Dovremmo guardare e riguardare di continuo le foto di Harold Feinstein scattate alla fine degli anni Quaranta a Coney Island. Sono rassicuranti come un ghiacciolo alla menta d’estate. Dovremmo ammirarle tutti i giorni, prima e dopo i pasti, grazie all’energia vitale che sprigionano. Soprattutto in periodi come quelli che siamo vivendo, incerti e dannatamente precari. Nei suoi scatti invece tutti sorridono, tutti hanno voglia di fare festa e perdersi in mezzo alla gente. Roba che oggi sembra quasi fantascienza.

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Harold Feinstein
Harold Feinstein Blanket Toss 1955

La storia di quel servizio è quasi banale. Era il 1949 e Feinstein non aveva ancora diciott’anni. Stava passeggiando con la sua fotocamera per la spiaggia più famosa di New York, quella raccontata mille volte da Woody Allen , quando alcuni ragazzi gli chiesero di scattare loro una foto. Alla fine ne è nato un reportage mitico, che ha giocato un ruolo fondamentale nell’iconografia moderna di Coney Island. Queste immagini, insieme ad altre, oggi sono di nuovo in scena alla David Hill Gallery di Londra per la mostra Boardwalks, Beaches and Boulevards, dopo l’interruzione provocata dall’emergenza sanitaria.

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Harold Feinstein
Harold Feinstein Guitar and Cigarette 1950

Il fotografo era nato proprio a Coney Island, che descriveva con gli occhi pieni di felicità come una sorta di isola del tesoro. “Era un luogo magico - ricordava - , pieno zeppo di portoricani, irlandesi, italiani e gente che veniva da ogni angolo del mondo. Era il posto di tutti e non c'era nessun biglietto da pagare”. Un misto incredibile di razze e ceti sociali, tutti accomunati dall'irrefrenabile desiderio di divertirsi. "La vita quotidiana era complicata, il cibo era ancora razionato a causa delle ingenti spese di guerra sostenute dal Governo americano, eppure c’era voglia di svago, di amore e divertimento", affermava l'autore. Nelle opere esposte a Londra c’è il sergente in uniforme che flirta con una signora un po’ attempata e c’è il macho a petto nudo con la sigaretta in bocca che suona la chitarra, si vede la zingara che gironzola attorno alla giostra e un gruppo di adolescenti che prende il sole, la giovane con gli occhiali da sole a punta che sorride raggiante affacciata all’ambia balconata del boardwalk e la coppia di innamorati. E’ un concentrato di joye de vivre in salsa yankee. Una versione statunitense di certi scatti di Jacques Henri Lartigue.

Classe 1931, Feinstein era indubbiamente un ragazzo prodigio. Basti pensare che iniziò a realizzare immagini a 14 anni. Mentre a 18 fu accettato nella Photo League, una cooperativa di fotografi di New York socialmente consapevoli i cui membri e sostenitori includevano Weegee e Richard Avedon. Un anno dopo, entrò nel Museum of Modern Art e presentò le sue opere al direttore della fotografia Edward Steichen, che acquistò due stampe per la collezione del museo e lo rese il più giovane fotografo ad avere un riconoscimento così prestigioso. A 24 anni era già stato protagonista di una mostra al Whitney di NY e tre anni dopo di un'altra al George Eastman Museum. Ma mentre molti dei suoi colleghi contemporanei cercavano angoscia, tristezza e crudo realismo, lui preferiva vedere la bellezza e la speranza del mondo.

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Harold Weinstein
Harold Feinstein Coke Sign on the Boardwalk 1949

La carriera di Harold sembrava dunque lanciata dritta nell’Olimpo. Ma la realtà fu meno luminosa. Alla fine degli anni Cinquanta, proprio nel periodo in cui nel mondo della street photography stavano affacciandosi stelle come Diane Arbus e Gary Winogrand, lui decise di lasciare New York e trasferirsi prima a Philadelphia e poi nel Vermont per fare l’insegnante. Non smise del tutto di scattare, ma lo fece nell’anonimato. Di lì a poco gli Stati Uniti sarebbero stati segnati dal dolore ed è come se lui, ottimista per natura e capace di elevare a forma di bellezza la normalità, lo avesse in qualche modo subodorato. Nel ’63 JFK sarebbe stato assassinato a Dallas,qualche anno più tardi il Paese si sarebbe impantanato nell'inferno del Vietnam, mentre alla fine del decennio avrebbe perso definitivamente la sua innocenza con gli omicidi di Martin Luther King e Bob Kennedy.

Nel 2000, dopo mezzo secolo di silenzio assoluto, Feinstein tornò alla ribalta dopo l’improvviso successo di un suo libro dedicato ai fiori. Ma l'esplosione definitiva, come si conviene a certi grandi (da Vivian Maier allo stesso Lartigue), arrivò dopo la morte, avvenuta nel giugno del 2015. Proprio in quell'occasione il New York Times gli rese omaggio definendolo uno dei maggiori artisti che hanno saputo raccontare la vita degli statunitensi.

“Chiunque abbia la fortuna di avere tra le mani un’opera di Feinstein, - ha scritto sempre il quotidiano della Grande Mela - sa cosa il mondo ha perso. Le sue istantanee sono veri e propri capolavori”. E noi ovviamente condividiamo. E rinnoviamo l'invito a chiunque, soprattutto nei momenti più malinconici, di andarsi a ripescare le foto di Feinstein a Coney Island. Hanno l'effetto di un balsamo.