Quando ha aperto i battenti, nel 2015, in molti hanno pensato si trattasse di una provocazione. Coraggiosa, goliardica, irriverente, ma destinata ad avere vita breve. Niente affatto. Il Museo della Merda di Gragnano Trebbiense, in provincia di Piacenza, in pochi anni è diventato una piccola istituzione serissima, l'esempio concreto di come con il riciclo si possa fare tutto. Un simbolo dell'ecologia e del rispetto per il pianeta. In molti non ne hanno mai sentito parlare, ma la sua fama si sta diffondendo sempre di più, per cui – e non solo per questo – merita maggiore attenzione.

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Museo della Merda: storia. Nell’azienda agricola di Castelbosco, nel Piacentino, ogni giorno circa 3500 mucche producevano (e continuano a produrre) 500 quintali di latte da cui si ricava il Grana Padano. Tutto questo ruminare bovino ha un altro ritorno: sono i 1500 quintali di letame di cui, in epoche meno fantasiose, si sarebbe fatto solo concime. Gianantonio Locatelli, produttore illuminato, ha invece pensato bene di convertire tutto questo sterco in energia da reinvestire. Come? Attraverso speciali digestori, delle grandi cupole decorate dal maestro inglese David Tremlett, sotto le quali si lavorano insieme sterco e paglia per ricavarne energia. Quella ricavata dal letame delle sue mucche viene convertita in biometano che serve ad alimentare un paese di tremila abitanti e produce energia elettrica utile a far funzionare le sette unità dell'azienda e lo stesso impianto di riscaldamento del museo. Proprio la capacità, che sta diventando sempre più una stringente necessità, di lavorare e sfruttare le feci, ha ispirato la nascita del Museo della Merda, The Shit Museum per usare il suo nome inglese. Con gli escrementi, del resto, l'uomo ha spesso avuto a che fare, come gli ospiti del museo avranno modo di scoprire nel loro percorso.

Museo della Merda: arte. Allestito nelle sale di un castello duecentesco con la collaborazione del collezionista Massimo Valsecchi, di Gaspare Luigi Marcone e secondo lo schema predisposto dall'architetto Luca Cipelletti, il museo illustra ai visitatori il legame indissolubile che lega l'uomo agli escrementi. Lo scarabeo stercorario è l’animale totem della struttura e nelle sale del museo si possono ammirare numerose varietà di questo animale, per i quali gli antichi Egizi nutrivano un'autentica venerazione. Installazioni audio e video fanno da supporto alla visita, che si snoda vivace tra esemplari in mostra, filmati e racconti che svelano le differenze tra scarabei stazionatori, scavatori e trasportatori di palline... di cacca. Molto interessante è anche l'illustrazione di passi della Naturalis Historia di Plinio Vecchio, che spiega come dallo sterco si ricavassero farmaci, e di altri testi antichi che raccontano le capacità di utilizzo del letame nell'architettura di numerose civiltà mediterranee. Da non perdere, poi, le opere di Anne e Patrick Poirier, poliedrici artisti capaci di incrociare in modo mirabile botanica e allegoria in dei piccoli capolavori di land art evolutiva.


Museo della Merda: lo Shit Shop. Dal letame si possono ricavare anche oggetti di uso quotidiano. Si tratta di oggetti raffinati ed esclusivi (che credevate?). Nel 2016 il primo premio del Milano Design Award è andato al Museo della Merda per il progetto Merdacotta, una speciale linea di mattonelle, vasi e stoviglie simili alla terracotta ma fatti invece di materiale organico, lo stesso sterco delle mucche utilizzato per produrre biogas mischiato ad argilla e cotto alla temperatura di mille gradi. I prodotti a marchio Merdacotta, oltre che acquistabili in loco e presso numerosi rivenditori del nord Italia, sono finiti addirittura al Victoria & Albert Museum di Londra, protagonisti di una mostra sul food design.

Museo della Merda: prenotazioni. Al Museo della Merda le visite si effettuano solo nei weekend e solo su prenotazione, secondo un calendario consultabile direttamente sul sito internet della struttura: museodellamerda.org. Dopo aver prenotato, bisogna dare conferma della visita via mail il venerdì precedente. Gli orari di ingresso sono le 11, le 13, le 15 e le 17 e la durata di una visita è di circa un'ora, un'ora e un quarto. Il biglietto d'ingresso costa 5 euro (si paga sul posto), i minori di 18 anni entrano gratis. Alla frazione di Campremoldo Sopra, dove sorge il museo, si arriva uscendo allo svincolo autostradale di Piacenza Ovest e imboccando la Sp11. Dopo, dire "che giornata di m... !" non avrà più lo stesso significato.