Toxic Twitter: il titolo è anglosassone, corto e incisivo. Pubblicato a fine settembre, il più recente report di Amnesty International enumera i (pochi) passi avanti compiuti da Twitter per correggere i comportamenti tossici di alcuni utenti (e molti troll) del social nei riguardi degli account femminili. Lo studio, portato avanti dal 2018, denuncia una realtà poco positiva, quello del bullismo sessista e particolarmente aggressivo: nel 2018 analizzava i comportamenti abusivi nello UK e negli USA, nel 2019 li notava in Argentina nelle minacce rivolte a giornaliste, blogger, e militanti durante il dibattito sull’aborto, inizio 2020 si spostava in India per evidenziare le stesse modalità verso le donne candidate alle elezioni del paese. Per Amnesty “la violenza e gli abusi che molte donne subiscono sul social le portano a censurare quello che pubblicano, limitare le loro interazioni o anche abbandonare completamente Twitter.” Non proprio il massimo - tra l’altro - quando la maggior parte delle utenti interrogate sottolinea come “la piattaforma sia indispensabile al loro lavoro”. In conclusione, secondo la ONG, anche se gli utenti di entrambi i sessi possono ovviamente subire violenze e abusi on-line, quelli rivolti alle donne si definiscono spesso per la loro essenza “sessista e misogina”, le minacce sono spesso “di natura sessuale” e gli insulti si riferiscono a “specifiche parti del corpo femminile”. E ci sono anche dei topics che pare agiscano come un “fischio per i cani” racconta nel report la scrittrice e produttrice inglese Danielle Dash, almeno nel suo caso: “se parli dell'UE, se parli di razza, se parli di razza e politica, se parli di razza, politica e gender, se parli di stupro, questi sono alcuni degli argomenti scatenanti che attireranno l'attenzione.”

Secondo l’ultima Twitterscore Card di Amnesty, quindi, il social network non interviene, almeno non abbastanza, nel processo di moderazione per limitarne l’utilizzo “tossico” a mano di alcuni dei suoi utenti. E anche se la piattaforma ha fatto dei “graditi progressi” negli ultimi due anni, “ancora molto” rimane da concretizzare. Una delle principali richieste è quella di più trasparenza sui suoi dati, e la pubblicazione di statistiche precise sui tipi di violenze subite dalle donne, secondo le regioni del Mondo e degli anni. Per permettere di disporre di un preciso quadro generale del fenomeno.

La situazione non è estranea ad Alexandria Ocasio-Cortez: il membro del Congresso americano si è più volte espressa contro la tossicità dei messaggi che riceve sul social. Ricordando che spesso i primi tweet che legge la mattina sono delle minacce di morte. E più recentemente è l’intero “Squad”, com’è conosciuto il gruppo delle 4 membri del Congresso di cui AOC e Ilhan Omar fanno parte, ad avere denunciato un comportamento da due pesi e due misure. Quando, a ottobre, il Presidente uscente Donald Trump riceve dei messaggi con augurio di morte a seguito della sua positività al COVID-19, la risposta di Twitter è quasi immediata. @TwitterComms, il conto ufficiale del team di Comunicazione, reagisce e dice “tweet che augurano o sperano la morte, e di ferire parti del corpo e malattie letali contro *chiunque* non sono consentiti e saranno rimossi“. Ma allora, s’interrogava AOC, “volete dirci che avreste potuto farlo tutto questo tempo?”. Facendo eco alle voci di molte donne che ad Amnesty dichiaravano che “il segnalare l’abuso su Twitter” – tramite gli strumenti on-line che sono messi a disposizione - “si scontra spesso alla non-azione e silenzio da parte della piattaforma”.