Tra le molte bellezze della tecnologia c'è quella di aver, per così dire, democratizzato l'accesso all'istruzione. Tra YouTube e la miriade di start-up che offrono opportunità di apprendimento, l'acquisizione di nozioni è oggi, dunque, alla portata di tutti. Ma la domanda è: tutto ciò ci rende più produttivi e felici di esserlo? Secondo un'analisi della rivista online Fast Company, si sta facendo un po' di confusione: non sempre, infatti, acquisire informazioni e nozioni si traduce in vera conoscenza e si rischia di scambiare l'una per l'altra cosa. D'altra parte, il desiderio di imparare è codificato nel nostro Dna. Basta osservare un bambino alle prese con un giocattolo o che prova a camminare per constatare il nostro innato istinto di esplorare. Quando è naturale, l'apprendimento è divertente, e quando ci chiediamo perché i giovani quando cominciano la scuola perdono parte della motivazione è perché spesso sono venuti meno i motivi di base dell'apprendimento: la curiosità, la giocosità, la voglia di socializzare.

Un esempio che viene spesso citato in questo contesto è la quantità dei dati che, sempre più spesso, vengono raccolti dai cosiddetti fitness tracker, i dispositivi che registrano e misurano le performance durante l'attività fisica. Se, da un lato, tutte le nozioni e le informazioni su salute e benessere che vengono raccolte sarebbero, di per sé, sufficienti per apportare cambiamenti positivi alla nostra vita quotidiana, dall'altro - secondo una corrente di pensiero - tutto ciò può facilmente essere percepito come un impegno, un lavoro addirittura, e quindi generare frustrazione e sottrarre, così, piacere e gioia allo svolgimento dell'attività stessa.


La stessa scuola “psico-filosofica” sostiene anche che, al contrario, ci sono casi in cui è perfino meglio “disimparare”, secondo il principio che viene definito dell'”interferenza proattiva”, cioè quel processo di “disconoscenza” che porta a scartare deliberatamente conoscenze obsolete, inutili o ridondanti. Un po' come svuotare, anziché continuare a riempire, un armadio già pieno di abiti e oggetti perlopiù inutili, con quel senso di igiene mentale e pulizia interiore che ci pervade quando abbiamo completato questa attività e riempito un sacco di cose da buttare.