Ok, forse per quest'anno non brinderemo con questi calici, che richiedono tempistiche di preparazione lunghissime, saranno disponibili su ordinazione e sono stati presentati all'ultima Art Basel di Miami 2019. Però il romanticismo dal quale si originano, arriva da delle bollicine che invece, sono sul mercato da un paio di secoli (esattamente dal 1811). Perché andando a scavare nella storia della maison Perrier-Jouët, l'origine negli anni della Belle Époque vede fiorire, oltre all'Art déco, anche l'amore tra Pierre Nicolas Perrier e Rose Adélaide Jouët. Erede di una famiglia che produceva tappi in sughero lui – e disponeva di diversi ettari coltivati a vite a Dizy – figlia di produttori di calvados lei, tanto sarebbe bastato a rendere quest'unione predestinata. In realtà i due sono giovani, innamorati, e amanti dell'arte. Fondano, unendo le forze, la maison di champagne che oggi è tra le più blasonate, mettendo insieme i loro cognomi – cosa assai rivoluzionaria per l'epoca, dove ci si aspettava che la donna scomparisse nell'ombra di suo marito – e, in quell'etichetta, fanno fiorire i motivi dell'Art déco, dedicando la loro vita al vino, e all'arte, di cui diventeranno mecenati, con una collezione privata dal valore incalcolabile. Proprio in ragione di questa tradizione non solo alcolica, ma anche estetica, la maison ha chiesto ad Andrea Mancuso, artista e co-founder di Analogia Project, di realizzare dei bicchieri, e un'installazione –la Metamorphosis, svelata all'Art Basel di Miami e composta da 11 mila ceramiche in 15 colori diversi– che ne celebrasse la storia.

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Andrea Mancuso, co-founder di Analogia Project

"Sono stato contattato dalla maison perché avevano visto alcuni bicchieri da me realizzati per un altro progetto, erano dei calici da libagione con delle sembianze zoomorfe, pensati per Salviati e la mostra collettiva Surreal Table, e mi hanno chiesto di prendere parte a quest'avventura, che poi si chiama Metamorphosis." E in effetti ai sei calici della collezione, metamorfici, sono abbinate altrettante etichette della casa produttrice, dal Blanc de Blancs al Brut passando per il Blason Rosé. Fusione di artigianalità assoluta e fascino misterioso che racconta una storia senza servirsi delle parole, la trasformazione degli oggetti del quotidiano in pezzi d'arte è cifra specifica sia di Mancuso che della casa di champagne. Così quegli steli colorati, realizzati con un procedimento elaborato che richiede fusioni e stampanti 3d, rappresenta alla perfezione l'Art of the Wild di Perrier-Jouët. Studi a Roma, esperienze a Londra, dove ha lavorato con Nigel Coates, all'epoca direttore del Dipartimento di Architettura del Royal College of Arts, e poi trasferitosi in uno studio dal sapore bohémien accanto al Naviglio, Mancuso ha lavorato insieme a Hervé Deschamps, cellar master di Perrier, che gli ha raccontato storia e segreti delle sei bottiglie, al fine di coglierne differenze e personalità. "Il plus è stata la possibilità di collaborare con la Fondazione Berengo di Murano, che mi ha permesso attraverso la loro sapienza artigianale di dare una forma ad un sapore, e a un sentimento". Un'operazione alla quale è difficile, in effetti, dare un prezzo.