“Questa è la storia delle donne che sentono la musica nelle loro testa, del suono radicale dove una volta c'era silenzio, di sogni resi possibili dalla tecnologia”. Inizia così, con la voce narrante della compositrice Laurie Anderson, Sisters with transistors, nuovissimo documentario di Lisa Rovner che introduce dieci di queste donne incredibili (Clara Rockmore, Delia Derbyshire, Daphne Oram, Eliane Radigue, Bebe Barron, Pauline Oliveros, Maryanne Amacher, Wendy Carlos, Suzanne Ciani, and Laurie Spiegel) e utilizza materiale sonoro e video d'archivio per raccontare l'affascinante storia di come hanno influenzato quello che oggi è uno dei generi musicali più diffusi.

Il film cerca di riscrivere la storia della composizione musicale che ha lasciato nell'ombra queste artiste di successo - pochi conoscono Delia Derbyshire, ma chi non saprebbe fischiettare l’iconica sigla di Doctor Who? - per il semplice fatto che si è sempre pensato all'elettronica come un affare “maschile”. Certo, i primi suoni della musica elettronica sono stati creati sfruttando la tecnologia militare e senza dubbio l'origine ha contribuito nel perpetuare lo stereotipo di musica muscolare. Un esempio lampante è il vocoder: anni prima che raggiungesse l'apice del kitsch con Cher e quella domanda robotica ma esistenziale (“Do you believe in life after love?”), era solo un dispositivo inventato per lo spionaggio.

Queste artiste si avvicinarono alla musica elettronica quando solo l'idea di una compositrice donna era di per sé controversa. I computer, che allora avevano l'aspetto di mostri cubici e grovigli di cavi, erano nelle mani delle banche e dei militari, non erano visti come oggetti per la sperimentazione musicale. Meglio ancora, comporre con i computer, oltre a garantire libertà creativa, dava alle donne un accesso diretto al pubblico ignorando tutto il sistema di distribuzione convenzionale - le radio, le sale per i concerti, le case discografiche - gestito generalmente da uomini. Una sorta di farm-to-table discografico decenni prima di Basecamp.

In mani femminili una macchina per i calcoli diventava viva, calda, sensibile, comunicativa. “Non puoi suonare l'aria con i martelli, devi suonare con le ali di una farfalla” dice Clara Rockmore al suo interlocutore che goffamente cerca di capire come funzioni un Theremin. Di uomini confusi in questo film se ne incontrano diversi, ma solo per poco. Ci sono soprattutto le donne, con una varietà di personalità, look e attitudini, tutte intente a spostare leve e girare manopole per convocare la musica nella loro testa. Sisters with transistors racconta una storia della musica elettronica diversa, che suscita stupore senza insistere sulla retorica delle guerra tra i sessi e celebra invece quanto la tecnologia possa essere liberatoria e mandi in tilt le strutture di potere. Il documentario è così svelto che si ha l'impressione sia solo un assaggio di qualcosa di più grande da indagare, ma è coinvolgente, a volte imprevedibile, in pratica carta moschicida per gli appassionati di storie dimenticate.