Ma che gioia incontrare una così, specie di questi tempi. Una donna che ti racconta quel che ha vissuto, imparato, e quel che davvero conta nella vita (dove «siamo tutti soli sperduti nella stessa foresta») senza lagne, senza distribuire mezza colpa a nessuno, senza un’ombra di vittimismo. È stata una figlia indesiderata? Pazienza. Da sua madre, «un mix tra Anna Magnani, Irene Papas e Maria Callas», una «che piangeva per i terremoti dall’altra parte del mondo e non si accorgeva dei disastri che la circondavano», ha imparato una certa fermezza femminista. Da suo padre, remissivo e forse superficiale, ha capito che «l’assenza di rancore è fondamentale per la salute psichica». E alla sorella maggiore che si faceva allegramente i fatti propri ha rubato questa speranzosa sensazione: «La vedevo sfrecciare via in motorino coi capelli al vento (il casco non era obbligatorio) e mi sembrava che quella fosse la vera libertà».

Una donna sempre più convinta che tutto dipende dalla persona, non dal sesso. Al liceo, e poi all’università, è una festa mobile. Scopre di avere un debole per «le ragazze frivole che hanno il pregio di ignorare i valori femminili tradizionali che ho sempre detestato: l’amore per la famiglia, le ansie di maternità, la prudenza, il romanticismo, la docilità, la sdolcinatezza... E poi mi incuriosivano certe loro caratteristiche da cui ero sempre stata lontana come la civetteria». Scopre il cinema, «Kurosawa, Visconti, Fellini, Losey, Buñuel, Truffaut... Per me la vita era diventata un sogno di felicità che aveva la cultura come base». Scopre che chi non è spiritoso è sospetto: «La risata era benefica, curativa, necessaria. Una dimostrazione di energia e di potenza vitale. Saper ridere mi sembra una prova di intelligenza, di libertà, un atto di ribellione contro tutto ciò che è tenebroso, uno spiraglio sull’ineffabile». Scopre la bellezza «del difendere le proprie posizioni con veemenza, come se ne andasse della nostra vita». E scopre il sesso, «stimolante, divertente, profondo, ingegnoso!», finché «la ribelle con la fama della ragazza intelligente, non fu capace di valutare che stavo precipitando nel modo più tradizionale e rognoso di concepire l’amore: il cosiddetto progetto comune».

Felici le felici che sono riuscite a tenere insieme passione/amore/famiglia/lavoro. La mia amica non c’è riuscita, o meglio c’è arrivata col tempo. Ha imparato come si fa a divertirsi con gli uomini: «La prima regola: scegli tu». Si è sposata tre volte (e ne valeva la pena, vista la meravigliosità dell’ultimo marito). Ha avuto sempre più chiaro che durante la nostra passeggiata sulla terra l’unica legge a cui affidarsi è «il rispetto umano: non sfruttare, non rovinare gli altri, non disprezzare i più deboli, avere pietà. Quanto al resto fai quello che ti pare, scopa, bevi, vivi, pensa senza timori, godi o soffri, ma scegliendo dal menu di un ristorante dove la cuoca sei tu». Ha lasciato un prestigioso lavoro d’avvocato per entrare nella polizia, dove «l’ostilità nei confronti della nuova arrivata era palpabile, e fondata su un unico elemento: la mia appartenenza al sesso femminile». Ciò nondimeno, «ho sempre rifiutato trattamenti speciali per motivi di genere».

A questo punto forse l’avete capito, del resto la mia amica, ispettore di polizia a Barcellona, la conoscono e amano in mezzo mondo. Sellerio ha appena pubblicato la sua storia, Autobiografia di Petra Delicado: un regalo per tutti. Grazie per sempre a Alicia Giménez-Bartlett che se l’è inventata. E «sia benedetta la superficie scintillante del mondo!».