Per la prima volta sventolò a San Francisco durante il Gay pride del 25 giugno 1978, e da allora la bandiera arcobaleno ha sempre accompagnato le manifestazioni della comunità LGTBQ diventando il simbolo universale della liberazione omosessuale.

Ma quale è l’origine di questa icona così famosa? Nel 1978, l’artista e attivista americano Gilbert Baker decise insieme all’amico, politico e leader gay Harvey Milk (interpretato da Sean Penn nel film Milk, regia di Gus Van Sant) di creare un simbolo di visibilità e riconoscibilità per tutta la comunità gay e una bandiera parve l’idea migliore. Fino ad allora il simbolo omosessuale era stato un triangolo rosa, lo stesso utilizzato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, con il quale Baker voleva assolutamente rompere.

La bandiera arcobalenopinterest
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“La nostra sessualità – diceva Baker, scomparso solo lo scorso anno – è di tutti i colori, di tutti i generi, razze ed età.” Così, partendo dalle strisce della bandiera americana, si ispirò all’arcobaleno e insieme alla comunità gay di San Francisco cucì e tinse a mano una bandiera a 8 strisce dove ciascun colore aveva un significato: rosa per la sessualità, rosso per la vita, arancione per la salute, verde per la natura, turchese per l’arte, blu per la serenità e viola per lo spirito. Negli anni, per rendere la produzione più semplice, la bandiera arcobaleno ha ‘perso’ il rosa e turchese, mantenendo i 6 colori della versione oggi universalmente riconosciuta dal movimento LGTBQ.

“Una vera bandiera non è qualcosa che puoi davvero progettare. Una vera bandiera è strappata dall’anima delle persone” diceva ancora Gilbert Baker, eppure (o forse proprio per questo) Paola Antonelli, Senior Curator del dipartimento di Architettura e Design del MoMA di New York con una visione inclusiva del design, nel 2015 ha acquisito nella collezione anche la Rainbow flag come icona potente, riconosciuta e condivisa.

E non è il solo museo a celebrare la bandiera arcobaleno. Lo ha fatto il London Design Museum sotto la direzione di Deyan Sudjic che l'ha acquisita per la sua collezione permanente e ne ha raccontato l'origine all'interno della mostra California: Designing Freedom (24maggio-17ottobre 2017). Anche il British Museum di Londra lo scorso anno, in occasione dei primi 50 anni dai Sexual Offenses Act 1967 con cui il Parlamento inglese decriminalizzava l’omosessualità, ha deciso di renderle omaggio. E mentre la Rainbow flag sventolava sul British Museum, all’interno, la mostra Desire, love, identity: exploring LGBTQ histories ha raccolto e selezionato opere, sculture, manufatti e oggetti d’uso quotidiano che raccontano, dall’età classica a oggi, il desiderio e l’amore omosessuale.

Un ‘pezzo da museo’ che festeggia i suoi primi 40 anni, la Rainbow flag continua ad accendere le strade e le folle di tutti i Gay pride del mondo (a Milano sfilerà il prossimo 30 giugno) con i suoi colori sfavillanti, simbolo gioioso e inclusivo di amore, libertà e rispetto per gli altri.

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