Tra i passatemi di fine estate, da qualche anno, c'è la partecipazione al Festival Intelligente. Al Festival Intelligente non si canta e non c’è gara. Al Festival Intelligente ci si va to see and to be seen (vedere e e sserevisti), ci si sforza di ascoltare il maître à penser della stagione, intanto si guardano sull’iPhone le recensioni sulle trattorie locali dove scovare il miglior formaggio di fossa e i famosi tortelli ripieni. E si fa un giro nell’immancabile mercatino freak-artigianale allestito a contorno.

Il Festival Intelligente, a un osservatore disattento, potrebbe apparire la kermesse dello snobismo. Eppure può fornire inaspettate istruzioni pratiche per la propria vita. Tipo il Festival della Filosofia che si tiene da qualche anno a Modena o quello della Mente a Sarzana, e che vede i suoi illustri relatori confrontarsi dal Gnòthi Seautòn (conosci te stesso) di Socrate all’Essere e Tempo di Heidegger.

Roba da addetti ai lavori, da pasionarie del pensiero, da Barbara & Veronica Berlusconi. Eppure anche tra le pieghe di argomenti così apparentemente ostici possiamo trovare soluzioni per gestire meglio alcuni aspetti della vita di coppia. La filosofia, mie care ragazze, può insegnare a farci discutere e ad imporci nelle discussioni (e chissà forse è anche per questo che Barbara &Veronica se ne pascono così abbondantemente).

E non ditemi chel’importante in una discussione non è avere ragione, ma cercare dispiegarsi e capire, sarebbe come credere quando una soubrette qualunque dice: «Voglio un uomo che mi faccia ridere ». Avere torto è una seccatura: a furia di dargli ragione (con il contentino che però voi sì che riuscite a capirlo meglio di qualunque altra) vi troverete a dare tali badilate alla vostra autostima che non sarete nemmeno più capaci di decidere in quale isola greca volete andare in vacanza. Nulla che non si possa risolvere grazie a un buon manuale di filosofia: Platone, Kant, Marx, Leibniz e Zenone sono in grado di risolvere, a vostro vantaggio, i più comuni tipi di litigio.

1.«TI SEI RICORDATO DI?...» E tu ricordati di Socrate: la fattispecie è la seguente. Voi sapete già che lui se ne dimenticherà, eppure gli assegnate il fondamentale compito di ritirare in tintoria il vostro abito preferito, indispensabile per la festa di stasera (o di pagare l’Esatri, se no vi pignorano la casa, o di comprare i preparati per la dieta tisanoreica che avete appena iniziato e che non potete assolutamente interrompere). Appena mette piede in casa gli chiedete con finta noncuranza: «Hai ritirato il mio vestito? » (o pagato l’Esatri). In realtà, voi che siete delle ragazze accorte avete già ritirato l’abito (o comprato per la dieta tisanoreica). Ma la sua défaillance vi serve per arrivare a dimostrare che LUI è scarsamente affidabile. Per non lasciarlo sgusciare tra mille giustificazioni e inchiodarlo alle sue responsabilità, sfinitelo con la maieutica socratica. Cioè una serie di domande semplici, la cui concatenazione porterà a una sola certissima conclusione: Lui non fa un beneamato e per fortuna che ci siete voi. E adesso fuori il grano per un altro vestito.

2.«HAI LETTO IL MIO FACEBOOK!?» Ripassati il Cogito e il Dubito di Cartesio. Ovvero: se lo ha fatto lui siete in una posizione talmente vantaggiosa che qualsiasi consiglio è inutile. Se invece siete voi a essere state scoperte, potrete avere qualche chance di vittoria in una discussone comunque difficile, rifacendovi al metodo Cartesiano.Cosa dice Cartesio? Che il dubbio, dato dalla conoscenza sensibile,può essere risolto attraverso l’azione del cogito, del pensiero razionale. Potremmo chiamarlo anche il Metodo del «ti scasso i coglioni su tutto perché dubito» e solo con l’apporto del pensiero razionale potrai indurmi ad avere fiducia nelle tue tesi. E siccome il pensiero razionale coincide con il logos, la parola, allora ho cercato risposte alle mie domande interrogandola tua identità di Facebook, sbirciando i tuoi amici e i tuoi post.A questo punto il vostro atto non solo non apparirà sconsiderato, ma risulterà perfino dovuto. E quasi quasi lui sembrerà un superficiale, appagato com’è dalla sola conoscenza sensibile. Masi sa, gli uomini... (ecc. ecc.)

