È la prima extra-americana ad essersi aggiudicata la direzione dell’Hirshhorn Museum di Washington e dal 2014 ricopre il proprio incarico con una determinazione indomita. Occhi orientali che svelano le sue origini, con uno sguardo dolce affronta decisa, a testa alta, tutte le sfide della vita.

Melissa Chiu è nata nel 1972 a Darwin, sulla costa nord dell’Australia. Dopo gli studi condotti a Sydney, consegue un dottorato in arte contemporanea cinese: l’Australia e la cultura asiatica saranno i cardini che la accompagneranno durante tutta la sua carriera. Il suo percorso parte infatti con l’esperienza alla Gallery 4A di Sidney, uno spazio indipendente in cui viene a contatto con artisti, performer, filmmaker, scrittori e intellettuali. Giovanissima, si ritrova in un ambiente all’insegna della sperimentazione e di una creatività impossibile da imbrigliare nelle redini della censura. Ha partecipato in prima linea al trasferimento del centro artistico nella nuova sede, un palazzo nel cuore della Chinatown, pura espressione del melting pot contemporaneo. <<Guardandomi indietro ricordo come questo periodo mi abbia aiutato a capire l’impatto che l’arte ha sulle identità e sulle comunità.>> ha raccontato recentemente sulle pagine del Times <<Date le mie radici, molto del mio impegno riguardava la connessione tra l’Australia e la sua ampia, talvolta non rappresentata, comunità asiatica-australiana. >>

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Tempo qualche anno e la nomina a curatrice dell’Asia Society's Museum (nel 2004 promossa a carica dirigenziale) la fa volare nella frenetica NYC. È qui che raggiunge obiettivi sorprendenti, come il grande numero di opere d’arte tradizionale asiatica fatto acquisire dalla ricchissima collezione Rockfeller, promuovendo la cultura asiatica e facendosi ponte tra queste popolazioni e l’istituzione americana.

Approdata nel 2014 alla direzione dell’Hirshhorn Museum, il museo di arte moderna e contemporanea più in voga di Washington, registra da quattro anni numeri da capogiro. Oggi supervisiona uno staff di 77 persone e gestisce un budget annuo di circa 23 milioni di dollari e ha incrementato il numero di visitatori grazie a mostre record come Infinity Mirrors della giapponese Yayoi Kusama, del 2017.

“Instagrammata” a livello planetario, la mostra dell’artista, diventata superstar internazionale all’età di ottantacinque anni, ospitava ambienti di specchi, in cui riflettevano all’infinito luci, neon e colori. Un ambiente magico e surreale totalmente sospeso dal resto del mondo, che ha ricevuto visite per 475mila visitatori in meno di tre mesi. Così Melissa Chiu ha creato il suo capolavoro, riuscendo ad elevare l’artista nel Parnaso dell’arte contemporanea e a farla conoscere al mondo.

Ovviamente una manager di successo con una spiccata sensibilità artistica non poteva che essere anche una madre amorevole. <<Sono spesso anche all’American History Museum e al suo Spark!Lab. Mia figlia adora quel posto. È fantastico per i bambini e stimola l’inventiva e la creatività.>> racconta al The Washington Post che le chiede come trascorre il suo tempo libero: dalla colazione di Bakers&Baristas allo street food dell’Union Market, passando per Transformer e Katzen Center, due spazi indipendenti in cui andare a caccia di artisti emergenti. <<In inverno mi piace andare a pattinare al giardino di sculture della National Gallery of Art. Pattinavo da quando ero bambina, anche se vengo dall’Australia e può sembrare un controsenso, ma era l’unico sport che mi appassionava.>>

Ispirata dalla Women’s March di Washington, avvenuta a gennaio 2017, Chiu ha recentemente riunito le artiste donne più influenti a New York, per un summit e uno shooting memorabile. Donne di tutte le generazioni e nazionalità si sono incontrate -alcune per la prima volta- e confrontate in un unico spazio carico di un’atmosfera elettrizzante.

E ancora Melissa Chiu al Times: <<Come museo nazionale di arte moderna, abbiamo il privilegio di convocare gli artisti e le comunità attorno alle idee che contano. La mia speranza è che l’Hirshhorn non sia solo uno spazio in cui disporre oggetti, ma un luogo in cui possiamo dare forma, insieme, alla cultura del ventunesimo secolo.>>