Parlar male dei romanzetti rosa? Troppo facile. Chi lo fa, sfoderando all’opposto l’Ulisse di James Joyce, finge di non sapere che nella vita si può gustare con lo stesso piacere la gazzosa e lo champagne, senza dover per forza fare il confronto su quale sia più buona. Ogni situazione ha la sua lettura giusta. Si dice che l’estate, quando abbiamo meno pensieri, sia più adatta alle letture impegnate, mentre nei periodi di stress una lettura leggera fa bene all’anima. Insomma, purché si legga perché la lettura migliora la proprietà di linguaggio, migliora la confidenza con la grammatica, mantiene il cervello attivo, è antidepressiva e soprattutto non esiste libro che non ci insegni qualcosa. Una volta chiuso un libro, siamo sempre delle persone diverse, più ricche dentro. Il romanzo rosa, poi, ha una storia del tutto onorevole e da non disprezzare. Il romanzo d'amore popolare è nato in Francia, ha visto come prima star Delly (chiedete a qualche 80enne e vedrete che qualcosa di Delly lo ha letto di sicuro), che poi erano due fratelli, Jeanne-Marie e Frédéric de la Rosière. Lei scriveva, lui correggeva le bozze e trovava gli editori. Il loro primo lavoro, Dans les ruines, è stato pubblicato nel 1903 e con quello hanno gettato le basi di un filone narrativo che oggi, con qualche contaminazione, è ancora di grande successo. Perché ci fa evadere, o commuovere, o identificare con le eroine.

I libri romantici hanno quasi tutti la stessa struttura, molto spesso un lieto fine, o uno drammaticissimo (mai vie di mezzo). C’è sempre una persona o un impedimento che ostacola l’amore fra un giovane e aitante uomo e una giovane e sognante donna. Il fine ultimo, quasi sempre, è la realizzazione di un desiderio femminile che si può condensare in una famosa massima di Oscar Wilde: “gli uomini vogliono essere il primo delle proprie donne, le donne vogliono essere l’ultima del proprio uomo”. Spesso la protagonista femminile trasforma un giovanotto bello e tormentato in un ragazzo per bene (n.b: nella vita vera NON succede praticamente MAI). Negli ultimi anni il romanzo rosa si è mescolato con altri generi, e viene spesso trasposto nel cinema. Per cui abbiamo assistito al mega successo di Twilight, che è misto paranormal romance (cioè la storia d’amore con creatura soprannaturale), e poi di 50 sfumature di grigio (rosa + erotico). Va citato anche il caso particolarissimo di Tre metri sopra il cielo, intanto perché scritto da un uomo. Federico Moccia aveva pubblicato questa storia ambientata negli anni 80, semibiografica, nel 1992. Ignorato da lettori e critici, l’ha ripubblicata nel 2004 ottenendo invece un grande successo (perché i tempi erano quelli giusti). Stabilito che il romanzo rosa non è necessariamente roba per sciocchine (ricordiamo che Umberto Eco seguiva Beautiful) e che tutti abbiamo diritto ai nostri “sciacquacervello” che ci facciano evadere per un po’ dalla realtà, per poi rientrarci più leggeri, proviamo a tracciare un prontuario di autrici da leggere per accostarci a questo genere in modalità quasi “professional”.

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Chiamare oggi Jane Austen “un’autrice di romanzi rosa” farà accapponare la pelle a molti. Così come non si può più considerare narrativa leggera la produzione delle sorelle Brontë. Ma queste quattro signore sono tutte autrici di riferimento delle loro discendenti (Stephenie Meyer le cita spesso nella saga di Twilight, ad esempio). Per cui è necessario partire da loro che sono la base, e leggere assolutamente, almeno: Orgoglio e Pregiudizio (1813) ed Emma, della Austen; Jane Eyre (di Charlotte Brontë, 1847), Cime tempestose (di Emily, 1847) La signora di Wildfell Hall (di Anne, 1847). No, non sono noiosi solo perché vecchi. Tutt’altro.

Signorsì, è il primo romanzo di quelle che sicuramente è la prima e più famosa scrittrice di romanzi rosa italiana. Liala, l’aristocratica Amalia Liana Negretti Odescalchi in Cambiasi con nome d’arte inventato da Gabriele D’Annunzio, era affascinata dagli aviatori perché il suo grande amore, il marchese Vittorio Centurione Scotto, era morto in un incidente di volo, inabissato col suo velivolo nel lago di Varese. E un aviatore è anche il protagonista di Signorsì, si chiama Furio ed è un farfallone fino a quando incontra Renata, con cui nasce il grande amore (ma… ). Liala ci ha lasciati nel 1995 dopo una vita da romanzo vero.

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Barbara Cartland ha scritto oltre 700 romanzi, cosa che l’ha resa ricchissima e le ha procurato il cavalierato per meriti economici e di popolarità portati al Regno Unito, per cui si fregiava del titolo “Dame”. Vistosa come una Wanda Osiris, era la nonna acquisita di Lady Diana con cui aveva un rapporto misterioso: qualcuno dice che, in quanto madre della matrigna Raine, Diana non andasse molto d’accordo con lei, tanto che non fu invitata alle nozze con Carlo. Altri dicono che andasse a trovarla ogni tanto, e che i suoi romanzi avessero influenzato l’idea di amore romantico della principessa (che non si realizzò mai). I romanzi di Barbara Cartland più famosi anche in Italia sono una decina, tra cui: La ballerina e il principe, Matrimonio per scommessa, Amore Innocente (9,54 euro su Amazon.it). La scrittrice è scomparsa nel 2000, a un soffio dal 99esimo compleanno.

