Questo viaggio in California inizia in una sala cinematografica a Milano. E finisce sullo schermo di un iPhone sul volo Sacramento San Francisco. A Milano ho smesso di respirare davanti a Free Solo, il film su Alex Honnold, primo umano che scala senza corda il massiccio dello Yosemite Park, El Capitan. Sul volo SMO SFO piangevo guardando su Netflix il documentario Dawn Hall, impresa monumentale di Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson sulla parete liscia come una bistecca de El Capitan. Stessa montagna, due tecniche differenti, due storie diverse e necessarie. Tra i due film sono andata a toccare con mano e osservare El Capitan dal basso verso l’alto. Perché il gigante di pietra che domina la Yosemite Valley è così alto che il collo implora pietà: va visto, lì c’è la storia dell’audacia dell’uomo e della perfezione di Madre Natura. L’arrampicata unisce vertigini e dolori, ma quando superiamo il Tunnel View per affiorare nella valle dell’arrampicata ci si trova in un villaggio dove magnesite, sogni e disciplina vanno di pari passo. Basta poco, l’impatto è fulmineo: dopo meno di un’ora arrivi alla conclusione che Yosemite, California, è una geolocalizzazione voluta da Dio, un luogo dove l’arrampicata moderna ha deciso di far commuovere. Per arrivarci, e per lasciarla a malincuore, c’è un viaggio che attraversa il Gold Country, un rally tra le miniere d’oro, villaggi rimasti ai tempi del Far West, colline verdi e oro dove l’erba scoppia sotto i piedi per il volere di sole e vento. Questa è una California che non ha quasi nulla a che fare con la 101, sensuale strada che collega San Francisco giù fino a San Diego e odora di granchio e crema solare. Qui si susseguono le Tuolumne, Sierra, Madera, Yosemite County, distretti dell’outdoor e di una vita alla ricerca. A fine 800, inizio 900, la ricerca era l’oro, pepite che portavano fortune a cowboy e domatori della pazienza. Oggi l’oro è in momenti alpinistici da commozione. Si può ambire ai risultati da eroi Marvel di Honnold e Caldwell? No, ma si può fare ciò che olandesi, irlandesi,italiani, tedeschi hanno osato una volta messo piede nel nuovo mondo: provarci e riprovarci. Fino a riuscirci.

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Stephen Lam




“Riuscirci” è quello che ti rimane addosso dopo ore di viaggio on the road in California iniziato nella Sacramento placida e polverosa di Joan Didion entrando da Enterprise e noleggiando una Jeep Wrangler (cliché dell’On the Road Usa? No, scelta vincente tra boschi e strade dorate). Poche ore dopo aver lasciato Sacramento la California cambia aspetto, ci spinge verso profumi di foresta, terriccio bagnato, pontili bianchi scartavetrati dal vento. Il primo pit stop è Bass Lake nella contea di Madera, una placida cornice di case spettacolari che si assicurano il front row sul lago e una natura da film di Wes Anderson (su tutti Moonrise Kingdom). Prenotate un giro in barca guidata da uno di quei teenager con la faccia da Kennedy e le Vans ai piedi che nel dopo scuola scortano i turisti. Domani potrebbe essere lui a salire El Capitan in una nuova sfida.

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Stephen Lam

Quando la luce diventa oro l’outdoor californiano è nelle chiacchiere davanti a un’ottima birra locale del Pines Resort a Basse Lake: i proprietari sono due coreani arrivati negli States negli anni Settanta con nulla in tasca. Oggi il figlio Mark Cohe è un americano dai tratti esotici fiero di raccontare quel nulla che è diventato tutto. Il resort, con chalet o suite montanine, sembra la location dei baci di Dirty Dancing (sì, anche se il film è stato girato fuori New York). Scegliete di dormire in una suite affacciata sul lago, tra camini e sanitari rosa confetto: qui il tempo si è fermato, fatelo anche voi. Chiunque pianifichi di andare in Yosemite ha un fine: vedere le sequoia. Guardare questi GGG (grandi giganti gentili) ovviamente è grandioso ma per chi ama toccare le cortecce millenarie opzionate un tour nella National Sequoia Forest in piena Mariposa County: meno turistica ha sequoie antiche che, a differenza del Sequoia Park in Yosemite dove riposa la Grizzly Giant, la più antica sequoia al mondo, possono essere avvicinate, osservate respirare, abbracciate senza che un pulmino di turisti attenda il prossimo selfie collettivo. Ci sono due ragazzi che, grazie all’idea di una moglie local molto tenace, hanno fondato un servizio, Sequoia Nevada Motors Sports: vi portano nelle viscere di questa foresta previo off-road. Il duo ha lanciato il business nell’estate del grande incendio del 2017 ma oggi è rifiorito, scottature a parte. Riuscirci vs Ostinarsi: 1 a 0. Natura chiama, uomo risponde: seguite la route 49 che collega i sogni di chi cercava l’oro in mezzo ai boschi: nel mentre potreste imbattervi in un ranger dal viso di Miss Mondo e la dolcezza di una coppia che a Mariposa ha aperto un ristorante, il 1850, dove mangiare le patate pasticciate più buone della California. Sì, la quota healthy losangelina passa in secondo piano tra le foreste ma non chiamatelo junk food, qui tutto è rigorosamente km zero e si deve assaporare con molta calma.

