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Inquinamento, guerre e bracconaggio: il National Geographic Photo Contest ci dà uno sguardo più conscious

Nelle foto vincitrici: un cimitero di auto, una bambina che cerca sollievo dal caldo dentro la vaschetta a forma di papera, due rinoceronti a cui è stato reciso il corno

Di Anna Carla Zucca
national geographic photo contest
Photograph by Todd Kennedy

Sono stati annunciati i vincitori del Nationa Geographic Photo Contest 2018, per le categorie Places, Wildlife e People, e il vincitore assoluto, lo scatto Unreal di Jassen Todorov. Alla quinta edizione, il concorso ha raggiunto più di diecimila partecipanti. Le foto vincitrici provengono da ogni parte del mondo, un puzzle di quello che accade intorno a noi, anche dove lo sguardo non arriva. Pur non seguendo un tema preciso, gli scatti selezionati, raccontano problemi importanti come il riscaldamento globale, l'inquinamento, l'impatto della tecnologia nelle zone più arretrate, lo sfruttamento senza freni delle risorse naturali, il bracconaggio. L'immagine che ne esce è sconsolante. Ciò che noi possiamo fare è conoscere le storie, far sì che questi scatti, non passino inosservati.

1

Unreal, Jassen Torodov (Grand Prize)

national geographic photo contest
Photo by Jassen Todorov

Stiamo sorvolando il deserto del Mojave, in California, e sotto di noi si stendono per chilometri migliaia di Audi e Volkswagen lasciate in una sorta di cimitero, ad arrugginire tra raffiche di vento e sabbia, proprio accanto all'aereoporto Southern California Logistics. Le auto sono quelle ritirate dal mercato in seguito allo scandalo Dieselgate del 2015, scoppiato quando la U.S. Environmental Protection Agency ha denunciato la manomissione nei modelli diesel di Audi e Volkswagen, prodotti tra il 2009 e il 2015. Grazie a un software, infatti, le vetture producevano più sostanze inquinanti rispetto al limite imposto dalle normative ambientali sulle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e di contaminazione da gasolio. Se la pessima qualità dell'aria che ne deriva è una delle principali cause di malattia, un secondo problema si presenta nello smaltimento delle vetture in sè. Jassen Torodov spiega che con foto come questa spera che "diventeremo tutti più consapevoli e più attenti".

2

Road to Ruin, Christian Werner (Terzo posto, Places)

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Photo by Christian Werner

La foto è stata scattata a Homs, in Siria, dal tetto di uno dei tanti edifici sventrati e ancora pieno di trappole esplosive. A 8 anni dall'inizio del conflitto siriano, con un attenzione mediatica a picchi e vallate, il fotografo Christian Werner ha intrapreso un viaggio per documentare la situazione attuale delle principali città. Questo è ciò che rimane: macerie. Homs nel 2011 è stata uno dei principali centri della rivoluzione, con manifestazioni da migliaia di persone contro il regime di Assad. Dopo l'assedio e la riconquista da parte dello Stato, ad Homs, come in altre città siriane, è iniziato un dopoguerra, nonostante questa non sia propriamente finita. La popolazione cerca lentamente un ritorno alla normalità, ma i mezzi per farlo scarseggiano, mentre la povertà abbonda. È così che, come rivelano diversi reportage, sta dilagando un giro di prostituzione, che coinvolge soprattutto ragazzi e bambini.

3

A New Look, Alison Langevad (Terzo posto, Wildlife)

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Photo by Alison Angevad

La riserva dello Zimanga si trova in Sudafrica ed è studiata per offrire ai fotografi di Wildlife le migliori opportunità. Quando Alison Langevad si è appostata in notturna per immortalare gli animali alla pozza, racconta di essere rimasta incantata nel vedere due esemplari di rinoceronte che si spalleggiavano, immobili e silenziosi, per individuare eventuali pericoli. Quello che non si aspettava è stato il dolore nel vedere che ai due esemplari era stato reciso il corno. Non da bracconieri, ma dagli stessi gestori della riserva. La rimozione chirurgica del corno viene fatta come prevenzione estrema, per renderli meno interessanti agli occhi dei cacciatori. Il traffico di corni è la principale causa della decimazione degli esemplari, secondo il Wwf, in Sudafrica, solo nel 2017 è stato ucciso un rinoceronte ogni otto ore. L'operazione chirurgica fatta preventivamente dai veterinari non è una soluzione definitiva, pur non essendo dolorosa per l'animale (accuratamente sedato) il corno ricresce, così come unghie e peli, riproponendo il problema.

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4

Sunday Best at Weekend Studio, Mia Collis (Primo posto, People)

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Photo by Mia Collis

David Muyochokera ha lavorato per 37 anni come fotografo nel suo studio, il Weekend Studio, a Kibera, una baraccopoli alla periferia di Nairobi. Fondali stravaganti, luce naturale e una clientela affezionata, David è stato un istituzione, fino a quando sono arrivati i cellulari con fotocamera integrata. Raccontandosi a Mia Collis ha spiegato come, dall'avvento dei cellulari più tecnologici, la richiesta di ritratti in studio fosse drasticamente calata, fino ad arrivare alla decisione di ritirarsi e tornare a vivere in campagna. Mia Collis, per evitarne la chiusura definitiva, ha deciso di prendere in affitto lo studio e usarlo come set per completare la serie fotografica Sunday Best a cui stava lavorando. Nei suoi ritratti, gli abitanti di Kiberia vestiti a festa, nel loro vestito migliore.

5

Roadside Motel, Todd Kennedy (Secondo posto, People)

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Photo by Todd Kennedy

Durante un viaggio on the road tra Sydney e Uluru, il fotografo Todd Kennedy si è fermato con la sua famiglia in un motel sulla strada, sul limitare della zona semi desertica. Lì, le temperature erano incredibilmente elevate per il periodo, fino a sfiorare i 40 gradi, con un atmosfera torrida e polverosa. Per questo Genie, la figlia del fotografo, è ritratta mentre cerca sollievo in una piscinetta di gomma, in bilico sul lavandino. L'Australia è una delle zone più a rischio per il cambiamento climatico. L'innalzamento delle temperature agisce infatti sulla Grande barriera corallina e sul livello dell'acqua. Il governo australiano ha anche recentemente respinto il rapporto del Comitato dell’Onu per il clima, rifiutandosi di eliminare gradualmente le centrali di carbone, nonostante sia uno dei pochi punti su cui agire per fare davvero la differenza e scongiurare un ulteriore aumento di 1,5 gradi. Cifra che, se oltrepassata, porterebbe a danni irreversibili.

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