Siamo soddisfatti del mondo che ci circonda? Siamo pronti a lottare per cambiarlo? Le domande sono semplici, le risposte molto meno. L'ascesa dell'estrema destra in tutto il mondo, con un fiore all'occhiello come Donald Trump, la profonda ostilità che naviga le acque agitate dei flussi migratori, insieme a quelle placide dei mezzi d'informazione screditati da sponsor e algoritmi, ci pongono queste domande continuamente. A cinquant'anni dai moti di ribellione degli anni sessanta che hanno scosso il mondo e influenzato la storia contemporanea, sono in tanti ad azzardare risposte facendo appello alla memoria visiva del passato. L'importante e non dimenticare come e quanto nel tempo sia cambiato il modo di protestare. Bruxelles, da centro nevralgico dell'Unione Europea e delle sue tensioni, ha deciso di dedicare alla rivolta anche la sua Summer of Photography. A riflettere sulle dinamiche rivoltose di eri e di oggi provvede l'intero programma della Biennale di fotografia contemporanea curata da Christine Eyene, insieme alla sua mostra principale. La collettiva di respiro internazionale Resist! The 1960s protests, photography and visual legacy, esposta al BOZAR Centre for Fine Arts di Bruxelles (27 giugno - 26 agosto 2018).


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Courtesy of Marcelo Brodsky, Rolf Art & Henrique Faria’s Gallery​​
Marcelo Brodsky, 1968. The Fire of Ideas!, 2018



Principale perché, l'accurata selezione delle sue opere fotografiche e rare immagini d'archivio, torna nella stessa sala concerti occupata per tre mesi nel 68 da giovani ribelli, artisti e pensatori. Come allora, parte dalle rivolte studentesche francesi nell'obiettivo di fotoreporter della celebre Magnum Photos come Bruno Barbey e di esperti di conflitti come Gilles Caron, per rivisitare i turbolenti anni sessanta, con le lotte per la libertà, i diritti umani e l'uguaglianza che l'attuale contesto sociale ci esorta a continuare a difendere.

La ricerca di Christine Eyene sulla rappresentazione di problemi sociopolitici nelle arti visive, spinge la collettiva a esaminare la complessa eredità dell'attivismo visivo nelle pratiche contemporanee, alla luce dei risultati e dei fallimenti delle sue battaglie. Mostra come l'estetica della resistenza nata da questi contesti socio-politici ostili, si rifletta in quella adottata dai creatori d'immagini di oggi (anche quelli in malafede) e quanto sia importante conoscerli e riconoscerli, per non rischiare incomprensioni e manipolazioni.

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© Fondation Gilles Caron​
Gilles Caron, Lanceur de pavé, rue Saint Jacques Mai 1968



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© Steve Schapiro / courtesy Camera Work​​
On The Road, Selma March, Alabama, 1965, 1965



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Per Amor a l'Art Collection, Valencia​
Hiroshi Hamaya, June 3, 1960 from the series "A Chronicle of Grief and Anger", 1960



Il percorso espositivo spinge a riflettere sul presente, passando in rassegna quello che ne ha influenzato la percezione. Ricordando la Primavera di Praga bruscamente interrotta dai carri armati russi, grazie al reportage condiviso con il mondo da Josef Koudelka, a costo dell'esilio. Torna a marciare per i diritti civili con Martin Luther King e Selma nell'obiettivo di Steve Schapiro. Arriva alle proteste sul trattato di sicurezza tra USA e Giappone con la fotografia documentaria di Hiroshi Hamaya.

Contemporaneamente alla guerra che infuria in Vietnam e i moti d'indipendenza che travolgono il continente africano, diversi fotografi documentano anche la costruzione del muro di Berlino nel 1961. René Burri resta concentrato sulla delimitazione militare fredda del territorio. inganni, di allucinazioni, di disincanti. Le passeggiate artistiche di Francis Alÿs tornano a tracciare di verde il confine di Gerusalemme (stabilito della guerra israelo-araba del 1948). L'artista palestinese Larissa Sansour sposta su una prospettiva futuristica quello dell'interminabile conflitto israelo-palestinese. Piantando la bandiera palestinese sulla luna, come opzione per la sopravvivenza della sua nazione, strizza l'occhio buono a 2001: Odissea nello spazio, diretto da Stanley Kubrick nel 1968 (e per niente a caso).

