Bvlgari, Roma, l’arte. Tre protagonisti che si tengono a braccetto per restituire la bellezza più pura al mondo. In questo caso, lo splendore di 96 antiche statue facenti parte della collezione dei marmi della famiglia Torlonia, una delle più antiche e nobili della storia della Capitale, che la maison di haute joaillerie fondata proprio a Roma nel 1884 dall'argentiere Sotirio Bvlgari e oggi nel gruppo LVMH ha contribuito a restaurare. Una selezione importantissima, su un totale di 620 statue, che verrà mostrata al pubblico nella mostra The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces, prevista dal 25 marzo 2020 al 10 gennaio 2021 nella sede espositiva di Palazzo Caffarelli, anch’esso (ri)tornato al pubblico dopo un lunghissimo periodo di chiusura.

La collaborazione tra enti pubblici e privati per la realizzazione della mostra è stata costruita lentamente, nel corso degli ultimi tre anni, dando vita ad un’inedita intesa tra il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo con la Fondazione Torlonia, la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e la Soprintendenza Speciale di Roma. E Bvlgari, naturalmente, che aggiunge un nuovo meraviglioso vanto al suo giardino artistico dopo il Maxxi Bvlgari Prize in collaborazione con il Maxxi, il restauro della scalinata di Trinità dei Monti a Piazza di Spagna e l’annunciato recupero dell’Area Sacra di Largo Argentina.

La mostra dei marmi Torlonia, risalenti ad epoca greca e romana, sarà aperta al pubblico solo dal prossimo anno, ma è già in corso di installazione come ha avuto modo di verificare il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, tra i primi a partecipare al tavolo degli accordi già tre anni fa, all’epoca della precedente legislatura. L’allestimento è stato curato da David Chipperfield. “È un racconto su due piani conseguenti, qualità e storia: sono opere strepitose, la loro caratteristica principale è farle riconoscere perché sono già nella memoria collettiva con foto di 100 anni fa” ha raccontato Salvatore Settis, curatore assieme a Carlo Gasparri, nella conferenza stampa di presentazione alla Galleria Corsini a Roma. “Questa è anche la storia di una famiglia romana che nel 19esimo secolo mette insieme l’ultima collezione principesca di Roma, con tanti oggetti di diversa provenienza. È una collezione di collezioni, e questo sarà è il filo narrativo della mostra” ha concluso Settis.

La statua di divinità "Hestia Giustiniani" in marmo pario, appartenente alla collezione dei marmi Torloniapinterest
© FondazioneTorlonia - Lorenzo de Masi

Ogni opera è stata studiata scrupolosamente per offrire al pubblico la più accurata ricostruzione filologica della sua provenienza e molte delle schede già in possesso della famiglia sono state corrette grazie al lavoro attentissimo dei ricercatori, finanziato da Bvlgari, capitanati dalla restauratrice Anna Maria Carruba. I marmi dell’intera collezione Torlonia erano rimasti chiusi dagli anni 70 negli stanzoni a piano terra del palazzo di via della Lungara, un pezzo della storia di Roma, e solo 40 anni dopo il principe Alessandro Torlonia aveva iniziato a pensare di metterli in mostra. La sua scomparsa nel 2017 non ha fermato la macchina organizzativa, e ora se ne occupa il nipote Alessandro Poma Murialdo quale presidente della Fondazione di famiglia.

A questo equilibrio oggi raggiunto, Bvlgari ha partecipato con la più ingente delle sponsorizzazioni, finanziando il restauro delle statue selezionate per The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces e in seguito contribuendo al recupero delle restanti della collezione. Un lavoro in divenire, che si protrarrà negli anni, per garantire che sia di tutti l'ingente pezzo di storia artistica di Roma, ma anche e soprattutto della storia museale dell’intera Italia che passa attraverso il collezionismo ragionato e catalogato della famiglia Torlonia. “Sono un’amante dell’arte e questa collezione è la più importante mai vista” ha commentato Jean-Christophe Babin, CEO del Gruppo Bvlgari. “La vocazione di un gioielliere è tramutare i doni della natura in creazioni dalla bellezza senza tempo. Non potevamo che sostenere con entusiasmo un progetto che mira a restituire al pubblico questo patrimonio di sculture marmoree plasmate nei secoli dal geniale talento artistico greco e romano. Questo restauro rappresenta la celebrazione delle nostre radici culturali, di un senso estetico che ancora oggi ci appartiene e contraddistingue” ha concluso Babin. “La filosofia è restituire a Roma, all’Italia e e al pubblico i luoghi che ci hanno ispirato. Contribuiamo alla grandezza di questa città con una collezione straordinaria”.