Nel periodo più vigliacco dell’anno, al rientro dalle vacanze estive, le ciabatte e la tendenza a ciabattare stanno subendo un durissimo attacco mediatico (“Il turismo delle ciabatte fa male all’Italia. Non capiamo che il lusso fa bene a tutti e ci culliamo sul nostro bel mare” ha quotato Flavio Briatore sul Fatto Quotidiano ndr). Quella che segue è una breve apologia di queste straordinarie compagne di vita e di villeggiatura, così ingiustamente colpite, e delle otto principali categorie umane che rappresentano e a cui, volenti o nolenti, chi più e chi meno, noi tutti apparteniamo.

Primo: affermare che il turismo in ciabatte possa aver causato una diminuzione delle presenze sulle spiagge italiane è semplicemente assurdo. Incolpare l’eccesso di ciabatte di aver allontanato dei turisti è come dire che, se nelle nostre acque non ci sono più i tanti ricci di mare di una volta, il motivo è nel calo del desiderio da parte dei ricci. Del resto, proprio come la presenza di un ingente numero di camionisti, presso un dato punto di ristoro autostradale, indica la retta via all’automobilista affamato, così, da sempre, e in tutto il mondo, il numero maggiore di ciabatte indica la caletta, la spiaggia, il fiordo migliore. Anzi, se la qualità di una località marittima potesse essere indicata con un certo numero di iconcine, come avviene con le forchette per i ristoranti, quelle iconcine dovrebbero essere ciabatte. Del resto, le trovate proprio lì, parcheggiate a mo’ di tanti camioncini, all’accesso alla scogliera più ambita, una ciabatta dove l’acqua è più blu.

così come c’è una scarpa per ogni piede, c'è una ciabatta per ogni turismo

Secondo: condannare in toto il turismo in ciabatte significa non aver capito qualcosa di molto importante, sia per il mercato alberghiero in particolare che, in generale, per il nostro Paese e per la vita sulla Terra: così come c’è una scarpa per ogni piede, c'è una ciabatta per ogni turismo.

Terzo: se l’alternativa - metaforica o no - al turismo da ciabatta è l’accoglienza in babbucce modello Young Pope coronate d’oro, teniamoci strette le nostre infradito, e amen.

Nessuno tocchi le ciabatte. Disponibili ovunque, simbolo universale della capacità dell’uomo di accettarsi a partire da alcune delle sue parti più importanti, e a volte non ugualmente belle: la libertà e i piedi. Cosa sono le ciabatte se non pantofole da esterno, che rendono il mondo reale calpestabile con la stessa sicurezza e intimità con cui calchiamo il corridoio di casa? Le ciabatte sono il simbolo più riuscito dell’estate. Pelle e plastica, fisica e chimica, che si alternano, si intrecciano, si fondono e affermano una grandissima verità: in fondo, siamo fatti della stessa sostanza delle ciocie.

Bisogna essere sinceri e sapersi riconoscere, almeno una vacanza nella vita, in una di queste otto ciabatte modello.

L’infradito è un reality show in cui il titolare del piede viene sempre nominato

1. Il grande classico. La madre di tutte le ciabatte odierne è l’infradito. Il più grande merito estetico (e, al tempo stesso, il più grande demerito ergonomico) di questo tipo di calzatura è l’essere una rappresentazione perfetta dell’arte, o della vacanza media contemporanea: l’interruzione - più o meno armonica, più o meno dolorosa - del fluire della realtà mediante un innesto artificioso, non sempre in materiale morbidissimo che, in questo caso, si frappone tra le dita e il loro benessere. È tutta lì, la vacanza della maggior parte di noi, in quel misto di costrizione e sollievo, quell’alternanza scuola-lavoro di buoni propositi e di esiti spesso fantozziani. L’infradito è un reality show in cui il titolare del piede viene sempre nominato. Non fa mai troppo male, ma non è che faccia poi tanto bene. Colonna sonora ideale di questa ciabatta: il Tony Tammmaro di “Scalea Scalea / ma come mi arricrea / andare in vacanza / diece 'e nuie dint' a 'na stanza”. Località consigliata: qualunque spiaggia libera della provincia di Cosenza, possibilmente con ombrelloni non autorizzati piantati nel cemento armato. Perché l’infradito è un po’ l’abusivismo del ramo calzaturiero.

