Aruba più che un punto geografico è un punto esclamativo. Aruba è il Caribe del mare azzurro e verde menta, ma sfugge agli stereotipi. Cerco le palme e non ne vedo, mi aspetto sinuosi mulatti e incrocio biondi dinoccolati, mi siedo a bere e sono osservata dai ritratti dei sovrani olandesi d’ogni tempo appesi ovunque insieme a quelli dei capi indigeni Arawak, dal copricapo di piume. Storia e geografia ne hanno fatto un’isola diversa. Aruba, insieme a Bonnaire e Curacao, appartiene al regno dei Paesi Bassi, la lingua ufficiale è l’olandese ma tutti parlano inglese e lo spagnolo. Per primo vi sbarcò Alonso de Ojeda nel 1499 a caccia di palazzi d’oro e gemme che però non trovò liquidando l’avventura come un errore di rotta e un’isla inutil. A furia di corsari, l’isola contempla 92 etnie e ha formato anche un suo linguaggio, il papiamento, un puzzle di tessere spagnole, portoghesi olandesi.

Aruba ha una posizione fortunata, è al riparo dagli uragani che tormentano l’oceano tra la Florida e il Sudamerica mentre ha il favore degli Alisei: bel tempo a 28° per 300 giorni l’anno. Il clima desertico non annulla la vegetazione, la fa diversa: foreste di cactus ciclopici Arizona style e sterminate colture di aloe. E sulle spiagge i fofoti dal tronco contorto e la chioma spettinata sfidano la breeze. L’isola è piccola, 190 kmq, meno dell’Elba, dista 10 ore di volo dall’Europa ma è a 20 km dal Venezuela, gli americani ci passano il week end con la stessa facilità con cui noi andiamo ad Ibiza. Quando si atterra l’insegna che dà il benvenuto è “One happy Island”, peraltro moltiplicata ovunque, autobus, tram, pullman, sulle targhe delle auto. In effetti Aruba è gioia di vivere, inno al wellness, non l’assordante dejà vu carribean lifestyle.

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Courtesy aruba Tourist Office
Case coloniale nella capitale Oranjestad.

La capitale è Oranjestad, città dall’architettura coloniale e dalle case color confetto: azzurro, rosa, lilla, giallo. Salgo sul tram che percorre l’asse principale dal terminal delle crociere ai musei e al dedalo di mall dotati delle migliori griffe. Buona notizia, Aruba è porto franco. Gioiellerie, casinò h24, spazi espositivi dedicati agli indigeni Arawak. E ristoranti per tutti i gusti, un po’ cari in quanto l’isola importa tutto. La cucina risente di ogni influenza anche se l’olandese predomina: in particolare il formaggio gouda e la polenta che sono infilati in molti piatti. I cocktail però sono pazzeschi, merito degli olandesi buon bevitori. Ma anche l’healthy food riserva ghiotte sorprese sull’isola: qui si usa far colazione con bowl dove la base è di gelato arricchita da spirulina acai, frutta fresca, granola home made e topping di cocco, chia, sesamo e zucca. Sempre presenti anche i centrifugati, gli estratti solo che sono XXXlarge alla moda americana.

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Courtesy Aruba Tourist office
Murales a San Nicolas, Aruba.

San Nicolas è la seconda città più grande di Aruba, soprannominata anche “chocolate city” per la pelle più scura dei suoi abitanti. Qui una volta sorgeva una raffineraia di petrolio che ne faceva un centro importante, ora il moloch industriale rimane sullo sfondo e San Nicolas è il posto dell’arte. Ha una storia di musicisti percussionisti di steel pan e festeggia carnevali esuberanti che durano un mese. Quasi tutti i suoi edifici vengono affrescati da artisti internazionali di street art che si ritrovano ogni anno ad ottobre per la Aruba Art Fair.

