La scrittrice italo-tedesca Helena Janeczek ha vinto il Premio Strega 2018 riportando alla luce la storia di una delle figure femminili più avventurose, rivoluzionarie e romantiche del secolo scorso: la fotografa Gerda Taro.

«Era bella, libera e seducente. Era il simbolo della donna indipendente che ha sempre creduto nelle sue convinzioni», così l'autrice de La ragazza con la Leica (Guanda) descrive Gerda (il suo nome originario era Gerta Pohorylle), la prima fotoreporter a morire su un campo di battaglia.

Quando fu uccisa aveva solo 26 anni e stava ritraendo la violentissima guerra di Spagna (si trovava sul fronte di Brunete, nei pressi di Madrid). Al suo funerale, celebrato a Parigi, parteciparono oltre 100mila persone, mentre una banda suonava la Marcia Funebre di Chopin. Pablo Neruda lesse l'elogio funebre e Alberto Giacometti realizzò il monumento sepolcrale per la tomba al cimitero di Père Lachaise, nella zona dedicata ai rivoluzionari'.

ragazza-con-la-leica-guandapinterest
Courtesy Photo
un particolare della copertina del libro La ragazza con la Leica


«Ho capito che Gerda è un personaggio così forte - spiega la Janeczek - perché passa come una stella cometa nelle vite degli amici e degli amanti. E sono gli sguardi degli altri che ne restituiscono tutta la luce». Fra tanti di questi sguardi, uno svettava su tutti: quello di Robert Capa, reporter mitico, che con Gerda ebbe una storia d'amore romantica che più romantica non si può.

I due si incontrarono a Parigi quando Robert si chiamava Andrè e non era ancora leggenda. Lui spaccone, trasandato, fragilissimo. Lei intraprendente, sicura e ribelle. Fu lei a spingerlo nel reportage di guerra. A costruirsi una nuova identità e un nuovo stile. Fra i due fu amore a prima vista. All'inizio erano talmente inseparabili, che il nome Robert Capa era uno pseudonimo della coppia, che mescolava le loro immagini e le firmava a volte Capa-Taro, a volte solo Capa. Da lì in poi fu un fiorire di scatti senza tempo, fra i più emozionanti del XX secolo. In quanti sapevano che dietro al nome di colui che anni dopo avrebbe fondato l'agenzia fotografica Magnum Photos, c'era una donna?

gerda-taropinterest
Courtesy Photo//Getty Images
Una mostra di Gerda Taro e Robert Capa a Barcellona nel 2011


«Gerda sapeva tirare fuori il meglio dagli altri, come accade quando ti innamori e provi energie nuove...», spiega la scrittrice, che con la fotografa ha in comune sia la nazionalità tedesca che le radici ebree polacche. Eppure se Capa è entrato nell'Olimpo dell'arte, Gerda è invece rimasta sconosciuta ai più. Forse è anche per questo che la Janeczeck, che vive da 30 anni a Gallarate, ha voluto scrivere La ragazza con la Leica. Quasi fosse un atto dovuto per riscattare la giovane pasionaria e toglierla finalmente dall'immeritato oblio. «Era gracile ma si trascinava dietro la fotocamera, la cinepresa, il cavalletto, per chilometri, in mezzo a foreste e campi. - spiega la scrittrice - Scattava a raffica in mezzo all'inferno, portando sempre la sua piccola fotocamera Leica sopra la testa, come se la proteggesse dai bombardieri».

Helena ha raccontato la vita di Gerda, scegliendo un punto di vista ben preciso: quello di chi l’ha adorata incondizionatamente. Willy Chardack, innamorato di lei e testimone scettico della sua storia con Capa; l’amica di Lipsia, Ruth Cerf; Georg Kuritzkes, ex fidanzato di Gerda, impegnato politicamente nelle Brigate internazionali. Ma ciò che viene narrato nelle pagine del libro che ha sbaragliato i concorrenti del Premio Strega, è anche un invito a tutte le donne del nostro tempo. «Gerda - dice la Janeczeck - non si è mai sentita vittima del suo destino. Ha sempre saputo ciò che voleva e lo ha portato avanti con determinazione». Ecco perché rispecchiarsi in lei significa ricevere la sua instancabile forza e quella capacità di vivere la vita con fiducia. Sempre e nonostante tutto.