Kankō kōgai. Segnatevi queste due parole, perché presto vi si ritorceranno contro, turisti irrispettosi della pace altrui che non siamo altro. Quei gruppi chiassosi che imballano di pullman turistici le strade più belle delle città, implotonati tipo stazioni della processione turistica, non saranno più graditi in Giappone. La reazione alla maleducazione del turismo di massa nel paese è quella più dolorosa ed estrema di tutte: il blocco netto degli accessi ad alcuni dei siti turistici più struggenti del Sol Levante. Nessuna mezza misura. Molti dei luoghi più famosi del Giappone, eccessivamente stressati dalla presenza turistica e piegati alle false dinamiche della democrazia turistica, iniziano a tutelarsi negando gli ingressi ai gruppi di visitatori famelici e maleducati. Via libera invece ai singoli turisti in grado di comprendere la necessità di rispetto per la sacralità di certi luoghi. No, invece, a quella definizione di overtourism che abbraccia tossicamente la presenza di sciami ululanti di persone.

Nei posti da vedere in Giappone stanno erigendo severi cartelli che negheranno le visite ai gruppi numerosi responsabili del kankō kōgai, letteralmente “inquinamento turistico”. Se città di viaggio come Tokyo ne sono ancora immune, altre città ben più piccole sono sgomente dal flusso turistico. Come riporta Lonely Planet, nella prefettura di Fukuoka il tempio Nanzo-in a Sasaguri, dove orde di affamatissimi turisti approdano per ammirare la statua del Buddha sdraiato, ha esposto cartelli in dodici lingue dove avvisano cortesemente che l’ingresso è vietato ai gruppi di visitatori stranieri, aumentati in modo esponenziale negli ultimi dieci anni. Dopo aver sopportato di tutto da parte degli ineducati turisti (musica a tutto volume durante le preghiere, giochi nella cascata sacra riservata ai monaci buddisti, arrampicate sul tetto del tempio e via sacrilegando), i monaci hanno detto basta.

Divieto netto di accesso. I gruppi di visitatori, che siano stranieri o giapponesi non importa, non sono più i benvenuti. I singoli visitatori di qualunque provenienza restano invece sempre i benvenuti, fatte le debite proporzioni. Ma quello del tempio di Sasaguri non è un caso isolato, perché nella prefettura di Kumamoto il santuario di Yatsushiro-gu ha impedito l’accesso persino ai fedeli dopo l'invasione turistica esplosa nel giro di pochissimo, a causa del buon prezzo delle crociere che sbarcano nel piccolo porto. Una questione di capitalismo: i voli low cost per il Giappone, le navigazioni economiche, i weekend veloci hanno aperto le cateratte del turismo di massa, di conseguenza i viaggiatori attenti e rispettosi sono stati superati in numero da turisti ineducati.

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In vista di un grande evento come le Olimpiadi di Tokyo 2020, che porterà nel paese ancora più persone, il Giappone sta quindi cercando di tamponare gli accessi deviando e parcellizzando flussi turistici verso località meno note. La speranza è di evitare il sovraffollamento nei soliti luoghi, spingendo aree poco conosciute nel nome dell’autenticità giapponese. “Mentre la promozione del Giappone come meta turistica resta estremamente importante, siamo consapevoli dei casi di overtourism che hanno impattato alcuni luoghi in cui il numero di turisti stranieri è aumentato in modo significativo” hanno fatto sapere dall’agenzia. Nel solo 2018, riportano i dati ufficiali, i visitatori hanno superato per la prima volta i 31 milioni, facendo registrare il settimo anno di crescita consecutiva degli accessi. Che per le isole già densamente popolate del Giappone è stata un’esplosione sì positiva, ma fino ad un certo punto. Perché nei casi di overtourism così spudorato sono i residenti a pagare di più: si eliminano i riferimenti essenziali per il tessuto sociale pur di sostentare il turista mordi e fuggi. Botteghe e negozi di quartiere lasciano spazio a bar o ristoranti, i trasporti urbani vengono congestionati dall’afflusso turistico sempre negli stessi posti e sulle stesse rotte.

Le politiche di accoglienza turistica sono responsabilità delle amministrazioni locali e governative: l’alternativa proposta dal Giappone, che punta su zone meno nota da (far) esplorare, è una proposta sicuramente parziale che offre una soluzione semplice ad un problema complesso. La distribuzione più capillare dei turisti può scaricare la pressione sulle solite attrazioni turistiche che riassumono il viaggio in Giappone su Instagram, ma decongestionare e organizzare in modo intelligente i flussi è ben diverso. In Giappone ci stanno provando, il contenimento turistico è la prossima keyword sulla quale le amministrazioni devono intervenire. Ma la maleducazione del turismo di massa, fatto di persone che ignorano i basilari concetti di rispetto, educazione, correttezza resta un tema scottante per il turismo mondiale.