Sotto il porticato della Moschea di Yoff centinaia di uomini e donne, coperti da vesti bianche, invocano gloriosamente Allah. Si tratta della pratica dello Dhikr, un atto devozione tipico della cultura islamica, in cui mediante la ripetizione di una data formula, spesso cantata ed accompagna dalla musica, i fedeli raggiungono un coinvolgimento simile all’estasi.

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Alessandro Cinque

Le effigi, in cui al volto di Cristo è affiancato quello del Primo Califfo, adornano i muri delle abitazioni e degli esercizi commerciali lungo le vie di Yoff.

Siamo a pochi chilometri da Dakar, capitale del Senegal. Qui nel 1884 Sedyna Limamou Laye si proclamò reincarnazione di Maometto e Mahdi - la guida che secondo l’escatologia islamica si propone di liberare il mondo dal Male attraverso azioni e comportamenti ispirati ad un condiviso ideale di giustizia. La figura del Mahdi, seppur con differenti interpretazioni, unisce Musulmani sia Sciiti, sia Sunniti. Sedyna era un uomo del popolo, un pescatore dell’antica etnia Lebou che attraverso il suo messaggio di preghiera, uguaglianza sociale e purificazione dello spirito, raggruppò attorno a sé un vasto numero di fedeli.

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Alessandro Cinque

Uomini in riva al mare si dedicano alla lettura dei testi sacri;
La confraternita dei Layene trae le sue origini dai pescatori dell’antica etnia Lebou che vivevano lungo la penisola di Capo Verde.

Alla sua morte il figlio, Seydina Rouhou Laye, si proclamò Issa e cioè la reincarnazione di Gesù che, tornato sulla terra per la seconda volta, regna al fine di terminare l’opera di liberazione iniziata dal padre. Seydina Issa Rouhou Laye divenne il primo Califfo della Comunità Layene continuando l’opera di fondazione della Confraternita e determinando i principi religiosi che ancora oggi costituiscono la base del movimento.

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Alessandro Cinque

Ritratto di giovane donna in abito tradizionale.

Di Califfo in Califfo seguendo il legame dettato dal sangue, il messaggio dei Layene continua a essere diffuso e, sebbene non sia semplice stimare il numero esatto dei fedeli - le stime vanno da cinquantamila a oltre trecentomila - “questi sono in continua crescita; soprattutto tra i giovani, e non soltanto in Senegal” ci racconta Alima, una donna che incontriamo nel nostro viaggio. Per esempio in Italia, complici i flussi migratori attivi fin dagli anni Ottanta, la presenza Layene è molto forte in Toscana e Lombardia. Anche la nostra guida si chiama Sedyna ed è grazie al suo aiuto che riusciamo a comprendere il discorso del professor Baytir Ka, uno dei massimi esponenti della Confraternita, che ancora all’ombra del porticato della Moschea di Yoff, preso in mano il microfono senza indugio, sprona i fedeli a osservare con sguardo critico quanto quotidianamente accade nelle loro vite, invitando al racconto, al confronto, al dialogo.

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Alessandro Cinque

L’ora della preghiera: Grande Moschea di Yoff.

Le occasioni di preghiera per i Layene si trasformano frequentemente in momenti di discussione, al fine di rendere sempre più stretto il legame che unisce i membri della comunità. I principi di solidarietà ed uguaglianza animano l’operato dei fedeli: le tuniche bianche, oltre a simboleggiare purezza di spirito, impediscono alla ricchezza di rendersi manifesta e i più abbienti, attraverso donazioni anonime, contribuiscono a facilitare la vita dei meno fortunati. All’interno della Confraternita sorgono numerose associazioni che si pongono l’obiettivo di sostenere chi ha maggior bisogno, offrendo ai ragazzi in età scolare la possibilità di studiare (sia mezzi, sia supporto), aiutando chi è più adulto a trovare o a costruirsi il proprio lavoro, valorizzando il territorio e contribuendo a radicare un sentimento di apprezzamento per la terra e la cultura senegalese.