Rosamunde Pilcher ha iniziato a pubblicare romanzi rosa nel 1949 con lo pseudonimo Jane Fraser e da allora non si è più fermata, con cadenza regolare. Dovendo decidere quale scegliere di leggere, il New York Times segnala il particolare caso di Settembre, il suo romanzo più venduto in assoluto. Ma questo è successo probabilmente come strascico dell’enorme successo del precedente, I cercatori di conchiglie (1988, 11 euro su Amazon.it). Quindi, si tende a reputare questo, e non Settembre, il suo romanzo più amato da lettori e critica. È la storia di una donna che, dopo aver avuto tre figli e un attacco di cuore, ritrova se stessa in campagna.

I peccati di Peyton Place (1956, 5,90 euro su Amazon.it) è passato alla storia come romanzo rosa-scandalo, mentre invece la sua autrice Grace Metalious aveva intenzione di scrivere qualcosa di serio per svelare i veri aspetti nascosti della provincia americana, tema che ispira ancora un sacco di registi, come David Lynch. La pruderie dei lettori ha invece preso il sopravvento e I peccati di Peyton Place è diventato, al tempo, il romanzetto rosa che le ragazze leggevano di nascosto. Oggi lo si considera con un po’ più di rispetto, quindi va letto per rivalutarlo.

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Michéle Mercier, Angelica nella saga tratta dai romanzi dei Golon

Negli anni 80 in tv tutti si sono appassionati alle vicende di Angelica la Marchesa degli angeli, saga di filmoni coloratissimi e melodrammatici. Ma pochi sapevano che erano tratti da romanzi corposissimi scritti da Anne e Serge Golon negli anni 50. Le avventure della Marchesa, ambientate nel XVII secolo, sono ancora molto appassionanti. E se il primo piace, a seguire ce ne sono altri 12 con cui sfamarsi. Tutto il tempo di affezionarsi ai personaggi.

Gli Harmony hanno fatto la loro comparsa nelle edicole nel 1981. Erano libricini piccini, da borsetta, di carta economica e con copertine disegnate, a tema epico-sentimentale. Mondadori aveva acquisito i diritti per l’Italia dei libri d'amore più belli della canadese Harlequin, e il nome della collana deriva proprio dall’unione dei nomi delle due casa editrici (oggi non sono più romanzi Mondadori, escono con Harper Collins). La prima uscita si intitolava Per amore di un gitano e quella prima edizione è oggi un oggetto di collezionismo tale da averlo assolto dalla qualifica ingiusta di “letturine per sciampiste”. Si leggono in un paio di ore, il tempo di un viaggio in treno, e poi lo si può lasciare in stazione dove qualcuno ne farà book crossing.

Altro equivoco storico simile a quello de I peccati di Peyton Place è quello in cui incorse Christiane Rochefort, autrice del leggendario Il riposo del guerriero (6 euro su Amazon.it). Christiane, francese, scomparsa nel 1998, era una intellettuale femminista a tutti gli effetti, ma questo suo romanzo di successo, tanto che il titolo è diventato un modo di dire nel nostro lessico, venne marchiato come romanzetto rosa per il modo in cui trattava la sessualità. In pratica, ciò che non garbava alla società perché troppo “avanti”, si deprezzava facendolo passare per licenzioso. Leggetelo oggi.

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Sophie Kinsella

A un certo punto, visto che qualche autrice ha cominciato a protestare che non si può parlare di letteratura rosa perché non esiste una “letteratura azzurra”, qualche editore negli anni 90 ha pensato di coniare una definizione persino più imbarazzante: chick lit. Che significa “letteratura per pollastrelle”. Rispetto al passato, la chick lit ha una dose in più di ironia e non rappresenta più le donne in attesa del cavaliere che le salva (i tempi sono cambiati un filino). La chick lit punta molto sull’identificazione nei goffi guai quotidiani e fa ridere parecchio. La rappresentante internazionale più autorevole che può venire in mente è di sicuro Sophie Kinsella con il suo I love shopping (2000). Altro che Prozac.

E le italiane? Dai tempi di Liala c’è stata una ricchissima produzione di romanzi che se non vogliamo più definire “rosa”, sono sicuramente preferiti dalle donne. Le autrici sono sempre più brave, in guerra (in tutto il mondo) con gli editori che le pagano meno degli autori perché un libro di Dan Brown lo leggono uomini e donne, uno di Sophie Kinsella solo le donne. Anche se ormai TUTTA la produzione letteraria che esce in libreria, scritta da donne e uomini, viene letta all’80% da donne. Come rappresentante finale nostrana di questa carrellata del libro d amore da leggere si può citare la deliziosa produzione di Stefania Bertola. Traduttrice, autrice radiofonica Rai, pubblica dal 1989 un romanzino godibile dopo l’altro, tutti molto belli ma di cui segnaliamo Aspirapolvere di stelle (2002) e La soavissima discordia dell'amore (2009). Anzi, per celebrare il genere ha pubblicato anche, nel 2012, Romanzo rosa. Che è un po’ romanzo, un po’ rosa, un po’ manuale per scrivere romanzi rosa. Chapeau.