Ne ha fatta di strada il fenomeno del cosiddetto morphing (la trasformazione fluida e senza soluzione di continuità di un'immagine in un'altra) da quando, un bel po' di anni fa, ha fatto la sua comparsa. All'epoca - e stiamo parlando di quando Internet era ancora agli albori - era un puro divertissement per impallinati di computer graphics che si divertivano a prendere l'immagine di un volto e vedere come essa si trasformava in un'altra. Poi è arrivata la diffusione di massa della Rete, sono arrivati gli smartphone, le fotocamere a elevata risoluzione, i selfie. E infine FaceApp, il software che permette di modificare in maniera assai realistica e nei modi più disparati un'immagine del proprio viso, e il deepfake (e Scarlett Johansson ne sa qualcosa, ahimé...), con tutte le sue relative questioni legate alla violazione della privacy.

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Adesso è il momento dell'app Zao, un nuovo sistema (disponibile per ora soltanto per iOS) proveniente dalla Cina che ha la stessa modalità di funzionamento di FaceApp, ma la svolge in maniera ancora più sofisticata. Il suo core è, infatti, la capacità di sostituire il proprio volto con quello di un attore. Ma attenzione, qui non siamo parlando di un'immagine statica, ma di video, perché Zao permette di “sostituirsi” a una celebrity mentre costei si muove e recita in video. La democratizzazione del deepfake di cui sopra, dunque, che diventa così a disposizione di tutti, con tutto quello che ne consegue. Tecnologicamente parlando, alla base di Zao c'è un mix di algoritmi che si appoggiano all'intelligenza artificiale che vengono processati mescolando tra loro gli elementi visivi e creando sul volto dell'attore una sorta di maschera con i lineamenti del viso che gli si vuole sovrapporre. Per rendere l'effetto finale quanto più possibile realistico, la piattaforma ha bisogno di avere nel proprio database quante più immagini di volti possibili, e pertanto richiede agli utenti di sottoscrivere termini di gestione dei dati personali che implicano, di fatto, la totale cessione a Zao dei loro diritti di utilizzo. Le polemiche sono state immediate, costringendo l'azienda a rispondere, rassicurando gli utenti sul fatto di voler presto modificare tale policy. Stiamo connessi. Letteralmente.