Mostri meccanici, creature visionarie e dinosauri cinematici invadono le sale del padiglione Aeronavale del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano.

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Strandbeest, Animaris Umerus di Theo Jansen

Sono le opere mastodontiche dell'artista olandese Theo Jansen, conosciuto in tutto il mondo per le sue gigantesche installazioni cinetiche Strandbeest (“animali da spiaggia”), creature ibride dall’aspetto zoomorfo che si muovono sfruttando la spinta del vento. Arrivano in Italia per la prima volta grazie a Audemars Piguet (sua è la main sponsorship), il contributo di Fondazione IBSA e KLM, il sostegno di Ambasciata e Consolato generale dei Paesi Bassi e il Mondriaan Fund. L'appuntamento con questi incontri ravvicinati del quarto tipo è fino a domenica 19 maggio, giorno in cui chiuderà i battenti la mostra Dream Beasts. Le spettacolari creature di Theo Jansen.

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Paolo Soave
Le installazioni di Jansen a Milano

Definito dalla critica “un moderno Leonardo da Vinci”, studi di Fisica applicata alle spalle, Jansen lavora al progetto Strandbeest da quasi trent'anni. Ma di cosa si tratta esattamente? Da dove provengono queste "bestie del sogno", che l'artista chiama semplicemente animali?

«Cerco di creare nuove forme di vita che possono vivere sulle spiagge, senza mangiare, perché si nutrono dell’energia eolica», spiega Theo. Le sue opere possono sembrare scheletri di animali preistorici o insetti XL. In realtà sono gigantesche sculture realizzate con tubi flessibili in plastica, fili di nylon e nastri adesivi.

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Paolo Soave
Le Dream Beasts a Milano

Nascono come algoritmi e non richiedono motori, sensori o tecnologie avanzate per spostarsi: si muovono grazie alla forza del vento e dell’aria caratteristiche della costa olandese, loro habitat naturale. Nel corso degli anni le Strandbeest si sono evolute seguendo un processo di selezione che ne fa quasi una nuova specie animale costruita dall’uomo. «Il confine tra creatività e ingegneria, tra arte e scienza, per me non esiste - ha spiegato Jansen - è molto sottile, infinitamente sottile».

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Paolo Soave
Theo Jansen

Ma lo scopo dell'esibizione non è quello di spaventare i visitatori, ma di invitarli a riflettere. Per tre mesi il pubblico avrà l'occasione di confrontarsi con i valori di innovazione e sostenibilità comunicati dalla ricerca dell’artista, passeggiando fra 13 maxicreature e ammirandone i movimenti che sembrano prodotti da animali usciti dall'ultimo Jurassic Park.

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Strandbeest, Animaris Siamesis, Theo Jansen


Le opere di Jansen hanno girato ogni angolo del pianeta. Hanno invaso l’Exploratorium di San Francisco, la Cité des Sciences e il Palais de Tokyo di Parigi, l’Art & Science Museum di Singapore fino ad Art Basel Miami, presentati a South Beach proprio da Audemars Piguet. «No, non mi considero affatto il nuovo Leonardo da Vinci - ha raccontato Jansen - Ma devo ammettere che il suo genio mi ha ispirato moltissimo. Soprattutto ha stimolato la mia immaginazione. Perché senza immaginazione, non c'è vita e gli artisti devono stimolare anche quella delle persone». Nulla da eccepire.