Come ormai sapete, in questa rubrica ogni mese trasformo in un racconto le storie che voi siete così coraggiosi e incoscienti da scrivermi. Ho una cartella che le conserva tutte, man mano che arrivano, sono moltissime, e colgo l’occasione per ringraziarvi e promettervi che prima o poi a ognuna di loro proverò a dare voce.

Ma veniamo da queste settimane terribili e allora, stavolta, vorrei condividere con voi quello che a me ogni mattina ha permesso di trovare il coraggio e la fantasia sufficienti per ritagliare vita ai bordi del panico. E sono state comunque loro, sempre loro: delle storie.

Quella di come si sono conosciuti Elena e Marco, per esempio. Andiamo ogni giorno a prendere i nostri figli allo stesso nido, Elena e io, fra le mamme è da subito stata la mia preferita, quella che avrei scelto come amica anche se ci fossimo incontrate nell’altra vita, quella senza figli. E anche Marco mi è stato simpatico dal primo momento. Eppure non glielo avevo mai chiesto: come vi siete conosciuti? A distanza di un metro, mentre i bambini qualche giorno fa giocavano al parco, perché abbiamo deciso di considerare una sola famiglia le nostre due messe insieme, finalmente l’ho fatto. Ho avuto il tempo di pensarci e di chiederglielo. E ho scoperto che Elena correva sempre e da nessuna parte, prima di conoscere Marco, mentre Marco al gioco dell’amore aveva deciso di non partecipare più, si era fatto troppo male, e poi c’era Samuele a cui pensare - come avrebbe fatto con Samuele, se avesse avuto un’altra relazione? Ma poi si sono incontrati a una festa di Carnevale, il tema era Sottosopra, ognuno doveva mascherarsi da quello che di più lontano da lui esistesse ed Elena si era mascherata da suora, Marco da sadico, con una tutina di pelle e il frustino. Va da sé che si erano baciati quella sera stessa. E Marco (ancora non si spiega il perché), nonostante Elena fosse tutto il contrario di una suora, si era confessato: «Ho un figlio di sei anni che è sordo a un orecchio e mezzo e che cresco da solo, perché la mia ex quando lui aveva tre mesi ha capito che fare la madre non le somigliava ed è tornata in Canada, da dove veniva». A Elena lì per lì è venuta solo voglia di scappare. Ma poi ha sentito il bisogno di restare. «O forse ho sentito il bisogno di scappare e la voglia di restare. Chi lo sa». Comunque è rimasta.
E poi è arrivata anche Adele che sbaglia sempre orecchio quando deve urlare a Samuele, in quello mezzo sano: tu sei il mio ello ello. Che vorrebbe dire sei il mio fratello bello.

C’è poi la storia di Enzo che su Facebook ogni giorno dal sette marzo posta una canzone d’amore per Nina, perché dopo otto anni ce l’aveva fatta, aveva smesso di ingannare la moglie e se stesso, ma una volta uscito di casa aveva chiesto a Nina di aspettare altri sei mesi, per elaborare da solo il suo distacco ed essere pronto a dedicarsi tutto a lei e trasferirsi a Milano. Ma quand’è stato pronto, Milano è stata chiusa.

C’è la storia della ex moglie di Enzo che finalmente ha scoperto che quello che da otto anni andava a lezione di tango con lei e al cinema e allo stadio non era il suo migliore amico: o meglio, certo. Era il suo migliore amico. Ma era anche pazzo di lei e stava solo aspettando che anche lei capisse di essere pazza di lui.

Tutte storie vere, anche se sembrano inventate, proprio perché sembrano inventate. Come sono le nostre. Non smettete mai di raccontarmele, non smettiamo mai di raccontarcele.

La vostra vita diventa un racconto scritto da Chiara Gamberale. Mandate le vostre storie a Chiara: mcsentimentalisti@hearst.it