Se siete alla ricerca di un artista capace di unire surrealismo e realismo nello stesso tempo, dovete mettervi il cuore in pace: ne troverete pochissimi. A meno che non decidiate di percorrere le distese intimiste e a volte spiazzanti tracciate dalla fotografa Cig Harvey.

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Cig Harvey
Jesse on the Rocks (Fog), 2018

Inglese, originaria del Devon, 46 anni, Cig arriva in mostra per la prima volta in Italia alla Galleria del Cembalo di Roma, teatro della sua Luci del Nord Est (fino al 6 luglio). Gli scatti esposti, appartengono a progetti differenti, tra cui You Look At Me Like An Emergency (2012), Gardening at Night (2015), You an Orchestra You a Bomb (2017) e quello più recente, ancora in corso, Pink is a Touch. Red is a Stare, e sono un susseguirsi di ritratti (il marito Doug, la figlia Scout, gli amici, i vicini di casa...) che si alternano, come in una danza, alle ombre dei rami, ai quadrifogli verdeggianti del Maine e a farfalle coloratissime.

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Cig Harvey
Bowl of Cherries, Rockport, Maine, 2007

Cig è un'artista che guarda al reale, ma crede fermamente ci sia in una luce particolare o nella sfumatura di un tramonto sempre qualcosa di nuovo da scoprire.

Quindi per lei la luce è come un linguaggio? Certamente. Le mie foto cercano di catturare i momenti della vita di tutti i giorni, resi straordinari proprio dalla luce che li modella e rivela.

Oltre alla luce, è la natura a giocare un ruolo primario nei suoi lavori. Secondo lei come si fa ad addomesticare la sua ferocia? Bella domanda... Davanti alla natura c'è poco da fare. Io semplicemente cado ai suoi piedi cercando di mostrarne tutta la sua bellezza come fossi uno specchio.

E' un tipo solitario? Amo la gente, ci mancherebbe. Ma sono una persona alquanto introversa. Per capirci: il momento in cui mi può vedere più felice è quando cammino da sola in mezzo al bosco.

Qual è il punto debole di una fotografa? Non so se sia un punto debole oppure una forza, ma credo che moltissimi di noi abbiano una sorta di romanticismo nel cuore. Crediamo che con i nostri scatti possiamo cambiare il mondo e raccontare ciò che davvero vale la pena di essere apprezzato.

Qual è per lei la differenza più grande fra un fotografo uomo e una fotografa donna? Che le donne sono meno collezionate. Le opere realizzate dalle artiste rappresentano solo il 4% delle collezioni permanenti dei musei più importanti del pianeta.

Cosa si dovrebbe fare per spazzare via questo squilibrio? Cercando sottolineare il più possibile i pregiudizi nascosti, quelli più sottili. Il sessismo (e il razzismo) sono sistemici e spesso inconsapevolmente perpetrati. Metterli in luce senza alcuna paura può essere il primo passo per risolvere la questione.

E' madre. E spesso ritrae sua figlia Scout. Quali consigli le darà sugli uomini? Di puntare tutto sul suo istinto. Ne parliamo spesso. Dobbiamo fidarci di ciò che ci dice il cuore sempre, soprattutto davanti a un uomo.

Racconta più un volto o un paesaggio? Un volto. Non a caso tutto il mio lavoro cerca di indagare l'essere umano.

Che musica ascolta mentre scatta? Quando lavoro, vivo in un mondo silezioso.

L'ultimo film che ha visto? A Star is Born. Ma non sono però una che va spesso al cinema.

C'è qualcuno che l'ha ispirata più di altri? Sophie Calle. E soprattutto Yoko Ono. Mi infastidisce l'idea che ancora oggi sia ricordata più come la moglie di John Lennon che come un'artista. Mi piacciono moltissimo anche le foto di Andrea Modica. E potrei andare avanti...

Domanda delle 100 pistole: preferirebbe che un suo quadro fosse acquistato da Madonna o che finisse nella collezione del MoMA di New York? Amo Madonna, ma scelgo il MoMA. Non foss'altro perché lo vedrebbero molte più persone.

A cosa sta lavorando ora? A un nuovo libro di testi e immagini che esplora il mondo dei sensi. Se volete saperne di più seguitemi su Instagram: @cig_harvey