3. «A CHE PENSI?», «A NIENTE» Ti serve Zenone: LEI sa già benissimo quale sarà la risposta, ancora prima di porre la domanda. Eppure non riesce a evitarlo. Ha bisogno di discutere per allontanare quel tarlo fastidioso: «E se non avessimo più niente da dirci?». Qui il punto su cui battere è: mi stai dicendo una balla, non è vero che non stai pensando a nulla, ma non vuoi dirmi a cosa pensi (perché pensi che non abbiamo più niente da dirci, vero?).Zenone e il principio di non contraddizione funzionano perfettamente per questa fattispecie. Dice Zenone: è impossibile che una stessa cosa sia e insieme non sia. Siccome il nostro cervello elabora dati in continuazione è impossibile non pensare a nulla. Si possono pensare delle grandissime vaccate, ma anche quelle grandissime vaccate sono pensiero. Per cui non si può pensare a niente. Se LUI lo sostiene, quindi, o non ha letto Zenone o pensa a cose inconfessabili: un’altra, se comprare Balotelli al Fantacalcio. E forse hai ragione tu: non avete più nulla da dirvi.

4. «MA QUANTO HAI SPESO!?» Provate Vattimo, Protagora e Leibniz: anche se sono soldi vostri vi sentite comunque una scialacquatrice,una fatua, una che potrebbe risollevare economie del Terzo Mondo, una che probabilmente affama interi villaggi comprando prodotti non certificati. Inutile dimostrare, etichette alla mano, che i vostri acquisti sono eticamente corretti. Vi servirà piuttosto schiacciarlo una volta per tutte, accusandolo di non essere affatto postmoderno.Per aiutarvi pescate pure da Vattimo e dalla sua teoria del pensiero debole, che accetta «il peso dell’errore», ossia del caduco, dell’effimero, che modella la nozione di verità sulla dimensione umana e non viceversa (un po’ come faceva Protagora quando diceva che «l’uomo è la misura di tutte le cose»). Secondo lui una sana dose di relativismo è la chiave per la democratizzazione della società, la diminuzione della violenza e la diffusione del pluralismo e della tolleranza. E che, perseverando nel suo atteggiamento lui finirà per essere tale e quale ad una delle monadi di Leibniz, specie di atomi spirituali,eterni, non scomponibili, individuali, che seguono delle leggi proprie e soprattutto tanto prive di interazione.

5. «E ALLORA, FALLO TU!» Utilizza Kant (ricordi? La legge morale, cielo stellato etc... ): la maggioranza degli uomini si spreca assai poco nel ménage, ma è convinta di sapere benissimo come bisognerebbe farlo. La maggioranza degli uomini pensa che LEI si stanchi troppo facilmente e che in realtà, se si organizzasse meglio, potrebbe fare tutto in un baleno e senza fatica. Per fortuna c’è LUI che può spiegarle come caricare la lavastoviglie nel modo corretto o rifare i letti senza fatica o i segreti dell’aspirapolvere. Come un direttore d’orchestra dal suo podio. Aspettate prima di sbottare: «Ma perché non lo fai tu, allora?» e ricordategli quanto scriveva Kant nella Critica della Ragion Pratica: «Ho imparato che la scienza è inutile, se non serve a mettere in valore l’umanità». Quindi innanzitutto la sua teoria non vale nulla se non è lui ad applicarla. Affondatelo poi parlandogli della legge morale e degli imperativi categorici, quelle norme che preesistono all’uomo e alle quali l’uomo è obbligato moralmente ad obbedire.Ora e solo ora potrete dire: «Fallo tu, allora».

6. «IL MIO, IL TUO» Quando i due difendono vicendevolmente oggetti o persone che appartengono al proprio cerchio d’influenza, per mettere in cattiva luce oggetti e persone dell’altro («Il MIO gatto lascerà anche peli in giro, ma non piscia per casa come il TUO cane». «I MIEI amici saranno anche invadenti, ma almeno sono simpatici, non come quelle morchie dei TUOI»). In questo caso invece di cercare la vittoria sull’altro sarebbe meglio avere un atteggiamento che aiuti a superare la dialettica mio/tuo. E Karl Marx è l’unico che può aiutarvi. La collettivizzazione dei mezzi di produzione, dice il filosofo di Treviri, fa sì che anche il prodotto finale non venga percepito come altro da sé generando alienazione.Ma sia il prodotto di una collettività, disinteressata al plus valore e al profitto. Certo, pensare che in fondo sua madre è anche vostra madre (Marx va oltre il concetto di famiglia in senso stretto) fa un po’ effetto. E forse è anche per questo che le dottrine socialiste-comuniste hanno zoppicato nella loro traduzione pratica.Certo è che alla domanda: «Siamo sicuri di voler mescolare vite, amici, animali, finché morte non ci separi?», nessun filosofo sa veramente rispondere.