L’ultimo a cascarci è stato Beppe Severgnini che, recentemente, durante un programma, ha cercato di risollevare gli animi ricordando che, con il 21 marzo, avrebbe avuto inizio la primavera. Ma non è l’unica vittima illustre: secondo il calendario ufficiale della Chiesa, per esempio, si considera l’inizio della nuova stagione ancora il 21 marzo, così che spesso (come nel 2019) il calcolo della Pasqua – prima domenica successiva alla prima Luna Piena di primavera – sia astronomicamente sbagliato.

Pazienza, direte voi, vero, ma è interessante sapere perché le stagioni non iniziano più il 21 come accadeva fino a anni fa. E perché dal 2044, più o meno, il tutto sarà anticipato al 19.

L’equinozio di primavera (quella astronomica) sta slittando all’indietro a causa di un fenomeno chiamato precessione degli equinozi; questo succede perché la Terra non ruota perfettamente intorno a una retta ma bascula, così da fare retrocedere i punti fissi dello spazio di un grado ogni 72 anni.

Gli uomini hanno cercato di misurare il tempo, ma lo hanno fatto basandosi sulla situazione del momento. Con il calendario Giuliano (quello promulgato da Giulio Cesare nel 46aC) la stagione iniziava il 25 marzo, mente con il calendario gregoriano (quello degli anni bisestili) si stabilì che la primavera iniziasse esattamente il 21 marzo, perché in quel momento succedeva così. Ma, dal 1582 (anno di introduzione del calendario Gregoriano) in poi le cose sono cambiate.

Pochi però ci spiegano che cosa determina esattamente l’ingresso ufficiale nella primavera, pronti per scoprirlo? Ce lo dice l’astrologia tropicale, secondo la quale l’equinozio si forma nel momento in cui il Sole, percorrendo la sua orbita apparente, supera l’equatore celeste, ovvero quella linea immaginaria, proiettata nello spazio, che espande il nostro equatore.

Dall’inizio del nuovo millennio l’equinozio di primavera è avvenuto il 21 marzo in tre sole occasioni: nel 2003 e nel 2007 e nel 2102. Nel 2044 e nel 2496, cadrà invece il 19 marzo.