2. L’eccezione al grande classico. Ci sono ciabatte che non si indossano coi piedi. Il perizoma, ad esempio, è l’infradito del fondoschiena. Per le ragazze di un dato lungomare, non indossare un perizoma è una chiara ammissione di colpevolezza: l'autocertificazione, urlata ai quattro venti, di non avere abbastanza fiducia in se stesse, o in parte di se stesse. Per inverso, tutte le donne che indosseranno un perizoma, saranno necessariamente titolari di un sedere notevole, ovvero saranno riconosciute come tali, il che - oggi - è la stessa cosa. Dunque, tutte indossano il perizoma, soprattutto quelle che non hanno un bel sedere. Abbinamento canoro: “Sexy and I know it”, LMFAO. Località consigliata: Ostia Lido.

3. Lo zoccolo bastian contrario. Perfetto per i posti di mare in cui la musica è bandita: senza altoparlanti, senza dj, senza neanche i gabbiani (che si sono trasferiti tutti a Roma centro). Lo zoccolo Scholl’s in legno è l’unico che assicura al suo portatore il vantaggio di arrecare al prossimo un fastidio non solo visivo, come una ciabatta qualunque, ma anche acustico, garantito a vita. I più esigenti potranno contare sulle varianti nippofile, con o senza calzino bianco. Musica ideale: concerto brandeburghese di Bach. Località consigliata: Lido di Venezia o una qualunque biblioteca aperta a Ferragosto.

4. Il retrogrado diversamente fascinoso. Sulla piazzette giuste comanda ancora la ciabatta Fila vintage: blu con finiture in rosso o bianca bordata di muffa. I modelli con chiusura in velcro portano con sé residui di batteri, licheni, catrame, alghe e ricordi di vita vissuta o anche solo sognata. Progettata fin dagli ani ‘70 per essere menzionata in una hit dei Thegiornalisti, quando ancora Tommaso Paradiso non era neanche Tommy Purgatorio, nei pensieri dei suoi. Nostalgica prima ancora di essere passata di moda, non conosce ansia da prestazione se non in presenza di storiche milf di una generazione precedente. Sottofondo musicale: un brano a caso dalla colonna sonora di Call me by your name, con l’accortezza di skippare quelli troppo colti (vanno benissimo da Moroder in giù). Località consigliata: Forte dei Marmi, o altre località della Versilia in cui avete dato il vostro primo bacio, a Marina Suma, una notte che vi siete svegliati di soprassalto perché stavate sognando di essere diventati Jerry Calà.

Alla parola ciocie corrispondono le ciabatte dei propri nonni

5. L’autentico talmente autentico che disturba. Le loro maestà le ciocie. Ciascuno ha in cuor suo una definizione del tutto personale per queste ciabatte fuori dal tempo e, per questo, sempre attuali. I filologi faranno derivare il termine dagli antichissimi calzari che diedero il nome a una regione storica della provincia di Frosinone. Più spesso, qualunque forma fisica abbiano assunto nel tempo, alla parola ciocie corrispondono le ciabatte dei propri nonni, ereditate o riacquistate identiche, per tendenze vintage involontarie, nello stesso mercatino rionale dove le comprarono generazioni di antenati balneari. Musica ideale: best of tarantella. Località consigliata: Baia Domizia.

6. I mostri. Qui il campo è vasto e, più ci si allontana dalle proprie certezze, e più sono dolori. Si va dalle Crocs, che sono dei sabot talmente contro natura che rientrano d’ufficio tra le ciabatte, e gli è andata anche di lusso; fino a tutte le possibili devianze fashion delle Birkenstock. Eppure, niente è aberrante come le ballerine da mare in PVC, con zeppa e occhio di pernice, in cui ci siamo imbattuti quest’estate. Musica: Ivana Spagna, Il cerchio della vita. Località consigliata: Gallipoli (Salento low-brow).

il bello delle vacanze sbagliate, prima o poi, è che finiscono

7. L’eleganza del rimorso. I sandali gioiello, con le varie gradazioni di schiavitù che possono derivare dall’arrampicamento delle relative cinghie di cuoio sulle caviglie e, in alcuni casi, anche sulle gambe della portatrice, non del tutto sana. Però, vuoi mettere la soddisfazione di toglierle, cinghia dopo cinghia, oltre il dress code autoimposto, oltre la circonvenzione di coscia, la sera, una volta rientrata in stanza? Come per tante cose veramente brutte, il bello delle vacanze sbagliate, prima o poi, è che finiscono. Canzone: Minuetto in loop. Località consigliata: periferia di Porto Cervo.

8. La supremazia. Le ciabatte Supreme in serie limitata. Basti dire che hanno sostituito il remake delle Adidas a strisce bianche e blu nei desideri tanto degli influencer quanto degli influenzati. Musica: a palla. Località consigliata: The Ferragnez, the day after.