Il momento nel nostro paese è caldo, non solo per le temperature che rimettono in circolo desideri e centimetri di pelle. A maggio è stato pubblicato il Rapporto Censis-Bayer sui nuovi comportamenti sessuali degli italiani, che fotografa le abitudini a letto dei 15 milioni e mezzo di 18-40enni e le confronta con quelle di vent’anni fa.

Sta cambiando la percezione dell’incontro erotico: “piacere” è la prima parola che il 19,8% degli intervistati associa a tutto quello spogliarsi e fondersi; solo dopo viene chi, il 16,5%, sceglie di legarlo ad “amore”. Più che sul cuore puntiamo sui sensi, ci piace sperimentare, dal sesso orale (80,7%) all’anale (33,1%), dalla masturbazione reciproca (67%) al sexting (l’invio di immagini esplicite, 37,5%) ai sex toys (24,4%). E siamo più attivi rispetto alla fine del millennio scorso: il 44,1% ha amplessi almeno tre volte alla settimana, 4 punti percentuali in più. Con buona pace degli allarmi che vorrebbero i giovani più interessati alle serie tv e ai social che alle interazioni in carne e ossa. È vero, una fetta di popolazione, 1,6 milioni, non ha mai avuto rapporti sessuali. Chi li ha però ne è pienamente soddisfatto, per quantità e per qualità (vale per 4 persone su 5).

La novità che emerge dal sondaggio riguarda però la visione femminile: oggi a dichiarare plausibile il sesso senza amore è il 77,4% delle donne, un bel salto dal 37,5% del 1999.

«È il dato culturale più potente, va a scardinare uno dei tanti stereotipi, come quello secondo il quale se la donna tradisce lo fa con il cuore e con la testa. Mi chiedo se in passato le intervistate fossero sincere e se quindi i vecchi numeri risultassero un po’ falsati. Oggi c’è più apertura sul sesso, e quando le donne sono attive, o promiscue, si sentono più libere di comunicarlo. Un altro fattore che può aver influito sul balzo in avanti sono le dating app, grazie alle quali il sesso senza impegno è a portata di smartphone», commenta Marvi Santamaria, sex blogger 31enne e autrice del libro Tinder and the City. Avventure e disagi nel mondo delle dating app (Ed. Alcatraz). «Ho fatto un sondaggio, non scientifico, tra gli utenti della mia community: le donne cercano sesso accompagnato da un’esperienza ricca, gli uomini della relazione proprio non si curano. C’è un pregiudizio da ambo i lati, perché un ragazzo che dice di cercare l’amore (e non solo il sesso) sulle app è considerato uno sfigato; d’altra parte la ragazza sente di non potersi permettere il puro divertimento, perché subisce atteggiamenti sessisti e persino gelosie da parte di sconosciuti. Anche a me è capitato di non rispondere subito a un messaggio e sentirmi dire: “Con quante persone stai chattando? Ti dài proprio da fare eh!”. Di recente ho letto un commento di una ventenne, già mamma, che si è separata, ha vissuto un periodo di incontri molto intenso e lo descrive come felicissimo e appagante. La parentesi di svago di cui aveva bisogno per recuperare la sua femminilità, riappropriarsi di sé, della propria identità. Ma riporta anche la difficoltà di comunicarlo alle amiche, che l’hanno criticata, soprattutto perché madre. Eppure conosco tante donne, anche più grandi, 40 e 50enni che hanno fatto questo uso riabilitativo delle app, per rimettersi in gioco e conoscere di nuovo il proprio corpo».

Dicono che è l'era dell'individualismo. Che siamo tutte e tutti concentrati solo sulla soddisfazione immediata dei desideri (8 persone su 10 sono fan dell’autoerotismo, secondo i dati Eurispes 2018). Che quando siamo in coppia ragioniamo da singoli (il 44% dei giovani sposati fa sesso occasionale con altri) e se siamo single abbiamo l’autostima a mille. Ma sarà proprio così lineare e autoreferenziale? Perché il 55,1% dei 18-30enni ha instaurato almeno una relazione affettuosa con degli “amici di letto”. «Ci sono uomini che incontri, c’è attrazione e simpatia, ma capisci alla prima cena che non ti faranno mai perdere la testa», racconta una divertita testimone di 28 anni. «È la situazione ideale per una seduta di sesso e piacevolezza, senza la responsabilità di costruire un rapporto che non ti figuri. E più tu vedi la cosa spensierata e a termine, più loro tendono a tornare. Così la one night stand diventa un trimestre di nottate, e risate e poi colazioni insieme. A me viene naturale stabilire un’intimità, però a quel punto lui chiede di più e la bolla scoppia».

Ci hanno educato alla progettualità, o forse è una conseguenza innata del tanto desiderato innamoramento, quello che travolge. «Sono sempre stata libera e refrattaria alle simbiosi. Poi ho conosciuto mio marito: dopo 13 giorni si è trasferito da me», pare confermare una sposa di fresco. Ma sta cambiando il nostro modo di proiettarci nel tempo: è così sul lavoro, dove il futuro è una start up da inventare, perché non dovrebbe esserlo nelle emozioni? Chissà che l’estate vissuta intensamente non sia, per ora, l’idea vincente.