C’è anche un filo rosso virtuoso che, in questo momento, ci lega al resto dell’Europa, e si chiama Giusto Mezzo, “costola” italiana della campagna #Halfofit, lanciata dall’europarlamentare verde tedesca Alexandra Geese.

Due nomi diversi, un solo obiettivo: battersi perché i fondi straordinari previsti dalla Commissione europea per contrastare gli effetti negativi della pandemia (il cosiddetto Recovery Fund) vengano al 50% destinati a progetti a sostegno delle donne. Per promuoverne il lavoro, visto che nel nostro Paese l’occupazione femminile è del 52,5% contro il 71,7% di quella maschile. Per rilanciare le imprese in nome della parità
di genere. Per ottenere la trasparenza retributiva in tutti i settori. Per allargare e migliorare i servizi sulla cura della prima infanzia, visto che oggi, a farsi carico dell’accudimento di anziani e figli, il 70% è donna (in un Paese in cui 75 bambini su 100, secondo gli ultimi dati Istat 2018, non hanno un posto al nido).

Tutti progetti che non dovrebbero rivelarsi un’utopia bensì essere l’ordine del giorno di un governo che lavora per risollevare il Paese dalla pesante recessione in cui si è venuto a trovare, creando e valorizzando “fonti” di ricchezza. E se non le donne, chi?

Ecco nel dettagli le richieste del #Giusto mezzo
1. Sostegno alle attività di cura attraverso il supporto all’infanzia (nidi e tempo pieno in tutto il territorio nazionale non con bonus ma con offerta diffusa) e assistenza ai disabili e alla terza età

Su 1.8 Milioni, 75 bambini su 100 in Italia non hanno posto al nido (copertura 24,7 %, dato Istat 2018). I figli sono un bene comune e devono essere oggetto di cura del Paese. 
Nido per tutti significa tempo per lavorare. Una persona in più che lavora = PIL che cresce. Non solo, oltre il 70% del lavoro di cura in Italia ricade sulle donne. Non solo quando si parla di figli, ma anche di familiari anziani o disabili.
Per questo servono servizi territoriali diffusi, adeguati ed efficienti che non siano carico economico delle donne e delle famiglie ma che siano a carico dello Stato.


2. Parità sul lavoro

In Italia le donne possono guadagnare in meno fino al 40% in meno dei colleghi uomini con le stesse mansioni e lo stesso titolo di studio. Questo dato è dovuto a una combinazione di fattori: il costo-opportunità di un'azienda che assume una donna in età fertile è sempre più alto rispetto all’assunzione di un uomo, perché l’uomo non ha 5 mesi di maternità obbligatoria, ma solo 7 giorni; le donne sono pagate meno in quanto vittime di discriminazione. Per abbattere questa disparità servono due interventi: legge sulla parità salariale; congedo di paternità obbligatorio a tre mesi (e non 7 giorni); rimborso dei costi che pagano le imprese per la maternità e la paternità dei e delle dipendenti, e anche per le partite Iva: tutte le mamme e i papà sono uguali, dipendenti, autonomi e autonome.

3. Sostegno all’occupazione delle donne

Prima della crisi economica per il Covid 19, in Italia lavoravano il 52,5% delle donne, e il 71,7% degli uomini. Oggi l’occupazione femminile è scesa al 48%. Sono ancora troppe poche le donne che lavorano, soprattutto al Sud, con conseguenze negative sulla loro indipendenza economica, sul loro livello di povertà, sulle loro pensioni e sulla produttività tutta del sistema economico. Servono incentivi per chi assume le donne e sostegno all’imprenditoria femminile.

Attualmente hanno firmato l'appello oltre 40 mila persone. Promotrici de Il Giusto Mezzo sono Alessia Centioni, Alexandra Geese, Chiara Gribaudo, Francesca Fiore, Costanza Hermanin, Sarah Malnerich, Valentina Parenti, Pina Picerno, Daniela Poggio, Lia Quartapelle, Azzurra Rinaldi, Mila Spicola, Cristina Tagliabue.

Le prime associazioni sono DateciVoce, GammaDonna, Le Contemporanee, Mammadimerda, Prime Donne, European Women Alliance e Noi Rete Donne.

INFO: ilgiustomezzo.it #giustomezzo