La foto del suo futuro gli era apparsa dalla confusione di un cassetto pieno. Che cosa stava cercando? Forse un’agenda, un vecchio biglietto da visita, o piuttosto una password appuntata su un foglio, e dimenticata tra le tante, nonostante si giurasse ogni volta che no, questa l’avrebbe di certo ricordata. Oppure, chissà, forse Gianfranco stava rovistando, senza saperlo, proprio in cerca di quello: di un ricordo dal futuro.

Era una foto di lui bambino, anche se adesso bambino non era più. Ma allora che cosa c’entrava col futuro quell’immagine passata? Un brivido lo aveva attraversato e lasciato per un istante senza luce. Chiuse gli occhi, li riaprì, li richiuse. Li riaprì. Intorno aveva sua madre, suo padre, e un fratello così simile da sembrargli gemello: una squadra felice e in posa regale. Come quei ritratti tutti composti e patinati dei principini di Windsor. Anche se lui, all’età di quella foto, non si sarebbe mai scambiato con i reali d’Inghilterra. Lui viveva la sua vita e gli pareva piena e perfetta.

Quella sera, Gianfranco aspettava di uscire come da piccoli si aspettano il Natale, il gelato, quel regalo lì. La notte: che cosa da grandi, che mistero infinito. E lui che era grande da poco, e non era più il bambino della foto, voleva assaggiarlo tutto. Quella sera, anche quella, come tutte, avrebbe passato il tempo fra nuove risate e vecchi amici. Avrebbe abbracciato l’allegria di quando ti pare che domani sia Domani, un continente inesplorato che aspetta solo che tu, proprio tu, lo vada a conquistare. E chissà che cosa gli avrebbe riservato, il Domani. Che cosa stava cercando quel pomeriggio, nella confusione di quel cassetto pieno? Forse un amuleto, una bussola magica per orientarsi, nel Domani? E allora chissà perché, invece dell’agenda, di un vecchio biglietto da visita o di quella password appuntata da qualche parte, gli era apparsa la foto di lui bambino. Con la sua famiglia intorno. Al sicuro, in un posto che era lontanissimo dal Domani, ma dove tutto sarebbe stato facile e felice per sempre.

Tutto.
Facile e felice. Per sempre.
Resta a casa stasera, Gianfranco, dai.
Stanotte lasciala stare la notte.
Resta sul divano, fra tua madre e tuo padre.
Guarda con loro un vecchio film, gioca a scopone scientifico, non fare niente, annoiati.
E poi vattene a dormire, sogna quella ragazza che piace a tutti ma a ricreazione si ferma a parlare solo con te.

Che cosa hanno in comune Ieri e Domani? Che possono incontrarsi in una foto, e restare per sempre Oggi.

Perché i genitori fanno questo, cuciono insieme, per i loro figli, il tempo già andato e quello che verrà. Ne fanno una trama robusta, da potere guardare fieri o commossi o vagamente colpevoli o sia fieri che commossi che vagamente colpevoli allo stesso tempo, un giorno.

I genitori di Gianfranco hanno perso il filo, però, una notte del 2008. Era l’8 di agosto, quando Gianfranco ha avuto un incidente stradale. È morto dopo cinquanta giorni di speranza. O forse no, forse non è morto mai. Perché c’è ancora quella foto, nella confusione di un cassetto pieno. Lì Gianfranco sorride e guarda dritto in camera, direzione Domani. Invece gli occhi dei suoi genitori sembrano diversi, a guardarli adesso. Trafitti da qualcosa che deve ancora arrivare. E mai se ne andrà.

La vostra vita diventa un racconto. Scritto da Chiara Gamberale, mandate le vostre storie a: mcsentimentalisti@hearst.it