Lo ammetto, nel parlare del Giappone sono di parte. Ho una passione così sconsiderata per questo Paese che quando mi si è finalmente presentata, qualche anno fa, l’occasione di andarci per la prima volta temevo sarei rimasto deluso avendolo troppo idealizzato. L’esperienza invece confermò, anzi superò di gran lunga le aspettative. In quell’occasione il mio itinerario fu abbastanza classico: Tokyo, Kyoto, Nara, Kanazawa, con una tappa meravigliosa nelle isole di Naoshima e Teshima, due villaggi di pescatori nel mare interno di Setouchi, diventati nell’ultimo decennio un museo d’arte contemporanea a cielo aperto. Questa volta mi si presenta l’opportunità di un itinerario del tutto nuovo nelle sue tappe e nella modalità: un viaggio che da Nagasaki mi porterà a Tokyo via mare con una nave da crociera (la Costa neoRomantica di Costa Crociere), con piccole soste in località di solito meno battute dal turismo internazionale.
Vista dall’alto del monte Inasa Nagasaki brilla con le sue mille luci che si rispecchiano nelle acque del fiume Uragami. Da questa distanza la città sembra aver sanato le ferite che, più volte nel corso della storia, l’hanno lacerata profondamente. “Silenzio” è certamente la parola che più di tutte ripercorre il solco di queste cicatrici. Il silenzio spettrale che avvolse la città dopo l’enorme fragore generato dalla seconda bomba atomica il 9 agosto del 1945 e il silenzio a cui furono costretti per secoli i cattolici giapponesi (e i missionari arrivati da Spagna e Portogallo) quando il cristianesimo venne messo al bando gradualmente dal 1587. I kakure kirishitan erano appunto i "cristiani nascosti”, costretti alla clandestinità e a calpestare le immagini sacre per non essere scoperti e giustiziati. Il recente film di Scorsese Silence, tratto dall’omonimo romanzo di Shūsaku Endō, racconta proprio questa storia.
La mia visita al Nagasaki Atomic Bomb Museum è invece immersa nel piacevole frastuono generato da scolaresche di tutte le età. Ragazzi e ragazze prendono appunti, guardano con attenzione filmati e tabelle, si soffermano sgomenti davanti a immagini su cui è difficile far perdurare lo sguardo, ma allo stesso tempo nei loro occhi e nei loro gesti c’è la beata leggerezza di chi non è in grado di concepire nel proprio animo che certi orrori possano ripetersi. Da sempre importante porto commerciale, la “piccola penisola allungata” (è questo il significato di Nagasaki) è rimasta un luogo di contatto con l’Occidente anche durante il periodo di isolazionismo imposto al Giappone dallo shogunato Tokugawa tra il 1641 e il 1853. Il porto di Dejima, ricostruito integralmente con molti reperti dell’epoca, è la testimonianza del permanere degli olandesi della Compagnia delle Indie Orientali nel Paese anche negli anni di totale chiusura al resto del mondo.
Il mio viaggio verso Sasebo, dove mi imbarcherò alla volta di Tokyo, prosegue con una sosta a Kashima. In quest’area le attività più fiorenti sono la produzione di sake e la pesca e non è difficile riconoscere lungo la strada che porta qui allevamenti di ostriche e capesante. Passeggio tra basse case tradizionali in legno e giardini privati. Un sole autunnale gentile attraversa i piccoli viali invitando a sbirciare in qualche interno.
Per rilanciare il turismo i produttori di sake del villaggio hanno aperto le proprie distillerie al pubblico organizzando visite guidate e degustazioni. Nella strada principale un anziano signore tiene il conto dei visitatori prendendone nota su di un foglio di carta.
L’indomani, alle prime ore del mattino, arrivo al santuario shintoista Yūtoku Inari dove alcune ragazze in casacca bianca e lunghe gonne rosse si prendono cura della pulizia del luogo in attesa dell’arrivo dei primi visitatori e fedeli. La struttura principale è adagiata sulla montagna retrostante ed è sorretta da un ordinato intreccio di travi in legno, anch’esse colorate di un vivido rosso. Il percorso procede inerpicandosi nel bosco, tracciato qua e là dal susseguirsi di torii (le tradizionali porte d’accesso ai santuari) e piccoli altari. È in posti come questo che l’animismo giapponese si fa più che mai palpabile e ogni albero secolare, ogni singola pietra gioca il proprio ruolo in questa potente suggestione.
Il primo vero colpo d’occhio sul mare aperto avviene al Tenkahio Observatory. Da qui lo sguardo attraversa le numerose e verdissime isole Kujuku prima di potersi posare sull’orizzonte. Alle mie spalle, sul versante terrestre, lo spettacolo non è meno affascinante: coppie di ogni età passeggiano insieme attraverso i sentieri di un giardino di fiori cosmos. Cartoline giapponesi!
