“Hai voglia di scrivere dei materassini gonfiabili plastic free?”. Il mio animo ecologista è in fase militante: una sfida di utilità pratica contro il caldo soffocante. I materassini gonfiabili strani, da mare o da piscina, sono l’ultima avanguardia di un incubo estivo che ha segnato ogni generazione cresciuta dagli anni 80 in poi. Un po' come i tormentoni. Quel rettangolo più o meno matrimoniale in gomma e apparente rivestimento in cotone, blu e rosso come le matite che segnavano i nostri errori scolastici, era il condannato prediletto alla scoloritura da creme solari e luce diretta di ogni estate. Negli anni 90 l’edonismo si esprimeva nei materassini gonfiabili in colori fluo esagerati, con gli oblò per guardare sott’acqua, e qualche timida forma animalesca da cavalcare con malcelata difficoltà: erano più le volte che ci si rovesciava in acqua di quelle in equilibrio nello strano rodeo. Con le nuove generazioni e Instagram incombente, la necessità di essere pop ha investito anche il design di un pezzo così apparentemente funzionale: ciambelle, unicorni, fenicotteri, fette di pizza e altre forme originali sono diventate la chiave di ricerca principale delle nostre estati.

Le mie intenzioni migliori per non pesare ulteriormente sui mari ingolfati di plastica sbattono sulla scogliera frangiflutti di Google. “Materassini gonfiabili plastic free”, nessun risultato da shopping immediato. Forse il mix linguistico non funziona benissimo, stiamo appena cominciando a parlarne e l’argomento è talmente attuale che non ci sono record sufficienti. Il secondo tentativo coi materassini gonfiabili biodegradabili riporta timidamente una traduzione letterale: esistono i gonfiabili da campeggio realizzati in nylon ecocompatibile (come i costumi da bagno riciclati), ma non sempre resistono al calore diretto della luce del sole. Anzi, nascendo per altri utilizzi, rischiano di rovinarsi prima del tempo. Trovo anche un materassino gonfiabile in materiale riciclato (al 75%, che già sembra una percentuale valida), ma è fuori produzione e non si sa quando tornerà disponibile, niente acquisto consapevole. Mi imbatto comunque in una quantità spropositata di suggerimenti su come riciclare il materassino gonfiabile massacrato dall'estate: l’upcycling in questo campo è attivo e creativo, si ricavano pochette da mare, cappellini, persino vestiti o impermeabili. E altri materassini? A volte. Il materassino gonfiabile virale dell'estate 2019 è la maxi-isola: gigante, costosa come un volo a/r per Ibiza propone la summer sharing, e diminuisce la plastica dei singoli materassini? Well: NO.

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Non voglio demordere, questo materassino gonfiabile non in plastica lo devo trovare. Pur non essendo mai stata una fan dei gonfiabili da mare perché il mio principio è che in acqua si nuota e si sta dolcemente a galla senza supporti extra (ho tolto i braccioli così presto che ho vaghissima memoria di averli posseduti), la missione la sto vivendo con particolare trasporto. Me la gioco: materassini gonfiabili eco. Google si ringalluzzisce, ma solo perché eco-logico ha le stesse tre lettere di eco-nomico (c’è del paradosso capitalistico). Chi sa giocare con il linguaggio googleano sale nei risultati, ma a leggere le specifiche crolla la speranza. Un materassino in vinile non è realmente ecologico, compatibile o sostenibile: vinile = polivinilcloruro o cloruro di polivinile. Il PVC, il materiale plastico di maggiore utilizzo nel mondo. Si può riciclare, ma i costi sono molto alti e non sempre si hanno gli impianti giusti per recuperarlo in toto. Stessa precisazione per il caucciù sintetico, che ha sostituito gradualmente il caucciù naturale estratto dalle piante della foresta amazzonica: è comunque prodotto in laboratorio, non è facilmente riciclabile, e in più è pure instabile se trattato male chimicamente. Torniamo al punto di partenza.

KASANOVA Materassino marshmallow in pvc, da 190x105 cm

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L’amara verità è che i materassini gonfiabili ecosostenibili non sono ancora una priorità della green economy tanto sbandierata. La fisica, in questo caso, ci rema contro: per galleggiare devono necessariamente essere realizzati in materiali che reggano la pressione dell’aria all’interno, urti, acqua salata, sabbia e maltrattamenti vari. Qualche tentativo è stato fatto con i materassini in plastica riciclata, recuperata per farle continuare il ciclo di vita sotto altre forme: un’alternativa un po’ più sostenibile. Ma la nostra tirchieria estiva è interclassista: per mentalità acquisita siamo abituati a comprare materassini gonfiabili economici che dopo quindici giorni non ci preoccupiamo nemmeno di riportare a casa. Il salto culturale è ancora molto di là da venire: smettere di comprare gonfiabili non ne bloccherà capillarmente la produzione, anzi, ma si potrebbero pretendere certificazioni per le aziende virtuose che si impegnano seriamente a realizzare materassini gonfiabili in materiali plastic free.