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© Larissa Sansour /courtesy of the artist​​
Larissa Sansour, still from A Space Exodus, 2009
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© Gundula Schulze-Eldowy, courtesy of the artist​​
Gundula Schulze-Eldowy, Leipzig 1989 from series "The Big and the Little Step", 2018

Le foto di Gundula Schulze Eldowy, dedicati negli anni 80 alla vita sul lato est del Muro di Berlino, estendono il viaggio fino a noi, insieme ai movimenti di Occupy presentati con il video su tre schermi di Take the Square realizzato da Oliver Ressler. Handsworth Songs di John Akomfrah inquadra anche la stigmatizzazione delle comunità nere sotto la dirigenza della lady di ferro Margaret Thatcher.

Solo la passione per gli scacchi riesce a superare le rigide barriere tra bianco e nero dell'apartheid in Sudafrica fotografato da Gideon Mendel, mentre la pratica creativa di Hank Willis crea un'analogia tra il football americano e l'eredità della schiavitù. David Hilliard propone addirittura il materiale dai file di sorveglianza dell'FBI sul Black Panthers americano. La campagna pro-eu/anti-Brexit di Wolfgang Tillmans (2016) è nei manifesti in mostra e nelle t-shirt indossate dal personale di Bozar. La mostra include anche i manifesti creati per la campagna 'HAYIR' ('No') per preservare il sistema parlamentare democratico in Turchia e contro l'ascesa del partito AFD di estrema destra durante le elezioni federali tedesche del 2017.

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Courtesy of the artist and Maruani Mercier Gallery, Belgium​
Hank Willis Thomas, Cotton Bowl, 2011, Private collection, Belgium
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Graciela Sacco, Bocanada, 1994 – 201

Le bocche aperte dal Bocanada (1994-2015) di Graciela sacco, incollate sul muro di fronte all'ingresso di Bozar, aprono il viaggio rivoltoso della mostra nel suo spazio pubblico, stravolgendo il significato che può avere l'immagine di una bocca aperta, con quella che ne hanno tante. I suoi poster mostrano l'effetto suggestivo del collettivo, suggerendo analogie con l'idea di mobilitazione, in dialogo con il set di banner dell'artista e attivista russo Artem Loskutov.

rivolta Americapinterest
© Oliver Ressler / courtesy the artist​​
Oliver Ressler, still from Take The Square, 2012 - courtesy the artist

A mezzo secolo dalle proteste studentesche scoppiate a Parigi nell'anno che ha cambiato tutto, la resistenza suona come un mantra per tutte le stagioni e rivoluzioni. Comprese quelle della moda, protagonista della campagna Pre Fall 2018 di Gucci. Dal Maggio 68 all'estate 2018 della Capitale Europea per eccellenza, Resist! Suona quindi come un invito a riflettere sul significato che diamo oggi al termine, sul potere trainante del collettivo sull'evoluzione di una società che sembra assorbita dai suoi problemi individuali, su tutto quello che non ci mette a nostro agio come cittadini europei.

Tutta la settima edizione della Summer of Photography – Brussels Biennale for Contemporary Photography è in rivolta, dopo le precedenti dedicate alle vibrazioni urbane (2016) e quelle di genere (2014). Il suo percorso espositivo che tocca diversi spazi della città, si arricchisce di dibattiti, workshop e visite guidate interattive, allo scopo di facilitare una profonda immersione nei diversi movimenti di resistenza che hanno contribuito a cambiare la nostra mentalità. Tutta la Biennale è dedicata all'importanza di essere consapevoli della storia e di cosa può accadere se le persone rimangono in silenzio quando diritti e libertà sono minacciate.

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© Ursula Biemann and Paolo Tavares, courtesy of the artists​
Ursula Biemann and Paolo Tavares, still from Forest Law, 2014