«Si dovrebbe chiudere il web com'è ora. Abbiamo bisogno di regole per essere più tutelati»
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Scuola Holden
Christian Rocca. Giornalista, blogger e scrittore, è nato a Catania 51 anni fa. Editorialista deLa Stampa, è stato corrispondente dagli Stati Uniti per Il Foglio e ha diretto IL, magazine de Il Sole 24 Ore. È in libreria con Chiudete internet. Una modesta proposta (Marsilio).

«Internet è la più grande innovazione della nostra epoca. Ha cambiato in meglio la nostra vita, l’ha arricchita e ci ha dato possibilità di conoscenza incredibili. Su questo non si discute. Ora però è arrivato il momento di fare un bilancio di questa grande rivoluzione che abbiamo vissuto negli ultimi 15 anni. Prima di tutto bisogna essere consapevoli che mancano ancora delle regole. E che è ancora tutto in mano a pochi grandi colossi a cui abbiamo affidato le nostre vite in cambio di servizi indubbiamente straordinari. Non bisogna chiudere internet, ma chiudere internet come lo conosciamo adesso. C’è bisogno di un cambiamento, soprattutto del modello di business così come è pensato ora. Lo dicono anche i pionieri della cultura digitale. Lo stesso fondatore del web, Tim Berners-Lee, dice che allo stato attuale la Rete è inumana. Fornendo i nostri dati in cambio di conoscenza, ma ovviamente anche divertimento, abbiamo dato una chiave d’accesso alle grandi piattaforme che hanno il monopolio del digitale. È come stare in una di quelle gabbie per topi che usano gli scienziati, che guardano e osservano il comportamento delle cavie per poi dare degli stimoli al fine di modificare il loro comportamento. Noi siamo le cavie e i social network le gabbie. Non è più un gioco. Non possiamo far finta di niente. Nella storia è sempre successo. Per ogni innovazione di rottura, che ha cambiato il mondo e la società, a un certo punto si è sempre trovato il modo di mettere regole e paletti. Le nuove generazioni? Tocca a loro, adesso, cambiarlo in meglio».

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Laurence Dutton//Getty Images
«L’evoluzione non può essere ostacolata. Sta a noi cercare di non confondere vita offline e online»
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Talent Garden
Davide Dattoli. Bresciano, 28 anni, è il fondatore e Ceo di Talent Garden, il più grande network di coworking europeo focalizzato sul digitale. Il magazine Forbes l’ha appena inserito nella lista annuale degli under 30 più influenti d’Europa.

«Il problema oggi non sono le nuove generazioni, ma noi millennial. Siamo incapaci di gestire le nostre giornate sempre più frenetiche, non ci concentriamo più. Penso a riunioni di lavoro in cui non si ascolta chi si ha davanti perché si impiega il tempo a rispondere alle email per pianificare altre riunioni di lavoro. Per non parlare delle generazioni precedenti alla mia: sono quelle che fanno più fatica a staccarsi. Invece, i ragazzi dalla Generazione Z in poi sono molto più capaci di discernere tra la propria vita online e quella offline. Internet non può essere abolito, l’evoluzione del digitale è inesorabile.Bisogna invece lavorare sull’autocontrollo e su una nuova cultura digitale, per imparare a gestirlo. Altrimenti diventiamo delle macchine schiave delle notifiche. Questo deve cambiare. È il paradosso del nostro tempo: viviamo poco il presente e programmiamo cose future senza staccarci dalla Rete. Dobbiamo capire che nel futuro, anche quello più prossimo, il digitale non sarà più semplice-mente il nostro cellulare, ma un oggetto che entrerà a fare parte della nostra routine casalinga, come Alexa o Google Home, assistenti vocali sempre connessi e in continua interazione con noi. Ascoltano la nostra voce e rispondono ai nostri comandi. La vera sfida sarà l’evoluzione del nostro rapporto con il digitale. Dovremo imparare a gestire il nostro tempo, ma soprattutto le nostre priorità»