla sfera del piacere che su quella del dovere, a ritagliarsi dei momenti piacevoli da passare con i propri figli, dei momenti di gioco dove si sta nel presente, nel qui e ora. E quando si parla di gioco si apre un mondo che va dalla lettura all'andare in piscina o vedere un film insieme oppure ai giochi di società che soprattutto in caso di figli adolescenti o pre adolescenti mettono genitori e prole sullo stesso piano, ad armi pari", conclude Pellai.

E se il gioco e le coccole sono la soluzione definitiva per instaurare rapporti di qualità in famiglia al contrario l'ansia è da combattere/prevenire più di ogni altra cosa. Una ricerca pubblicata nel 2010 su Behavior Research and Therapy ha evidenziato che quando i genitori danno l’esempio di comportamenti e pensieri ansiosi, i figli mostrano più ansia e meccanismi di evitamento nei test scolastici. "Molti altri studi confermano che i bambini imparano a regolare le emozioni osservando i genitori, e che se i genitori sono in grado di esprimere una vasta gamma di emozioni i figli sono più capaci di gestire le loro. È proprio vero che nostro figlio è il nostro specchio, nel bene e nel male", scrive Esther Wojcicki, giornalista, insegnante della Palo Alto High School e figura di livello internazionale in campo educativo nel libro fresco di stampa I bambini che cambiano il mondo (Sperling & Kupfer, 2019, 16,19 euro). I suoi consigli? Fidatevi di voi stessi e dei vostri figli, non fate dei vostri figli dei cloni di voi stessi, non fate per i vostri figli nulla che possano fare da soli, date loro grinta, non date loro ordini, ma collaborate, insegnate loro a essere gentili e mai indifferenti!