C’è un solo uomo nel mondo e il suo nome è Tutti gli Uomini. C’è una sola donna nel mondo e il suo nome è Tutte le Donne. C’è un solo bambino nel mondo e il nome del bambino è Tutti i Bambini. Si apre così il prologo di Carl Sandburg, poeta e scrittore statunitense chiamato a descrivere a parole quello che già basta(va) allo sguardo. Compito difficilissimo, a tratti impossibile, ma che il due Premi Pulitzer riuscì a portare a termine con la delicatezza di una piuma (colma d’inchiostro). Quella premessa sarà l’introduzione alla mostra The Family of Man, curata dal fotografo Edward Steichen, esposta per la prima volta al MoMA di New York nel 1955, e Patrimonio dell’UNESCO dal 2003. Precisazione: unica mostra patrimonio UNESCO, inserita nell’elenco del programma Memory of The World.
503 fotografie selezionate tra 2 milioni di scatti, 68 paesi coinvolti, 273 fotografi tra cui Dorothea Lange, Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, August Sander, Ansel Adams… La mostra The Family of Man è un album di famiglia universale, è una dichiarazione di solidarietà, è una retrospettiva sugli aspetti universali dell’esperienza umana, è una celebrazione della gamma della vita, dalla nascita alla morte. Il taglio fortemente antropologico voluto da Edward Steichen, fotografo di guerra e di moda, grande sperimentatore del pittorialismo della Straight photography, si condensa in un progetto visivo, immersivo, empatico, evocativo, nato 10 anni di distanza dalla fine della Seconda Guerra Mondiale per documentare, analizzare, rendere eterna la nuova umanità.
Diventato direttore del MoMa nel 1955, Steichen concepì l’idea di una grande mostra collettiva che avesse come tema l’uomo e la sua grande famiglia mondiale, e non poteva che farlo attraverso la fotografia. Usata come mezzo, tramite, orpello per raccontare. Camminando per le sale dell’esposizione, il visitatore ormai calato completamente in quel mondo sospeso, aveva l’idea di camminare fra le stanze della redazione di un quotidiano, pagine e pagine in bianco e nero, ad altezza uomo, fissate ai muri, quasi come fossero ancora in allestimento. Uno stile moderno e modernista, senza dubbi innovativo di concepire una mostra, che varrà a Steichen riconoscimenti a vita (e oltre).
Dopo la lunga parentesi americana, The Family of Man divenne una mostra itinerante. Per circa otto anni fu allestita in diverse nazioni e fu visitata da più di nove milioni di persone. Nel 1959, passò anche in Italia, a Torino. Nel 1994, affonda le radici nelle sale del castello di Clervaux, in Lussemburgo, dove è conservata tuttora. Oggi fa parte delle mostre permanenti della fortezza medioevale, è interamente visitabile (pandemia permettendo) seguendo l’allestimento originale, come originali sono le stampe fotografiche. Per chi volesse, intanto, viaggiare con gli occhi è possibile acquistare il libro della mostra The Family of Man, pubblicato la prima volta nel 1955 e ripubblicato nel 2015 dal MoMA per il suo 60esimo anniversario.