Tra lavoro, passioni, cura di sé ed imprevisti oggi il tempo è diventato un vero e proprio lusso. Come fare per riprenderselo ed imparare a sfruttarlo al meglio? Scopri tutti gli articoli dedicati al tema cliccando qui.

Il multitasking seconda stagione va in scena. Atto primo. La persona davanti a te sta parlando ma ti sei ricordata di dover rispondere a un messaggio su WhatsApp e lo fai subito, mentre parla. Grazie a quei pomeriggi trascorsi a fare i compiti di scuola con la tv accesa, le tue orecchie continuano ad ascoltare, mentre una parte del tuo cervello collegata al dito formula frasi di senso compiuto come se in te ci fossero due persone diverse. In realtà, sono tre persone, perché intanto sei in palestra, sulla cyclette, e stai pedalando. Non è esattamente phubbing, anche se tra un minuto esatto, la persona che ti parla dirà irritata: “ma mi stai ascoltando?”. Non stai snobbando l’interlocutore ma te stessa.

Atto secondo. Venerdì sera, stai vedendo Propaganda Live su La7 e dallo smartphone segui i commenti su Twitter che a volte sono divertenti quanto le battute d’autore in studio. Però poi ti cade l’occhio sul commento del tizio che ti fa saltare la mosca al naso, gli rispondi con sangue al cervello e quando hai finito ti accorgi che intanto, in studio tutti ridono per una battuta che ti sei persa. Atto terzo. Stai vedendo un film sul pc. Anzi, la serie tv Netflix su Trotsky in russo con sottotitoli in italiano un po’ approssimati ma, okay, ce la metterai tutta per assimilare questa dose di cultura. Ogni volta che viene citato un evento, un personaggio, una dottrina politica di cui sai poco, invece di rimandare a dopo l'approfondimento, per paura di dimenticartene, la cerchi subito sullo smartphone (second screen experience a go-go). Siamo sicuri che tutto questo ci stai facendo bene?

Cominciamo con l’effettiva produttività. Già negli anni 80 rimase inascoltata una ricerca secondo cui un automobilista che ignora tutti i semafori rossi, per arrivare da un capo all’altro di Roma, impiega solo pochi, pochissimi minuti in meno rispetto a uno che fa lo stesso percorso senza commettere infrazioni. I trucchetti non servono, nella vita, diceva la ricerca. Allo stesso modo, in apparenza, essere multitasking (a proposito: in italiano si dice multiprocessualità) sembra un ottimo sistema per fare molte cose in una volta sola. In realtà, la ricerca ha dimostrato che i nostri cervelli, per gestire più attività in contemporanea, deve abbassare gli standard di ogni prestazione. Come se, avendo a disposizione una quota 100 di bravura, questa si distribuisca al 33% in ognuna. Il risultato è un’autocondanna alla mediocrità, perché è vero che si portano a termine molti compiti, ma nessuno eccellente. La produttività complessiva, soprattutto sul lavoro, può calare anche del 40%, se si abusa del multitasking.

Ma cosa succede nel nostro cervello, quando ricorriamo al multitasking? L’obiettivo, come detto, è quello di fare più cose contemporaneamente. Ma in realtà è solo una sensazione. Quello che stiamo davvero facendo, invece, è spostare rapidamente l’attenzione da una cosa all'altra. Un saggio americano pubblicato anche in Italia, intitolato La mente del leader, scritto da Rasmus Hougaard e Jacqueline Carter, ha ribattezzato questa azione switch-tasking. Il continuo passaggio da un'attività all'altra penalizza una funzione fondamentale che richiede qualche secondo, qualche minuto (a volte ore, per lavori intellettuali come la scrittura di un saggio, ad esempio) per essere messa a punto: l’assestamento dell’attenzione. E ogni volta che si passa ad altro, la si deve recuperare. Questi continui salti con l’asta possono anche causare blocchi mentali, e i blocchi mentali possono rallentare le azioni. Solo il 2% della popolazione mondiale riesce a mantenere alta la qualità di ciò che sta facendo in contemporanea. Ma di quel 2% non faceva parte neanche Napoleone, uno che ai domestici che lo aiutavano a vestirsi diceva: “vado piano, che ho fretta”.

Ma il multitasking non sta attentando alla nostra vita lavorativa dal punto di vista della produttività. Quante volte abbiamo pensato che, in fondo, non si lavora solo per i soldi, ma anche per fare qualcosa che ci piace, che ci fa sentire utili e appagati? La capacità multitasking, tanto richiesta nelle offerte di lavoro, vanifica tutto questo. Innanzitutto, alza la quantità di stress in ciò che facciamo. Quando stiamo scrivendo un messaggio sul telefono mentre qualcuno ci parla, non possiamo sperare che sia comprensivo. La sensazione che gli comunichiamo è che la persona all’altro capo di WhatsApp è più importante. Questo rovina inevitabilmente i rapporti personali. Ma c’è qualcun altro che possiamo offendere ancora di più, col risultato di abbassare ai livelli più infimi il nostro umore e l’autostima: noi stessi. Se abbiamo deciso di scrivere una poesia, aggiornare il nostro blog, dipingere un ritratto, compilare un modulo per iscriversi a quel corso che desideriamo fare da tanto, e poi ci interrompiamo a ogni ding del cellulare, stiamo dicendo a noi stessi “quello che ti piace fare, e quindi anche tu stessa, non valete nulla”. C’è altro da aggiungere? Solo che, come consiglia anche BuzzFeed, il multitasking va messo in soffitta e sostituito, in caso dal background tasking. È il cugino pigro del multi, quello che permette di fare più cose insieme ma che non richiedono alcuna cognizione. Cyclette, ma mentre guardi un film. Chattare, ma mentre ascolti un disco. Ascoltare l’amica che hai davanti mentre cenate insieme. Questo sì che aumenta la produttività. Il multitasking lasciamolo fare ai balsami per capelli...