Siamo legati a quel bacio che ha fatto la storia del romanticismo (prima) e dell’arte (poi) ma nella visione generosa, tormentata e fiera di Gustav Klimt vi è un altro elemento principe della sua creatività: le rose, il loro sbocciare e diventare texture di molti racconti del pittore austriaco. Un lungo rapporto di amore e desiderio quello tra il pittore che ha trovato modo di inserire il più sofisticato dei fiori in diverse composizioni rimaste capisaldi dello Jugendstil e della Secessione Viennese. “Con una donna innamorata puoi fare tutto, tutto ciò che vuole lei” scriveva Klimt ribaltando i ruoli all’interno di una società -, quella viennese già avanguardista rispetto all’epoca europea. E non può che essere Emilie Flöge la rosa a cui è diretta una dichiarazione così potente: designer di abiti e accessori, musa di Klimt, orgogliosamente libera e a lungo compagna di vita dell’artista. Se Emilie è la rosa più preziosa della vita di Gustav la passione di questi per le rose è un chiaro omaggio alle ribellione e al carattere vincente che questi fiori dichiarano con la loro linea, le spine e i petali di velluto.

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Studio Klimt Villa. Klimt Villa

Nel 1912 Gustav Klimt sceglie di rappresentare proprio quel carattere floreale attraverso l’opera Il giardino delle rose, un quadrato dove le rose dominano questo angolo di verde realmente esistito, il Feldmühlgasse di Vienna: questo era il quadro naturale che Gustav Klimt vedeva dal cottage del 13° distretto di Vienna dove l’artista si trasferì (oggi la villa porta il suo nome). Quella tavolozza di colori e vita rappresenta una metafora dell’amore del pittore per le donne muse della sua vita quanto per la cura e la magnificenza delle rose, lui stesso si prendeva cura di quel giardino che ancora oggi ammiriamo su tela e finalmente di nuovo dal vivo. Quella villa Klimt a Hietzing e il giardino di 6.500 metri quadrati sono ancora lì, ad accogliere visitatori e soprattutto amanti delle opere del grande autore austriaco: forse è una delle chiavi di lettura più sublimi per la sua arte. Oggi quelle rose damascene, dopo un triste abbandono in epoca nazista, sono tornate a fiorire come nelle migliori visioni di Gustav Klimt, "Ha usato germogli presi da due piante madri per innestarli su rose selvatiche. Nel corso della ricostruzione del giardino sono stati usati 22 elementi nati dal reincrocio", spiega Baris Alakus, amministratore delegato della Villa Klimt. Una passione per la bellezza e l’eros che, non sfiorirà mai.