Vibrano come onde radio provenienti da un tempo remotissimo e che arrivano all’improvviso durante la quarantena sotto forma di messaggi sonori, una manciata di parole, o anche un inedito colpo di scena dentro un dialogo che non si è mai interrotto grazie a un figlio in comune.

Daniela mi racconta che non ha nemmeno compreso all’inizio chi fosse l’uomo che da giorni le scriveva monosillabi in una lingua mai udita. “Marcel?”. Finché non ha rivisto mentalmente quella spiaggia di Jesolo che frequentava quasi trent’anni fa e quella precisa estate dei suoi quindici anni quando, nell’appartamento accanto, era venuto in vacanza con la famiglia un ragazzo parigino che la seguiva sempre e con il quale non era accaduto niente di romantico. “Nemmeno un bacio. Ricordo che passavamo i pomeriggi a comunicare usando il mio francese scarso imparato alle medie, poi lui è partito e l’ho dimenticato”. Per Marcel è andata diversamente: “Quando ho passato il confine in macchina tornando in Francia sono scoppiato a piangere e allora ho capito che senza saperlo mi ero innamorato di te”, le ha scritto l’altro giorno sfiorando il tempo delle mele. Decenni dopo è scoppiata la pandemia e dall’isolamento in una villa nel sud della Francia ha preso in mano il telefono e l’ha cercata su Facebook. Non è stato facile, visto che ricordava a malapena il cognome di Daniela:

“Ma i tuoi occhi sono sempre gli stessi, dio mio”.

Gli ex stanno tornando. A seconda della propria educazione sentimentale il coronavirus è l’alibi dei narcisi o l’ultima frase prima dell’apocalisse; o anche quel coraggio che soltanto le situazioni estreme sanno dare. È quella inedita proposta d’amore che Aldo, quarantenne bolognese, ha ricevuto durante l’isolamento da un’amica che non sentiva dagli anni dell’università e che ora vorrebbe diventare la sua nuova fidanzata. Siccome l’incontro è sospeso, per il momento chiacchierano al telefono dai domiciliari.

Per tornare gli ex fanno fatica, scavano tra i contatti dei social, riaprono vecchissime agende. Nonostante i contatti moderni siano facilitati a volte è come se fossero dei Romeo esiliati nella Mantova chiusa per la peste e nella quale le missive portavano cattivissime notizie come la morte di Giulietta. È questa la loro preoccupazione? Che stiamo malissimo? Sarebbe un magnifico riflesso condizionato letterario. Il mio vecchio fidanzato irlandese dice di avermi ricontattata dopo aver visto “horrible news on tv”; ha voluto aggiungere che gli è appena nata una figlia.

“Scartabellando nel web ha scoperto le mie opere online e siccome ho un cognome particolare ha capito che potevo essere soltanto io”, mi racconta un'artista di Padova ricostruendo un amore risalente all’inizio degli anni ’80: “Studiavamo in una città diversa, avevamo vent’anni e quando camminavamo in centro molti si giravano: eravamo belli, oppure così innamorati da spandere una luce particolare”. Non è la prima volta che l’ex riappare: dopo la rottura lei era tornata in Veneto per iscriversi a una nuova facoltà, lui dopo molto tempo l’aveva cercata palmo a palmo, mica esisteva internet, aveva camminato lungo le strade del Portello dove dormono gli studenti finché non aveva trovato una porta con un campanello che porta un doppio cognome: il suo e quello di un uomo. “Era il proprietario che per comodità aveva lasciato la residenza nel mio appartamento. Il mio ex ragazzo invece capì che convivevo con un altro. Mi lasciò una nota nella posta: se mi iscrivo a Padova torniamo insieme?”. Poi è sparito. Per tornare ora con la pandemia, al telefono, sfrontato:

“Mi dice che vuole vedermi. Abbiamo sessant’anni e ancora ci rincorriamo come il gatto e il topo”.

I messaggi di questi amori riscaldati sono spesso ambigui.“Ci siamo lasciati dieci anni fa. Quando siamo andati in isolamento nazionale ha ripreso a messaggiare dicendo che sarò sua per sempre”, è l’esperienza di Natascia, autrice televisiva. “Lui però nel frattempo ha sposato la sua compagna e ha figli. Amorevolmente voleva sapere dove stessi passando la quarantena. Non mi faccio illusioni: il nostro amore è una nostalgia”. Daniela nutre la stessa consapevolezza: questo risveglio non avrà seguito nonostante Marcel le prometta che alla fine della quarantena prenderà la macchina e la raggiungerà a Venezia. Intanto le spedisce foto in barca a vela oppure mentre passeggia sulla sabbia con i suoi figli bellissimi: “Ha una compagna: perché dovrei accettare il suo invito?”.

Rebecca è presa dallo stesso stupore, provocato da un amante sparito nel nulla proprio quando lei aveva bisogno del suo aiuto e ora riapparso con un messaggio vocale. “Mi ero appena trasferita a Milano, la sua città. Sapevo bene che aveva una fidanzata eppure mi aspettavo che mi desse una mano a cercare casa. E invece in maniera arrogante mi aveva scaricata scrivendomi: non cercarmi più. Ora invece si fa vivo per sapere come sto? Non ho nemmeno risposto”.

Poi mi ha scritto Alice su Messenger e ho avuto un'illuminazione: non è la pandemia con il suo senso di fine del mondo, è proprio la quarantena stretti in casa con qualcuno che improvvisamente vorremmo lasciare ma non possiamo. Sta succedendo all’ex marito di Alice che ha cominciato a inviarle messaggi struggenti di amore mai sopito: “Sento che la nostra bellezza è adesso”. Lei non riesce a trovare le parole: “Ci siamo sempre frequentati perché abbiamo un figlio adolescente, vive con una donna bellissima della quale pensavo fosse innamorato, ora è chiaro che basterebbe un mio gesto per interrompere l’isolamento e venire da me”.

Felice del nuovo corteggiamento del marito dal quale si era separata è Fiorella che all’associazione Riviera Donna si è rivolta per raccontare alla linea telefonica dedicata che passa tutte le sere instupidita a parlare in videochat con l’uomo dal quale si era separata. Storie in sospeso: nessuno è in grado di prevedere cosa accadrà non appena ci sarà data la libertà di movimento.

Sandro non ha cercato nessuna donna eppure involontariamente al telefono l’altro giorno mi ha fornito una spiegazione poetica di questi viaggi nel tempo. Stavamo parlando di musica e di quella canzone che aveva postato su Facebook, la spiraleggiante Some girls are bigger than others degli Smiths: “Mentre la riascoltavo in cuffia mi sono ritrovato a pensare alle ragazze che frequentavano il mio liceo. Non le mie amiche, intendo quelle tipe che attirano la tua attenzione ma che per qualche ragione non arrivi a conoscere. Mi sono chiesto che fine avessero fatto e dove stessero passando la quarantena: e loro stanno pensando a me? Sto parlando di persone che ho incrociato quasi quarant’anni fa, per la prima volta mi sono tornate in mente e davvero non saprei il motivo. Forse perché oggi ho la certezza che quell’atmosfera, quella scuola e quella sensazione di futuro non torneranno più”.