La distanza non ha mai impedito a nessuno di condividere incredibili affinità. L'urgenza che rende sublime il tratto pittorico tormentato di Egon Schiele e le disordinate geometrie interiori fotografate da Francesca Woodman, sembrano non fare eccezione. Separati da una considerevole distanza di tempo e stili espressivi. Avvicinati da esplorazioni artistiche così personali, audaci e viscerali da spingere entrambi a ritrarre se stessi. A mettere a nudo il proprio corpo per far emergere in superficie la complessità emotiva dell'esistenza, trasformata in un potente grido di ribellione. Vibrante, conturbante e tanto dinamico da non smettere d'influenzare generazioni altrettanto distanti. Anche di dialogare con l'incontro espositivo di Life In Motion: Egon Schiele/ Francesca Woodman, curato da Marie Nipper e Tamar Hemmes al Tate Liverpool (24 maggio 2018- 23 settembre).

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Photo Moderna Museet / Stockholm​​
Egon Schiele, Self Portrait in Crouching Position 1913

Nel centenario della prematura scomparsa del più geniale allievo di Gustav Klimt (morto di febbre spagnola a ventotto anni), la singolare mostra del Tate ne mette in dialogo l'impressionante opera artistica, con quella altrettanto visionaria della giovane fotografa americana. Morta suicida a soli ventitré anni, lasciando un'impronta indelebile sulla fotografia di respiro internazionale e di natura più femminista.

Un talento promettente, capace d'ingannare il tempo con la lunga (e doppia) esposizione. I confini del corpo e dello spazio con i giochi di luce e composizione. Francesca Woodman giunge a palesare ben più di se stessa con l'autoritratto fotografico. Quasi sempre sfocato, s-vestito, camuffato, nascosto.

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© Courtesy of George and Betty Woodman​
Francesca Woodman, Untitled 1975-80, Tate / National Galleries of Scotland
White, Black, Photograph, Black-and-white, Monochrome photography, Snapshot, Standing, Monochrome, Wall, Stock photography, pinterest
© Courtesy of George and Betty Woodman​​
Francesca Woodman Untitled 1975–80, Tate / National Galleries of Scotland
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La fotografa mette a fuoco l'evanescente forza e fragilità di corpo e identità, fusa e confusa con la carta da parati e il paesaggio interno che si fa interiore. Una sessualità eterea ma intensa, impossibile da ignorare. Svela con dolorosa lucidità il disagio nascosto, suo e delle donne, davanti e dietro l'obiettivo. Tanto da influenzare intere generazioni di artisti, insieme alla ritrattistica concettuale di Cindy Sherman, la ricerca autobiografica di Tracey Emin, o quella intima di Sophie Calle.

Il viaggio espositivo offre un'entusiasmante incontro di anime tormentate, nel segno del corpo, trasformato in agente vibrante e dinamico di visioni del suo stato emotivo. Del subconscio che ci osserva, silente ma incapace di stare fermo.

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© Courtesy of George and Betty Woodman​​
Francesca Woodman, ‘Eel Series, Roma, May 1977 – August 1978’ 1977–8, Tate / National Galleries of Scotland

L'autoritratto di Francesca Woodman (1958 – 1981) rappresenta lo strumento privilegiato per indagare nei recessi di passioni e nevrosi. Esattamente come lo era stato sette decenni prima per Egon Schiele (1890 – 1918), rappresentando se stesso e gli stati d'intensa tensione ed emozione. L'energia dinamica del tratto, messo a nudo davanti allo specchio, al riflesso delle contraddizioni della società e dell’epoca in cui era immerso.

Nei 250 autoritratti, realizzati in meno di un decennio, le pulsioni sono più esposte delle vergogne. Le ossessioni contorcono le pose, la magrezza sfinita e la sensualità delle donne, rendendole più dirompenti del tratto scabroso. Dell'erotismo esplicito, costato la prigione al grande rappresentante dell'espressionismo austriaco (assieme a Kokoschka) e uno dei più brillanti disegnatori di tutti i tempi, la cui fama non si è arrestata con la morte. Al contrario, giunge a noi rinnovata da dialoghi dinamici come questo.

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© National Gallery in Prague 2017​​
Egon Schiele, Standing male figure (self-portrait) 191
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© Staatliche Graphische Sammlung München​​
Egon Schiele, Squatting Girl 1917

Ad arricchire di stimoli l'esposizione contribuisce anche un corso di monoprinting (quattro settimane nel mese di giugno), pronto a seguire e fissare il movimento su carta. Così come l'edizione Beautiful world della Biennale di Liverpool (14 luglio - 28 ottobre 2018), diversifica la riflessione su un mondo in tumulto sociale, politico ed economico.

Per chi desidera approfondire la conoscenza di questo vivace centenario così moderno, la scelta espositiva è molto più ampia e piena di abbracci, soprattutto in relazione con un mentore del calibro di Gustav Klimt. Klimt and Schiele: Drawn al MFA di Boston (fino al 28 maggio 2018). Obsession: Nudes by Klimt, Schiele, and Picasso from the Scofield Thayer Collection, al Met Breuer di New York (3 luglio - 7 ottobre 2018). Long Programme featuring Gustav Klimt and Egon Schiele, presso l'Atelierde Lumières di Parigi (fino all'11 novembre 2018). Egon Schiele: The Jubilee Show e Gustav Klimt al Leopold Museum di Vienna (fino al 4 novembre 2018). Klimt/Schiele: Drawings from the Albertina Museum, Vienna presso la Royal Academy of Arts di Londra (4 novembre 2018 - 3 febbraio 2019). A voi la scelta.