Costiera Amalfitana, il viaggio che non si dimentica. Costa d’Amalfi, il mito degli anni ’60. La data sul passaporto di Nadia al suo primo ingresso in Italia esattamente 60 anni fa, era il 4 giugno del 1957. Aveva organizzato quella vacanza insieme a Pat, come premio di laurea. Ora lavorava alla farmacia di Boots a Regent Street, di fronte c’era un’agenzia di viaggi ed era andata lì ad ispirarsi per il suo primo viaggio in Italia. The Amalfi Coast, sarebbe stata la sua destinazione. Nella lista degli hotel suggeriti l’aveva colpita la descrizione del Santa Caterina: un po’ fuori il borgo di Amalfi, a picco sulla scogliera.

Arrivare in costiera è sempre stato un viaggio nel viaggio. Una volta a Napoli si era solo a metà dell’opera. Poi le opzioni erano due, lo sono tuttora. Procedere in auto verso Sorrento, superare Positano e approdare da nord. Oppure continuare in treno verso Salerno e da lì in autobus superare Minori e Atrani, per approdare ad Amalfi da sud. Lei e Pat avevano scelto la seconda opzione. Durante il viaggio avevano avuto anche il primo impatto con quella che Nadia chiama ancora ‘l’eccitabilità’ degli italiani. In treno si erano assopite dal gran caldo ed erano state svegliate di colpo da una serie di urla e scompiglio di cui non si capiva ragione, per poi apprendere che qualcuno, assopito nel gran caldo come loro, non era sceso alla sua stazione e aveva dunque proseguito. Strana ragione per agitare tanta gente tutta insieme, si erano dette.

A Salerno invece, si erano viste strappare di mano i bagagli da un signore al grido di Amalfi! Amalfi! e le poverine avevano preso a corrergli dietro temendo un furto, anche quello leggendario, nei racconti britannici delle avventure italiane. Per scoprire invece di lì a poco, che si trattava di un portantino, volontario quanto zelante, il cui compito altro non era che condurle alla biglietteria del prossimo autobus in partenza per Amalfi, e avanzare per questo, legittima richiesta di mancia.

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Courtesy Leading Hotels
Hotel Santa Caterina Amalfi

Nadia racconta che arrivarono ad Amalfi nel tardo pomeriggio, quando tutto è più fresco e l’aria all’imbrunire promette di quelle serate magnifiche a guardare le stelle, magari con un foulard a coprire le spalle. Durante il percorso in costiera, gli scorci di panorama mozzafiato che si paravano improvvisi ad ogni curva, erano attimi di stupore in sequenza continua. Avevano fatto tappa a Vietri sul Mare, poi a Cetara e infine a Capo d’Orso, il promontorio da cui osservare tutto intorno, e tutto intorno preannunciava la visita di un posto unico al mondo.

L’atmosfera al Santa Caterina era discreta e accogliente. La pensilina liberty con la corona in vetro ocra dava all’ingresso un’eleganza d’altri tempi, la terrazza a sbalzo sul mare incorniciata dal pergolato di bouganville, catturava la vista, e da lì il panorama si apriva in un abbraccio ineguagliabile. Di qua la costa frastagliata, già tutta blu come succede a quell’ora, disegnava l’emiciclo fino a Salerno e oltre, a Punta Licosa. Di là, la linea d’orizzonte tra cielo e mare, sembrava curvare leggermente, quasi a seguire il globo terracqueo. Nadia sarebbe rimasta lì con Pat solo pochi giorni. Non sapeva che sarebbero bastati a cambiarle la vita. Quella sera vollero cenare in terrazza, nulla poteva concludere meglio la giornata di viaggio. Antonio e il suo amico Mario frequentavano abitualmente il Santa Caterina e fu inevitabile notare la presenza delle due ragazze inglesi nuove arrivate. La storia dei 60 anni successivi è fatta di viaggi tra Londra e Amalfi passando per Parigi, Torino e altrove. Nadia e Antonio si sposarono dopo 2 anni di incontri rubati e tante lettere.

Per Nadia da allora non c’è estate senza Amalfi e il Santa Caterina, anche oggi che Antonio è mancato, ci torna, da sola o in compagnia di qualcuno dei loro cinque figli.

