Il secondo appuntamento di #MCTalk della decima casaMC in collaborazione con Airbnb Italia si cimenta (e divaga) sul topic a metà fra realtà e metafora, fra it bag e Wall Street: Rivoluzione in borsa, dall’oggetto del desiderio alla finanza femminile. Ne hanno parlato (in diretta Instagram) la filantropa Tiziana Bernardi, fondatrice della onlus Golfini Rossi, Domenico Romano, Head of Marketing AW Lab e Here, la stilista Francesca Liberatore, e il caporedattore di Marie Claire Antonio Mancinelli. “La borsa? Un oggetto che ha subito una grande evoluzione”, spiega subito Mancinelli, “basti pensare che se con le scarpe le donne vogliono mandare messaggi agli uomini, con la borsa li mandano ad altre donne. Diciamocelo: agli uomini importa poco che borsa usi una donna, e una signora mostra più volentieri a un uomo la sua biancheria intima che il contenuto di una borsa. Che tra l’altro, vive di ruoli completamente diversi, perché può essere minuscola e preziosa, e fare la parte del gioiello, e il giorno dopo può essere grande come una sporta, perché ci si vorrebbe portare dietro tutta la casa”. Domenico Romano dedica all’indagine di questo mistero molto tempo, ed è un uomo che crea per donne, nel suo caso nella riprogrammazione dell’idea di streetwear femminile creando HERE uno store dedicato all'esperienza di shopping femminile: “Guardandole da fuori, le cose appaiono più chiare che da dentro”, spiega. “Dall’interno è difficile vedere bene cosa si muove. Per questo un creativo può progettare bene per le donne. Che poi, questa è una generazione fantastica, che tutti credono sia nascosta dietro un cellulare, ma come abbiamo visto, all’occorrenza scende in piazza”.

Poi c’è chi in borsa ci ha vissuto davvero. Tiziana Bernardi arriva da un mondo maschile, quello della finanza. Amministratrice delegata di una banca importante, vive un fatto traumatico: la diagnosi di poco tempo rimasto a suo marito. Questo costringe la famiglia a riflettere sul senso della vita. “Nell’agosto 2014 vado in Africa e trovo un monastero benedettino con monaci africani. A ottobre do le dimissioni e da quel momento mi dedico agli altri”. Fonda Golfini Rossi “nome scelto perché in Africa è la divisa delle scuole negli ex paesi coloniali. Ci diamo delle limitazioni mostruose, e da allora, ogni giorno, mi stupisco della grandezza di quello che può fare ognuno di noi”. La sua rete di solidarietà passa anche per le imprese e le università italiane: “quanto fatico per motivare le persone. Di giovani ne porto molti in Africa. Per un medico, ad esempio, è un’esperienza che permette di toccare i propri limiti, la propria impotenza quando non ci sono i mezzi e le strutture. Molti giovani tornano con l’idea di fare impresa in Africa, lì ci sono immense opportunità”.

Ma bisogna anche restituire all’Africa ciò che ci dà: “a marzo torno in Tanzania lì per selezionare giovani donne da formare", conclude Tiziana Bernardi. "Diamo un rimborso alle famiglie perché le figlie che studiano non lavorano nei campi. Alla fine della formazione hanno tutte la loro macchina da cucire e sanno usarla. E hanno il nido sul posto di lavoro, perché sono quasi tutte ragazze madri”. L’importanza della restituzione evitando l’appropriazione culturale è fondamentale, infine, anche per Francesca Liberatore: “Per la mia prima fashion week sono stata in Pakistan, lì a ricamare sono gli uomini, mentre spesso le sartorie sono di proprietà delle donne. Ho fatto ricamare in questi laboratori capi costosissimi ma che rappresentassero anche la loro cultura. Sono cose che noi, qui, non possiamo creare”.

Si ringraziano per il supporto a #casaMC, i momenti food & bevarage e lifestyle: Airbnb Italia, Banco BPM, Bevande Futuriste, Millefiori Milano, Venchi e Zushi.