Sexy, beffarde, cinematografiche. Questi e molti altri aggettivi possono essere usati per descrivere le fotografie di Sarah Bahbah, giovanissima artista di origine palestinese ma cresciuta in Australia, che sta rivoluzionando il ruolo delle immagini nella social-era.

Sarah è salita alla ribalta mediatica nel 2014, con la serie Sex and Take Out (dalla quale è tratta la foto qui sopra), in cui indaga visualmente l'edonismo spintissimo legato al cibo-spazzatura, uno dei capisaldi della dieta della generazione millenial. L'idea le è venuta durante un viaggio on the road in California fatto con il suo ex. In maniera finzionale ha voluto così reinscenare con il suo lavoro le loro (intimissime) abbuffate di cibo spazzatura alle ore piccole della notte davanti a serie televisive guardate a letto dal PC nudi. Un quotidiano che ci sembra già conosciutissimo, insomma. E che è giusto abbia trovato qualcuno in grado di rappresentarlo.

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Sarah Bahbah
Una foto tratta tratta dalla serie "Sex and Take Out"

Ma Sarah ha davvero fatto la svolta con il suo account Instagram, sul quale ha iniziato a postare fotografie sottotitolate come fossero frame di film o serie tv straniere. L'ispirazione le è venuta da Tumblr, in cui vedeva continuamente postate scene di film corredate da caption. I suoi post sono film da scrollare, che ci gettano in universi estetici colorati e atemporali in cui si percepisce tutta la nostalgia delle storie che una volta raccontate possono (solo) essere ricordate. Ed è proprio nel momento in cui un qualcosa di visivo diventa un ricordo che lo sharing-online passa dal narcisismo allo story-telling. E qui Sarah ha fatto super centro nel reinventare lo spirito del nostro tempo creando queste bellissime storie. Uno dei suoi ultimi "film" si chiama I Could Not Protect Her e ci trascina in una pink-jungle surreale dove la sorellanza e la concretezza emotiva dei sentimenti sono le uniche ancore di salvezza nel mare dei pixel.

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Splash è il titolo della sua prima mostra personale a Londra, visitabile questa estate alla Lawrence Alkin Gallery. Le fotografie selezionate indagano l'eterna lotta tra il desiderio ancestrale di volere toccare un corpo e il vivere gran parte delle nostre vite rinchiusi in avatar virtuali: il paradosso per eccellenza dell'era dei social. E, forse, il potere vedere le sue fotografie dal vivo e stampate su carta, e non sul suo account, si inserisce proprio in questa logica di emancipazione artistica dall'online-status.

Blond, Leg, Long hair, Neck, Chest, Trunk, pinterest
Sarah Bahbah/Lawrence Alkin Gallery
Una foto tratta da "Splash",

"L'energia che evocano proviene dal fatto che capiscano la storia che voglio raccontare. Io abbasso le mie difese ed è questo condiviso senso di vulnerabilità che ci permette di aprirci a vicenda" così Sarah ha descritto a AnOther Magazine il rapporto con i suoi soggetti, principalmente soggetti femminili. Nell'indagarli il suo sguardo è tutto fuorché voyeuristico. Il suo rapporto con loro è quello di una dolce e divertita complicità emotiva, in cui la sensualità, sempre presente, emerge dal dominio della storia da parte delle donne che vuole raccontare: #veryfeminist!