Quel luogo è come un villaggio racconta, un labirinto dentro e fuori, ci si perde a passeggiare all’ombra dei limoneti verso lo chalet, e tra i giardini sulla scogliera. È un villaggio perché si svolge su più nuclei diversi , tra loro collegati nel tempo, man mano che il vecchio albergo degli anni Venti è cresciuto, dall’edificio storico su strada a Villa Santa Caterina più giù, fino al Rosso, le residenze esclusive più appartate. La vegetazione è rigogliosa come ai tropici, curatissima in ogni foglia, non ci trovi un granello di polvere! I sentieri incrociano terrazze e anfratti a picco sul mare, ricordano angoli dei giardini storici di Ravello. Stare qui è riconnettersi con la parte più profonda di sé, la natura e il suo silenzio fanno il resto. In tanti anni ho cambiato camera ogni volta, e ogni volta è stato come cambiare vacanza e restare sempre con una grande famiglia. Ogni ambiente è diverso dall’altro con una sua propria atmosfera ispirata allo scorcio di scogliera in cui si trova. Molti dei dettagli d’arredo sono pezzi antichi di famiglia, si fa presto a sentirsi a casa, qui l’accoglienza mediterranea ha un calore speciale, l’intuitività innata e l’umorismo solare sono contagiosi. Di quel viaggio Nadia ricorda le escursioni mattutine ad esplorare la costa dall’alto da Furore, a Tovere, San Lazzaro, poi Bomerano, Pianillo e Campora fino ad Agerola dove sostavano per i pranzi frugali e il buon vino nel pieno della foresta verde. Si andava a prendere il fresco nella Valle delle Ferriere di Amalfi, o lungo la valle dei Mulini a visitare le Cartiere. All’epoca quelle erano escursioni lunghissime tutte a piedi, o con mezzi di fortuna. Oggi tutto è raggiungibile in pochi minuti, ma il piacere di inerpicarsi su per i tornanti anche in auto, è ripagato dalle viste a perdita d’occhio, vale il viaggio.

Nel tempo Nadia è diventata amica di Giusy e Ninni Gambardella le due sorelle uguali e opposte, cervello e anima della residenza più amata in costiera, fin dal primo nucleo fondato dal nonno Giuseppe alla fine dell’800. Ascoltare i loro racconti è conoscere la vita di questi posti in una miscela magica di storie quotidiane di chi ci abita e storie di chi è passato da qui per pochi giorni, rimanendone stregato per sempre. Giusy racconta di Roberto Rossellini che adorava il casino da caccia a strapiombo sul mare, quando ancora era un rudere e lui ci andava ad isolarsi, dormiva su un materasso a terra, nelle notti turbolente tra l’amore finito con la Magnani e quello appena sbocciato con Ingrid Bergman. Oggi Quello è lo Chalet Giulietta e Romeo, un nido affacciato sul mare con un balconcino tondo, ambitissimo da coppie in honeymoon da tutto il mondo. Racconta di Elizabeth Taylor and Richard Burton che di giorno passeggiavano innamorati tra i limoneti, e di notte bisticciavano tra urla e bicchieri rotti. Di Angelina Jolie Giusy ricorda di quando appena arrivata per il set di Mr e Mrs Smith, Brad Pitt le fosse totalmente indifferente. Avevano due suite adiacenti ma separate, ma dopo una settimana ne occuparono una soltanto, la loro storia è nata qui. Carmela e Giusy raccontano dei divi di Hollywood con la stessa ammirazione e naturalezza con cui parlano del giardiniere insostituibile, del bagnino storico, lì da loro che era ragazzino, da più di 40 anni, o del magnate arabo che avanzò offerta per acquistare l’intero hotel ad una cifra da capogiro, che nemmeno solleticò le due sorelle. Per loro i capi di stato arrivano qui con tutti gli onori in grande parata ufficiale, ma dal momento in cui entrano nella vita amalfitana del Santa Caterina sono ospiti normali come tutti. Così come lo è stata Ilary Clinton in fuga vacanziera con la figlia, dal G8 di Napoli, a suo agio fin dal primo giorno, tra scialatelli, mozzarella e delizie al limone.

Nulla al Santa Caterina si concede allo spettacolo artefatto, nulla urla al compiacimento o alle mode del momento, disposte a tutto pur di attrarre nuovi follower. Stare qui è come vivere l’essenza della vita in costiera, è un ritorno al ritmo lento, al lato umano delle cose, per il paesaggio, per la gente e lo stile di vita che le persone qui comunicano, spesso senza nemmeno saperlo.

L’empatia del primo incontro con Carmela e Giusy, per Nadia ha oggi un valore che va oltre il tempo. Tornare al Santa Caterina è nutrire un’amicizia tra donne romantiche e rivoluzionarie che hanno fatto delle

proprie passioni lavoro e ragione di vita, con l’eleganza di chi sa tenere regia dietro le quinte, senza che sia necessario apparire alla ribalta.

Appena fuori il trambusto turistico di Amalfi c’è un angolo di costiera che ci aspetta. Oggi come allora, da qui si parte per passeggiate indimenticabili al Sentiero degli Dei, o perdersi nei vicoli del borgo medievale. Magari regalarsi una sosta in piazzetta accanto alla scalinata del duomo, per l’aperitivo social da Pansa, nel tempio di dolci e delizie. Si parte da qui per un bagno al fiordo di Furore, o una visita su in cima ai giardini di Ravello, alle ville Cimbrone e Rufolo, sulle orme di Wagner e Greta Garbo. Oggi come allora di sera si torna al Santa Caterina per la cena in terrazzo, è il momento più atteso in cui respirare tutto il bello del giorno, nel silenzio che solo la costiera può dare.

IMPORTANTE: Il Santa Caterina è parte di The Leading Hotels of the World, una società che e rappresenta i più prestigiosi e raffinati hotel del mondo. Dal 1928 il gruppo conta 430 hotel e 25 uffici nelle principali città del mondo e sede principale a New York. Gli hotel vengono selezionati e valutati in base ad altissimi standard di qualità ed unicità, in base al legame speciale con il territorio e all’autenticità con cui rappresentano l’essenza della destinazione.