I camion hanno dimensioni enormi e prefissi variegati sui fianchi di metallo. Sfilano lenti in attesa del turno sulla stradina perpendicolare alla Prenestina Nuova, a Monte Compatri (con l'accento sulla o), dove finisce la Metro C e la furia di Roma cede letteralmente la strada ad alberi, campi e anonime case a due piani. Sono i Caronte del riciclo della carta, l'anello di congiunzione che trasporta il nostro disavanzo verso la filiera circolare del recupero dei rifiuti cartacei, vero fiore all'occhiello della coscienza ecologica degli italiani: il virtuosismo del tasso di riciclo si attesta all’81% (dati 2019), e l'obiettivo dell'85% previsto per il 2030 sembra essere davvero raggiungibile, specialmente grazie al miglioramento del recupero dei rifiuti al Sud, con l'impegno dei cittadini che ha affiancato il funzionamento costante della filiera complessiva. I dati Comieco raccolti da AstraRicerche hanno registrato una maggiore attenzione al riciclo anche nel 2020, non solo per l'aumento del 22% della quantità di imballaggi dovuti al food delivery e alle consegne dei corrieri durante il lockdown.

riciclo della cartapinterest
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Abbiamo accumulato di più, ma differenziato sempre meglio e con maggiore coscienza, anche se qualcosa da imparare resta ancora: nonostante le buone intenzioni, come riciclare la carta e fare la differenziata sembra non essere automatico per tutti, riconosce Eleonora Finetto, la responsabile comunicazione di Comieco, accennando ai cumuli che affollano i metri quadri sotto la luce fredda del sole. È palese che noi, utilizzatori finali e primi produttori del rifiuto, abbiamo molto da imparare sul lavoro a monte: buste di plastica o biodegradabili, mascherine (che no, non sono carta), a volte stoffe, si mescolano ai cartoni ondulati, ai fogli, alle carte resistenti delle scatole. Per migliorare la sensibilità dei consumatori finali, dal 12 al 18 aprile Comieco lancia la Paper Week, con appuntamenti digitali che raccontano le varie fasi del riciclo della carta e il modo per smaltire correttamente i rifiuti cellulosici.

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Dentro il piazzale dell'impianto, dove converge la carta da riciclare prodotta dalla Capitale e dalla sua provincia, la legge è democraticamente uguale per tutti. La filiera macroscopica deve funzionare correttamente in ogni passaggio e la normativa rifiuti, che è ampia e complessa (coinvolge anche l'antimafia e le necessarie autorizzazioni per l'ambiente), non ammette sconti a nessuno. Le fasi del riciclo della carta sono rigorose: un lavoro rapido e attento di differenziazione di tipologie di carta e cartone, per recuperare il più possibile. I giganti su gomma scaricano circa 70mila tonnellate annue di carta su 130mila tonnellate di rifiuti che arrivano all'impianto, comprendenti anche plastica e vetro come spiega Luigi Lettieri del Gruppo Porcarelli, il responsabile di Ricicla Centro Italia. Mentre plastica e vetro subiscono un altro processo di lavorazione prima di poter essere rimessi in circolo (e il vetro, è vero, è riciclabile all'infinito), la carta è subito pronta e dopo lo stoccaggio viene spedita alle cartiere nazionali ed estere per essere immediatamente riutilizzata, fino ad un massimo di 7 volte e con l'aggiunta di una parte di cellulosa nuova, ricavata da foreste certificate sostenibili (per ogni albero tagliato se ne piantano tre, attendendo i decisivi tempi di crescita), così che le fibre riescano comunque a tenere. Ma la filiera è organizzata: il primo smistamento in area accettazione, dove i rifiuti vengono pesati per la stima volumetrica, rimedia agli errori altrui ripartendo dalla separazione corretta. Il portale radiometrico serve a rilevare eventuali radiazioni emesse dalle montagne di carta, ad esempio se usata in laboratori specifici e negli ospedali, poi si passa allo scarico, alla lavorazione, infine allo stoccaggio materie prime e carico finale.

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La magia si compie, lenta, in tutti i vari processi. L'accurata selezione a mano, prima che fogli e imballaggi risalgano la corrente nel rumoroso compattatore, sorvegliato a vista da un inflessibile operatore che con un uncino libera la carta da imballaggi di troppo, porta a galla autentiche testimonianze di vite comuni. Le balle di carta accuratamente separata per tipologia (cartoni da imballaggio, carta vergine, carta già riciclata e via diversificando) vengono spostate con un solerte muletto che ronza come un'ape impegnata. Sotto gli occhi si materializzano disegni di bambini parecchio cresciuti, grafiche fané, bollette, il verde minaccioso delle lettere dell'Agenzia delle Entrate, stampe di cedolini di stipendi in valute ormai fuori corso, prescrizioni mediche in rosso andate loro stesse in prescrizione. La signora Maria di Colleferro "non fuma, non beve, nega le malattie". Il cedolino dello stipendio di due milioni e settecentomila lire, su carta carbone stampata in verde, un carpiato ad una voluttà economica anni Novanta. La copia di un diploma, che per qualche domanda sarà servito. Poco più in là, impilati, i covoni rigidi di carte intestate brillano sotto la copertura: se si cambia il nome di un ministero, di un ente, di un'istituzione, c'è da ristampare tutto da capo e il fuorilegge trova casa nel macero intelligente. Migliaia di esistenze compattate nelle balle serrate da poderosi fili di ferro. Alcune, anche legate tra loro. Un vigile del fuoco, nel tempo libero, è riuscito a recuperare dai rifiuti un intero carteggio tra due persone, rovistando nei rifiuti appena giunti all'impianto e ricostruendo affrancature, date, sentimenti. Tra le pieghe strette delle balle c'è un autentico, ingombrante Bignami di idee per scrittori in crisi di ispirazione. Le nostre storie di carta privata, antica e recente, dopo il riposo nei cassonetti diventano brandelli volatili di una memoria collettiva. Che nel migliore dei paradossi omeopatici, dopo il macero torna dolcemente a vivere.