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Il Gold Country non è (solo) nei dettagli di pepite d’oro messe sotto teca (btw quella da record riposa alle Ironstone Vineyards a Murphys) ma è in quel colore che la California ha saputo domare anche davanti a incendi strazianti, come quello che nell’estate 2018 ha cambiato per sempre Malibu e che l’anno prima ha massacrato le foreste del Gold Country. Foreste che oggi riportano tronchi come pelli di coccodrillo coperte di pece. La Highway 140 che porta per e dalla valle di Yosemite - dove El Capitan si lascia osservare e scalare da un popolo di climbers ordinati che si muovono davanti a una cattedrale - è di quelle da guidare al tramonto con le ruote che disegnano curve docili. Abbassate il finestrino e lasciate asciugare i capelli ancora bagnati per gli spruzzi ravvicinati della maestosa cascata Vernal - raggiunta previo trekking sull’omonimo trail. Questo è uno di quei momenti a cui tornare quando tutto nella nostra vita sembrerà andare a rotoli.

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Stephen Lam


Al mattino quando per il quarto giorno consecutivo indosserete leggings, t-shirt e scarpe da trekking avrete capito che anche le valigie in California sono chillax. Non c’è bisogno di altro, questa è la patria dei layers, letteralmente stratificare, praticamente: liberi di cambiare idea e tornare al punto di partenza. Mentre fate benzina a Mariposa e un grizzly gigante versione pupazzo vi mangia la carta di credito vedrete lui, lo Sugar Pine Café, uno di quei diners dove aspetti un po’ troppo per un muffin alle noci macadamia perché a infornarlo è la stessa persona che frigge bacon come se non ci fosse un domani. La resa vale l’attesa? Ovvio, è imperdibile. Riuscirci vs ostinarsi è anche nel percorso fatto di vuoti d’aria ideato da una coppia, inglese lei, super cali lui: si sono conosciuti in vacanza, innamorati e hanno aperto lo Yosemite Zip line & Adventure Rance ampliandosi in ettari ed ettari di colline che affacciano su miniere storiche, mucche al pascolo, cavalli che perdono zoccoli per essere ritrovati (baby, good luck to you!): per guardarlo tutto si può seguire il tour di zipling, carrucole liberatorie a cui affidarsi per sfrecciare in aria, il momento migliore per gareggiare con i volatili proprietari di attici azzurri chiamati cieli della California.

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Il tratto più bello della State Highway 140, il collier del Gold Country, è quello che collega Mariposa a San Pedro Lake: le colline hanno gli occhi (cit) e feriscono per la loro bellezza. A una curva cieca segue un quadro di Edward Hopper. E di nuovo e ancora, e on the road con la calma del mondi. A San Pedro Lake ad accogliervi troverete case galleggianti con scivoli per tuffarsi in acque verdi. C’è qualcosa di malinconico in queste case colorate che dondolano. Non sfuggite a tutto ciò, rallentate guardando le case da un kayak noleggiato al Moccasin Point Marina: spierete nerd della Silicon Valley in cerca d’ispirazione, veterani che grigliano e coppie di yuppies che leggono in terrazza con un bicchiere di Sauvignon in mano. Surreale? No, è la California. L’immancabile notte in cui rivedere Per un pugno di dollari è nel letto alto un metro da terra del Jamestown hotel, locus antico dell’omonima cittadina gioiello che, a differenza di molte ghost town del West, ha mantenuto fascino ma anche vita vera formato "abitanti". Nelle camere di questo albergo storico aleggiano leggende e fantasmi (chiedete la numero 7, affacciata sul terrazzino porticato): era un bordello, un saloon, IL luogo della vita della città. Non a caso nella strada principale i negozi sono ancora quelli dove è stato ambientato il duello da Far West di Ritorno al futuro III (e quel “mi hai chiamato Codardo?” che scatenò l’ira di Michael J. Fox). Non andatevene senza aver scovato vecchie bottiglie da farmacia in uno degli antique shop: le etichette riportano intrugli magici per sogni dorati che nessuna agenzia di copy oggi sarebbe in grado di formulare. Ps. All’epoca hanno funzionato.

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Felpe, gadget, storie della California raccontano di grizzly nascosti ai piedi delle montagne: forse non li incontrerete e la loro assenza è un reale problema. Ce lo racconterà Mike McGraw ranger della Contea di Toulumne e Calaveras “perché è grazie al loro muoversi in branchi che in passato molto incendi erano scongiurati: la loro mole e il loro andamento spezzavano il divampare dei fuochi”. Dall’alto del Table Mountain Mike ci parlerà dei suoi anni in Africa a guardare le notti infinite, di piante mediterranee soffiate in questo angolo di Cali, prenderà foglie speciali che ci schiaccerà sull’avambraccio come un tatuaggio: alzandole troveremo un’ombra d’oro. Non c’è da stupirsi: questa è la terra di chi ci crede, cerca e trova.

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