Mi imbarco a Sasebo con le prime luci della sera. A ospitarmi è la nave da crociera Costa neoRomantica che, dopo una tappa a Fukuoka con visita al Buddha gigante del tempio Nanzō-in, arriverà nella baia di Tokyo dopo un’intera giornata di navigazione. Di dimensioni contenute, la neoRomantica è un piccolo pezzo d’Italia che lambisce le coste giapponesi mi racconta Jimin Son, guest relation manager Costa, mentre passeggiamo lungo il ponte più alto della nave. Visto da qui il mare autunnale sembra avere un’altra consistenza. La luce radente del sole all’alba e la corrente disegnano sulle piccole onde motivi e texture che non sono molto lontani da quelli dell’artigianato tradizionale giapponese.
Alcuni colpi di sirena annunciano il nostro ingresso nella baia di Tokyo. Nonostante sia le seconda volta che visito la città mi ritrovo nuovamente e positivamente sopraffatto da tutto quello in cui mi imbatto lungo il cammino. Credo che Tokyo sia principalmente questo: una palestra per lo sguardo. Oltre 13 milioni di abitanti affollano una città in cui grattacieli, case tradizionali, grovigli di cavi elettrici, giardini, tabelloni pubblicitari luminosi, santuari, templi, strade sopraelevate, corsi d’acqua e cimiteri cittadini si intrecciano, si sovrappongono senza soluzione di continuità eppure tutto pare avere un perfetto equilibrio. Un’anarchia ordinata in cui la frenesia delle sale giochi e dei pachinko convive armoniosamente con la calma e la pace del Koishikawa Kōrakuen Garden, uno dei più antichi giardini della città risalente all’epoca Edo.
A Tokyo il viaggiatore più curioso, volendo, può ancora sperimentare quella sensazione di “estraneità” ottocentesca della scoperta di un luogo, quasi perduta dopo anni di globalizzazione, senza la necessità di raggiungere villaggi sperduti alla fine del mondo. Affamato dopo una lunga passeggiata adocchio un’izakaya (l’equivalente di una piccola osteria) ed entro. Realizzo subito che nessuno del personale parla inglese e che non ci sono immagini a corredare il menù completamente indecifrabile per me. Seduto al bancone, non riesco a vedere cosa stanno già consumando gli altri avventori per cui punto il dito su di una riga a caso del menù e ordino. Dopo qualche minuto il cuoco mi presenta una pietanza di carne dall’aspetto familiare. Con i miei pochi rudimenti di giapponese domando il nome di ciò che sto per mangiare e la risposta è hanbāgā. Ripeto la parola in mente più volte e non ci sono più dubbi: ho ordinato un hamburger! Ci guardiamo scoppiando a ridere dopodiché addento finalmente il mio esoticissimo e gustosissimo piatto.
Saluto Tokyo e le sue luci notturne dalle vetrate della Sky Gallery al cinquantaduesimo piano di Rappongi Hills. Nell’immensità che mi ritrovo di fronte provo a individuare i percorsi fatti, i luoghi su cui mi sono soffermato. Cerco con lo sguardo gli allevamenti di carpe vicino la stazione di Ichigaya dove i colletti bianchi pescano durante una pausa lavorativa o quella minuscola casetta solitaria nel quartiere storico di Taitō. Il consiglio che mi permetto di dare a chi volesse davvero entrare in simbiosi con questa città è quello di perdersi, lasciando che siano le cose e i luoghi a trovare voi, affidando i vostri passi un po’ alla curiosità e un po’ all’intuito. Tokyo saprà sempre sorprendervi.
HOW TO DI VIAGGIO
JNTO - Ente Nazionale del Turismo Giapponese
www.turismo-giappone.it
VOLO
ANA - All Nippon Airlines per info www.ana.co.jp/en/it/
LA CROCIERA IN GIAPPONE
Costa neoRomantica prevede diverse tipologie di crociera attorno al Giappone dai 5 ai 17 giorni con alcune tappe in Corea del Sud e a Vladivostok (Russia) per le traversate più lunghe. Tra i vari servizi offerti sulla nave, rinnovata completamente nel 2012, ci sono quattro ristoranti, una pizzeria, un’enoteca e la spa Samsara, un’area termale di 4.400mq su due piani con palestra, piscina per talassoterapia, sale trattamenti, solarium UVA, sauna e bagno turco. Tutte le info e pacchetti di viaggio su Costacrociere.it
DOVE DORMIRE
A Nagasaki: Hotel New Tanda, situato a pochi metri dal Nagasaki Seaside Park.
A Ureshino (nei pressi di Kashima): Ryokan Yūzen no Yado, albergo in stile tradizionale con tatami e onsen (terme giapponesi) privato.
A Tokyo: Keio Plaza Hotel, situato nel cuore del quartiere di Shinjuku, con oltre 1.400 camere, 15 ristoranti e 7 bar, è il primo hotel grattacielo costruito in Giappone. (www.keioplaza.com)