E pensare che la Reggia di Versailles è nata da una condizione incurabile e dalla necessità di viverla nel modo più confortevole possibile. Luigi XIII di Borbone, il regnante di Francia nella prima metà del 1600, soffriva infatti di agorafobia, la paura degli spazi non familiari, e voleva un posticino tutto per sé, isolato, una casa per andare a caccia con le persone fidate. Non immaginava certo che quel rustico circondato da fossati di protezione, così semplice da essere soprannominato le château de cartes, il castello di carte, si sarebbe ingrandito a dismisura con i suoi discendenti, e sarebbe diventato uno dei palazzi monumentali più famosi e visitati del mondo. Un luogo intriso di storia e di leggenda che nell’immaginario collettivo viene associata soprattutto a Maria Antonietta, la consorte del re Luigi XVI che a Versailles ci ha vissuto tutta la vita da sposata. Qui la giovane regina teneva le sue feste sontuose e gli intrattenimenti di corte. Che lasciavano a bocca aperta gli ospiti ma, come si sa, facevano ribollire il malcontento nella popolazione, provata dalla fame e dalla povertà.

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Versailles, grandezza. Una delle informazioni più interessanti su Versailles riguarda la sua grandezza e la sua struttura. Non tutti sanno che la Reggia di Versailles è composta da tre edifici: Versailles, il Grande Trianon e il Piccolo Trianon, oltre ad altri piccoli edifici situati nella omonima città. La superficie totale è di 67.121 metri quadrati ma soltanto 50mila sono aperti al pubblico; oltre a questa vasta area bisogna considerare gli 800 ettari circostanti, di cui quasi la metà sono oggi coperti da un fitto bosco, ma che erano infestati quasi completamente da paludi malsane, quando Luigi XIII li acquisì con il mulino e la casa del mugnaio di Trianon per far costruire il suo buen retiro. La Reggia di Versailles nella sua versione definitiva contiene invece oltre 700 stanze, 2513 finestre, 352 camini, 67 scale e 483 specchi. I suoi tetti coprono circa 13 ettari di superficie. Un'altra particolarità della Reggia di Versailles è il numero di statue al suo interno ed esterno: sono 372 e ammirarle potrebbe portar via una giornata intera.

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Dopo la morte di Luigi XIII, che aveva già iniziato dei lavori di ampliamento, il regno passò sotto il figlio Luigi XIV, il futuro Re Sole, che aveva solo 4 anni. Per cui quel padiglione di caccia venne dimenticato fino a quando il giovane re (aveva solo 14 anni) non ci cominciò a farci qualche capatina a partire dal 1651, per andare a caccia. Decide di renderlo più comodo e lo affidò a un nuovo reggente. Una volta maggiorenne, Luigi comincia a cercare una reggia lontana da Parigi, sporca e invivibile, ben diversa da quella di oggi. Dopo vari tentativi di risiedere a Vincennes, A Saint-Germain-en-Laye e a Fointanbleu, e dopo aver sposato Maria Teresa d’Austria, Luigi optò per la riqualificazione (si fa per dire) del padiglione di caccia del padre. La leggenda stava per prendere vita.

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Reggia di Versailles, architettura. Luigi XIV ha quindi deciso: la sua reggia sorgerà a Versailles, nonostante le critiche della nobiltà e degli intellettuali francesi che la considerano una pazzia e una provocazione. Luigi ingaggia il miglior architetto dell’epoca Louis Le Vau, e 30mila operai. Solo questi, al tempo costarono 95 milioni di livres. Ma per tutto il progetto il re ne ha investiti circa un milione e centomila (le ricchezze e il potere di un presidente di oggi, come Macron sono irrisorie, in confronto a quello che aveva un re). Poiché vuole avere a disposizione tutti gli strumenti di governo, il re chiede a Le Vau di prevedere nel progetto due ali separate in cui ospitare i suoi ministri. Un’altra delle condizioni era il desiderio di suscitare l’invidia degli altri sovrani d’Europa. Il Re Sole voleva che i visitatori restassero abbagliati da cotanto sfarzo e lusso. Tuttavia, secondo un aneddoto del 1715, l'ambasciatore di Persia in visita alla reggia non si lasciò impressionare facilmente: “Che strani gusti ha questo re”, disse, “Ha fatto costruire una reggia immensa rovinando la prospettiva di un così bell’aranceto”. Ma si dovette ricredere quando vide la Galleria degli Specchi.

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A dare il loro contributo alla magnificenza della reggia hanno contributo anche degli italiani. Per realizzare i giardini il famoso architetto di paesaggi André Le Nôtre chiamò in aiuto la famiglia di ingegneri italiani Francine, che si occuparono della parte idraulica delle numerose fontane e furono poi gli "Intendenti delle acque e delle fontane di Francia" per lungo tempo. La prima festa che il Re Sole ha dato in questa grande e nuova residenza risale al 18 luglio 1668 e proprio come si fa ora con gli eventi in discoteca, aveva un nome: Grand Divertissement Royal de Versailles. In quell’occasione, il re presentò anche la sua nuova amante, Madame de Montespan. I lavori proseguirono però con la costruzione dell’Enveloppe, l’edificio che circonda il castello e il tutto proseguirà dopo la morte di Le Vau con l’architetto Jules Hardouin-Mansart che realizzò la parte più grandiosa, in pietra e di concezione italiana. Per espandere la reggia e per fare spazio alle residenze che i nobili si facevano costruire intorno per non allontanarsi dalla corte, fu addirittura necessario radere al suolo il villaggio di Trianon. Più avanti, verrà stravolto anche il progetto iniziale del giardino per fare spazio alla Galleria degli specchi (357 in tutto). Fu realizzata da artigiani veneziani, e siccome a quel tempo Venezia deteneva la formula segreta per la fabbricazione dello specchio gli operai emigrati vennero condannati a morte per averla esportata in Francia e non poterono fare ritorno. Curioso e significativo notare che le stanze del re e quelle della regina si trovavano praticamente agli antipodi, l’uno a nord, l’altra a sud.