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Alessandro Cinque

Ritratto di un uomo in preghiera inginocchiato sulla sabbia di fronte al Mausoleo di Yoff

Sedyna, il nostro accompagnatore, è tra i fondatori di Xadra, un’associazione di volontari che offre servizi (tensostrutture, audio services, vendita di acqua purificata ed imbottigliata) in occasione di eventi, celebrazioni di matrimoni e feste religiose. Con i proventi raccolti, l’associazione aiuta chi non ha lavoro a intraprendere un’attività propria, fornisce i mezzi basilari per la sussistenza alle persone in maggiore difficoltà e permette ai più giovani e meritevoli di proseguire gli studi.

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Alessandro Cinque

Il documento mostra come il volto del Califfo Seydina Rouhou Laye contenga l’immagine di Cristo

Attraversando le vie dei tre principali luoghi santi, Yoff, Ndigala e Cambaréne, dove hanno sede le preminenti aree di culto, (a Cambaréne la prima Moschea del Movimento, a Ndigala un pozzo d’acqua miracolosa ricorda quando gli spiriti del bosco si avvicinarono a Sedyna Limamou Laye, a Yoff il Mausoleo che contiene le sue spoglie) immediatamente si percepisce un’atmosfera diversa. I distretti (non si tratta di vere e proprie città, piuttosto di quartieri apparenti alla periferia della Capitale) appaiono regolamentati da propri principi. È vietato fumare, non apprezzato che le donne camminino con capo scoperto o vesti troppo corte, tranquillità e silenzio dominano le strade, uomini in preghiera sono chini accanto agli usci, il bianco è il tono predominante che pervade abitazioni, mura e negozi. Le case hanno tutte la stessa altezza, impedendo, così, simbolicamente ed effettivamente, che chi è maggior possidente possa sfrontatamente sovrastare gli altri. Lungo gli edifici effigi colorate rappresentano scene di culto: in queste immagini sacre al volto del primo Califfo si affianca l’immagine di Cristo.

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Alessandro Cinque

Ritratto di un uomo in preghiera, di spalle

Un culto mistico del Creatore, l’accostamento tra principi religiosi islamici e cristiani, l’apertura e la tolleranza che caratterizzano la comunità aprono un ampio dibattito sulla Confraternita dei Layene. Per alcuni movimento ai margini dell’Islam, per altri appartenente al Sufisimo: tutto questo è un modello spontaneo di integrazione, in un momento storico in cui la frattura tra mondo occidentale ed universo islamico appare sempre più marcata? I cinque pilastri islamici si affiancano alla celebrazioni delle principali ricorrenze cristiane come il Natale e la Pasqua, i matrimoni misti sono frequenti e l’adesione per i nuovi membri alla comunità avviene senza particolari “intoppi”. Il rispetto per il ruolo della donna, da contestualizzare sulla base del contesto di appartenenza, è evidente già nel pensiero del primo Califfo, in quanto queste, insieme ai bambini, rappresentano il futuro del movimento.

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Alessandro Cinque

Le donne attendono l’arrivo del Califfo sotto l’ombra dell’ampio porticato della Grande Moschea di Yoff; Il Califfo offrirà loro consiglio e denaro.

In Senegal le confraternite religiose, delle vere e proprie comunità in cui identificarsi - sono quattro le principali: Murîdiyya, Qâdiriyya, Tijâniyya e Leyennes - hanno svolto un ruolo fondamentale, fungendo da collante sociale, aprendo il dialogo con il potere politico, favorendo la vicinanza tra popolazione e governanti - spesso molto distanti - e contribuendo a mitigare e combinare le differenti influenze che hanno caratterizzato il territorio.

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Alessandro Cinque

Terminato il momento di preghiera le donne rientrano dal Mausoleo di Yoff.

La commistione di razze e religioni che vi è nella penisola di Capo Verde - luogo pressoché corrispondente all’area urbana di Dakar - le influenze dei missionari cristiani e gli anni di colonizzazione francese hanno contribuito a gettare le basi inconsce che costituiscono il pensiero della Confraternita Layene, in questo caso aprendolo al Cristianesimo.

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Alessandro Cinque

Allestimento per cerimonia di matrimonio curato dall’associazione Xadra.