Sono passati 10 anni da quando Michael Jackson se n'è andato. Eppure lo si ricorda quasi sentendosi in colpa. Qualche pezzo sui giornali, qualche foto tributo sparsa qua e là. Ma senza fare troppo rumore, senza riaprire un libro che ancora provoca dolore. E' forse il primo caso nella storia della musica in cui una star planetaria, capace di stabilire record su record e di rivoluzionare il pop mescolando soul, funk e disco (Lady Gaga, Justin Bieber e il canale televisivo MTV non sarebbero stati gli stessi senza di lui), non venga celebrata quanto merita. Sì, perché la vicenda artistica di Michael Jackson è strettamente connessa a quella umana, macchiata dalle accuse di pedofilia, denunciate anche nel docufilm scandalo, Leaving Neverland uscito quest'anno sulla HBO.

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The King of the Pop durante un concerto

La questione è un grande classico: si deve per forza mescolare arte e privato per giudicare (e quindi onorare) un artista? I sospetti, seppur terribili, devono per forza spazzare via l'incredibile ruolo che Jackson ha avuto nella musica, il suo leggendario moonwalkin', i suoi strass, la sua voce imitatissima eppure inimitabile e i suoi primati (l'album Thriller è stato il più venduto di sempre con 100 milioni di copie)? Una cosa è indiscutibile: gli anni '80 e '90 sono stati soprattutto Michael Jackson, nel costume, nelle sonorità e nel modo di guardare la musica: basti pensare ai video clip di Thriller, Bad e Billie Jean e all'influenza che ancora oggi esercitano sull'immaginario di appassionati, cantanti, ballerini, registi e coreografi.

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Sono passati 10 anni da quando Michael Jackson se n'è andato. Ma il re del pop è ancora un tabù. Il suo nome viene accostato più alle sue controversie che per ciò che ha dato alla cultura contemporanea. Nonostante Fred Astaire lo definì "il più grande ballerino di tutti i tempi". Nonostante abbia inventato i videoclip musicali. Nonostante gli 8 Grammy vinti, i 30 dischi di platino e le quasi 40 settimane al primo posto del suo Thriller nella classifica di Billboard dei dischi più venduti dai tempi del Big Bang.

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Ma se queste regole valessero per tutti, se l'arte e il privato dovessero essere sempre plasmati in un unico metro di valutazione, non si dovrebbe più ricordare Caravaggio, pittore mitico che in vita però fu un assassino e un violento. Egon Schiele, artista sublime, accusato di pedofilia. O Leadbelly, uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi, che passò più tempo in carcere che sul palco a causa di aggressioni, evasioni e tentati omicidi. O ancora Benvenuto Cellini, orafo e scultore raffinatissimo, processato in Francia per risse, liti e sodomia e colpevole di tre omicidi. O, infine, Sid Vicious dei Sex Pistols, bassista tragico e maledetto, eroinomane senza speranza, sospettato di aver pugnalato a morte la sua fidanzata Nancy nell'ottobre del 1978.

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Una foto vintage di MIchael

L'attrice Judi Dench, 84 anni, leggenda del cinema brit, interrogata di recente sullo scandalo sessuale che ha coinvolto il collega Kevin Spacey ha detto: «Non approvo ciò di cui è accusato, ma sarebbe il caso di separare il giudizio sul suo comportamento da quello della sua opera». Cara Judi, dovresti saperlo, viviamo tempi di ipocrisia dove vale tutto e il suo esatto contrario. Dove la pornografia sul web è a portata di chiunque (minori compresi) ma se piazzi due capezzoli su instagram ti chiudono l'account. Un giorno sei un eroe, un giorno sei uno sfigato. Il tutto alla velocità della luce.

Sono passati 10 anni da quando Michael Jackson se n'è andato. E manca moltissimo.