Ondina Valla. Forse ai più questo nome non dice niente. Eppure si tratta della prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro ai Giochi Olimpici. Lo fece nel 1936 alle Olimpiadi di Berlino sotto gli occhi di Adolf Hitler mai troppo contento quando a vincere non erano campioni di sangue teutonico. Ondina è stata una figura leggendaria che ha poi dato il La a tutte le altre: da Sara Simeoni a Valentina Vezzali, passando per la divina Federica Pellegrini.

eingeschränkte rechte für bestimmte redaktionelle kunden in deutschland limited rights for specific editorial clients in germany olympische spiele 1936 in berlin  siegerehrung fuer trebisonda valla,italien, die die 80 m huerden gewann  1936 photo by ullstein bildullstein bild via getty imagespinterest
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Ondina Valla

Ondina Valla, come detto è stata la prima, la pioniera. Originaria di Bologna, in realtà si chiamava Trebisonda, ma tutti la chiamano Ondina per un errore di battitura in un articolo di giornale. Con questo nome però diventa leggenda. A 20 anni infatti vince l'oro negli 80 metri ostacoli ai Giochi di Berlino 1936 (mentre in semifinale stabilisce il nuovo record del mondo). Il successo la trasforma nel miglior modello possibile dell'Italia fascista, da esportare (e ostentare) all'estero. Viene immortalata da Leni Riefenstahl nel suo Olimpia con la corona d'alloro. La stampa la soprannomina “Il sole in un sorriso“. Questo nome la accompagnerà per sempre. Sara Simeoni entra nell'immaginario collettivo dopo un fantastico salto alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Quel volo di 1,97 segna lo Zenith dell'atletica femminile italiana. Sara trionfa e fa suo anche il nuovo record olimpico. In quegli anni in Italia si parla solo di lei e di Pietro Mennea. Il successo ai Giochi sovietici, boicottati dagli americani, segna anche il punto più alto della carriera della campionessa veneta che solo due anni prima aveva conquistato il record del mondo (2,01) agli Europei di Praga. Nella bacheca di Sara fanno capolino anche altre due medaglie olimpiche: l'argento a Montreal 1976 e quello a Los Angeles 1984. Il segno di un dominio della specialità durato almeno un decennio. Nessuna azzurra ha vinto più di lei nell'atletica leggera. La scherma italiana ci ha dato sempre grandissime soddisfazioni, ma quelle firmate Valentina Vezzali, resteranno irraggiungibili. La campionessa è infatti considerata la più grande di tutte le atlete italiane. Una marcia trionfale che inizia ad Atlanta 1996 dove vince l’argento individuale. Seguono cinque ori consecutivi, il primo nella prova a squadre negli USA, l’ultimo nella gara individuale a Pechino, e un bronzo a squadre sempre in Cina. Ai Giochi di Londra la campionessa di Jesi scende in pedana insieme ad Arianna Errigo e Elisa Di Francisca (e Ilaria Salvatori) vincendo la gara a squadre con una facilità quasi disarmante. Un vero Dream team, che molti paragonano a quello americano del basket. La prova della superiorità italiana si conferma anche nel torneo individuale, dove le azzurre conquistano una spettacolare tripletta. Con Errigo e Di Francisca in finale è a Valentina che tocca l’onere di portare a casa un bronzo pesantissimo. Vezzali è la sesta sportiva al mondo ad essersi aggiudicata tre medaglie d'oro olimpiche in una singola specialità individuale e la quinta ad andare a medaglia per cinque volte, salendo sul podio da Atlanta 1996 a Londra 2012. In carriera ha vinto anche 16 titoli mondiali, 13 europei, 5 universiadi, 11 coppe del mondo e una trentina di titoli nazionali. Davvero impressionante. Dal 16 marzo 2021è sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo sport nel Governo Draghi.

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Valentina Vezzali

Altro mito della scherma azzurra è Giovanna Trillini, che di ori olimpici ne ha vinti quattro (di cui uno individuale ai giochi di Barcellona nel '92 dopo un'operazione al crociato). Poi un argento e tre bronzi. Un'altra stella di primissima grandezza dello sport italiano. Anche lei originaria di Jesi, come la Vezzali, ha iniziato a tirare di fioretto a soli 8 anni. Nove i successi ai Mondiali, due agli europei. È stata anche portabandiera azzurra alle Olimpiadi di Atlanta.

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Giovanna Trillini

Federica Pellegrini. La chiamano "La Divina" e non c'è motivo di spiegare il perché: vincente, televisiva, indipendente, coraggiosa, sfrontata, carismatica. È l'atleta degli anni 2000 per antonomasia, perché incarna alla perfezione il tempo in cui ha vissuto e trionfato. Nata a Mirano in provincia di Venezia nel 1988, ha esordito in piscina nel 2001 e in pochissimo tempo è diventata un fenomeno sportivo e mediatico. Accanto alle cover dei giornali, al gossip e alla tv, Federica ha sempre accostato trionfi. Uno dopo l'altro, tanto da diventare la più grande nuotatrice della storia azzurra. Una carriera sontuosa, iniziata a sedici anni con un sorprendente argento olimpico alle Olimpiadi di Atene. Quelle di Tokyo 2020 saranno le quinte (e ultime) Olimpiadi della sua vita. Dopo il secondo posto del 2004 nei 200 metri stile libero, vince la medaglia d'oro ai Giochi di Pechino 2008 regalando al nostro Paese il primo successo olimpico femminile nella storia del nuoto. Undici in tutto saranno le medaglie ai mondiali (sei ori, quattro argenti e un bronzo), addirittura venti agli Europei (sette ori, sei argenti e sette bronzi). Non si contano nemmeno i titoli nazionali. Oggi Fede è un modello per tantissime campionesse più giovani: da Benedetta Pilato a Simona Quadarella. Chi prenderà il suo posto?

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Federica Pellegrini