Al dito porta ancora lo zaffiro giallo, come gli aveva consigliato un bramino vent'anni fa. E aggiunge Alberto Giuliani, giornalista e fotografo (classe 1975), almeno per quest'anno non se lo toglierà. Ma ora che è il suo viaggio è finito, interpreta diversamente la profezia che gli gravava addosso e da cui era cominciato tutto: la voglia urgente di esplorare il futuro. I suoi viaggi e i suoi incontri - da chi congela i corpi per riportarli a nuova vita a chi maneggia il Dna per riparare e creare i viventi, da chi ha dedicato la sua vita agli umanoidi, da chi per salvare le foreste le racchiude in enormi scatole di vetro, a chi si prepara a lasciare la Terra - sono raccontati nel libro Gli immortali (il Saggiatore): un tuffo senza rete nell’avvenire.

Come ha scelto le realtà da esplorare?
Ho escluso tutto ciò che non aveva un supporto scientifico, tranne i bunker in America in cui sono capitato quasi per caso, spinto dalla curiosità. Per il resto ho indagato gli estremi di ciò che è già reale. Del nostro futuro prossimo. Perché, almeno in apparenza, la tecnologia è ciò che ci salverà, o che comunque ci caratterizzerà moltissimo.

Quindi la tecnologia ci salverà o no?
Io personalmente non ne sono convinto. Però sono ottimista, ho molta fiducia in chi verrà dopo di noi. Credo che ogni generazione sviluppi degli anticorpi rispetto al tempo che vive. Non so invece se il pianeta svilupperà degli anticorpi, o meglio se i suoi anticorpi ci saranno letali. Il pianeta soffocherà o si ribellerà, non ci sono alternative. Ma non penso finirà il mondo. Ci saranno enormi migrazioni legate al clima, magari delle aree si svuoteranno... Ma non era mia intenzione discutere di quello che accadrà o non accadrà. Mi sono posto come un essere umano qualunque che cerca di capire delle cose. E mi sono accorto che la domanda che accomuna tutti, chi studia il clima, la robotica, lo spazio, è come far sopravvivere l’uomo, come vincere la morte.

E ci riusciremo?
Questa domanda presuppone, secondo me, due risposte. Da un punto di vista scientifico, almeno per come la vedo io, sicuramente presto saremo in grado di allungare moltissimo la vita. Gli scienziati che ho incontrato mi hanno assicurato in più casi che la generazione di Ernesto, mio figlio, vivrà almeno fino a 120 anni. La questione è poi come faremo a stare tutti su questo pianeta. Da un punto di vista umanistico, invece, credo di no. La morte è necessaria alla vita. Non c’è profitto senza perdita, non c’è vita senza morte, dice il bramino. E credo che abbia ragione.

Quello che ha indagato, è un futuro per pochi?
È probabile, almeno in questa fase. Tutto quello che la scienza sta sviluppando al momento è elitario, ha dei costi molto alti. Però il mercato tende e vuole portarlo verso la massa. Se l'analisi del Dna - la prima sequenza è stata fatta negli anni 90 - costava due miliardi di dollari, oggi ne costa 500 e tra qualche anno ne costerà 200. Entro 10 anni negli ospedali al posto dell'analisi del sangue faremo quella del Dna. E se 30 anni fa poteva salvare poche persone, tra 30 anni potrà salvare tutti. Però sì, c'è un lasso di tempo in cui il futuro è per pochi.

Che cosa si aspettava di trovare?
Delle risposte. Ma ho trovato dei forse. Gli scienziati più credibili lavorano su teorie e ipotesi e cercano di confermarle. Rispetto a ciò che sarà è tutto un “può essere”, certo, molto circostanziato e pieno di numeri. E dove, invece, ci sono persone prive di dubbi, il punto è capire se si tratta di visionari o di pazzi. Il mondo del futuro è una terra senza regole, è come una corsa all’oro. Vale tutto e questo un po’ mi spaventa perché di mezzo ci sono anch’io, o meglio c’è mio figlio.

L’incontro che l’ha colpita di più?
I giovani astronauti che sognano Marte. Vivono con l’universo in testa, disposti a sacrificare la vita in nome della scoperta. Credo sia la misura più sincera e disinteressata (rispetto alle altre che racconto) di ricerca del futuro.

Non ha mai avuto la sensazione che stessimo superando dei limiti? I limiti sono fatti per essere superati, sono il primo a dirlo. E in generale non spetta agli scienziato occuparsi dell'etica. Non so, magari ci accorgeremo troppo tardi di essere andati oltre, ma questo è un dibattito molto complicato. E magari in alcune circostanze saremo noi per primi a decidere di superarlo il limite.

Tra i mondi che ha visitato quale sceglierebbe?
Forse quello della genomica, della modificazione del Dna, che è il più vicino - anzi ci siamo già dentro - ma è quello che non presuppone la morte di tutto il resto. Gli altri invece sottintendono una fine o un abbandono.

Non è che in nome del futuro ci stiamo perdendo qualcosa?
Il presente. Io sono andato lontano a cercare il futuro e mi sono perso mesi con mio figlio, con la mia famiglia.

Tutto sommato ce la faremo?
Direi di sì, perché anche dietro le ricerche scientifiche più folli ci sono esseri umani come noi. Credo che sarà proprio questa umanità (ed empatia reciproca) a salvarci. A tenerci a terra. Se mai dovessimo perderla - e l'intelligenza artificiale potrebbe essere una minaccia - allora inizierei a dubitare.

Che futuro si augura per i suoi figli?
La felicità, qualunque forma abbia. Che sia su un altro pianeta o in un altro corpo...

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Courtesy il Saggiatore

Gli immortali - Storie del mondo che verrà di Alberto Giuliani sarà in libreria dal 9 maggio (il Saggiatore, € 19) e sarà presentato al Salone di Torino sabato 11 maggio.