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Courtesy Tourist Office

L’isola possiede tra le spiagge più instagramamte del pianeta, e ciascuna ha le proprie caratteristiche. Tra le top c’è Eagle Beach sulla costa occidentale, con i suoi tipici alberi fofoti una spiaggia lunghissima con sabbia che pare di zucchero. È il the place to be per vedere il tramonto con una Balashi in mano (birra locale) o cenare pied dans l’eau, è gettonatissima per le celebrazioni di matrimoni e dichiarazioni tanto che è normale vedere cavalieri in ginocchio e per la community del saluto al sole. Due dei più bei resort di Aruba si affacciano proprio qui, il Bucuti & Tara Resort, riservato e chic (adults only) e il Manchebo, colonial style, famoso per gli yoga retreat. Non sono da meno la spiaggia di Arashi dalla sabbia borotalcata e la Flamingo Beach sull’isola privata del Renaissance Aruba Resort & Casino, abitata da iguane e da fenicotteri in totale libertà che si fanno nutrire dai turisti (adulti non dai bambini) a manciate di gamberetti (carissimi). Si raggiunge con un water taxi, l’accesso è consentito anche a chi non alloggia nel resort, al costo 125 dollari pranzo incluso. Nella costa nord, selvaggia e ventosa c’è Dos Playa, con baie scavate nella roccia calcarea, qui occorre prestare molta attenzione alle forti correnti. Hadicurari invece è la spiaggia dei surfisti, selvaggia e schiaffeggiata dal vento. Un’ottima spiaggia con chiriguitos e musica e attrezzata per family and friends è Palm Beach dove si affaccia tutta l’hotellerie internazionale, dal Ritz Carlton al Mariott, dall’Hilton che ha un giardino tropicale pazzesco, al Barcelò. Arashi lunghissima e selvaggia punteggiata dai cactus è la preferita dai residenti e da chi ama il kite surf. Tutte le mattine si ritrova la community del Tai chi ed è uno spettacolo.

Wellness compilation

Aruba oltre alla vacanza canonica, va vissuta come exit strategy dal quotidiano, il luogo ideale per cominciare a star bene o perfezionarsi, non a caso è diventata una destination wellness colonizzata da californiani, inglesi, svedesi al seguito de migliori yoga teacher. Lo yoga è ovunque, sulla spiaggia, in acqua sui paddle, le tavole grandi da surf e il recentisso sup yoga che unisce lo sforzo di pagaiare in piedi sul surf alla meditazione. Qui c’è l’hub di Rachel Brathen, svedese, l’autrice di Yoga Girl che ha catalizzato il mondo del tappetino, non è strano vedere in aeroporto gente che sbarca con il proprio sulle spalle. E poi non si contano i fan del pilates, i ritiri mindfulness, le pratiche di tai chi, i corsi di nutrizione e quelli sulle ultime ricerche alimentari. Una meditazione che consiglio per la straordinarietà è quella del mercoledì mattina nella Butterfly Farm, si sta in un giardino tropicale con meravigliose farfalle che svolazzano intorno.

Una tappa da non perdere è l’Aloe Museum. La pianta - l’oro verde dell’isola - è coltivata dal 1890 e ha caratteristiche di grande qualità idratanti lenitivi e cicatrizzanti, i suoi derivati sono esportati in tutto il mondo. Qui si può assistere a un tutorial su come produrre maschere per il viso da una foglia di aloe. Nello shop raccomando di acquistare una campionatura di gel, creme e saponi e in particolare il flacone di Aloe Alcolada che calma nel giro di un’ora le scottature da sole.

Rock e Cactus

Sulla costa sud orientale dell’isola trovi il lato più selvaggio, il parco naturale di Arikok un’area protetta divenuta il “parco giochi” delle 4x4. Toyota, jeep da ranger e quad sfrecciano su un saliscendi roccioso punteggiato da altissimi cactus che qui chiamano divi-divi, hubada o kwihi. Per noi sono solo cactus ma per gli arubani sono il campionario dei medicamenti. Ci sono grotte con incisioni rupestri, formazioni rocciose di colore rossastro scolpite dal vento chiamati Casibari e piscine naturali, in particolare una chiamata Conchi dove ci si immerge protetti dalle rocce vulcaniche. Nel parco si può organizzare anche una gita a cavallo.

Barche velieri e relitti

Vale la pena vedere Aruba dal mare, puoi prenotare una giornata sul catamarano o in barca con pranzo e open bar incluso o la minicrociera romantica sul veliero Monforte (monfortecruise.com). L’isola è il paradiso degli sport acquatici e soprattutto dei sub, ma anche da principiante puoi avvicinarsi a pochi metri dal relitto dell’Antilla, a nord, affondata da un siluro nella seconda Guerra Mondiale quand’era a protezione della raffineria di petrolio. Magel Halto è lo spot per chi fa snorkeling: anemoni, gorgonie, barracuda e squali nutrice.

Island Gourmet

Molti ristoranti hanno sposato la linea healthy, seguono la linea vegan e segnalano i piatti gluten free, no lactose, vegetariani, il top è l’Elements, il ristorante sulla spiaggia del Bocuti Resort il menù è sull’ipad dove puoi vedere le foto dei piatti – bellissime - gli ingredienti e le calorie per ricetta. Nei locali si servono piatti abbondanti e creativi, tutto è freschissimo aragoste, crostacei, molluschi e il catch of the day (pescato del giorno) è superlativo, in più le cotture non sono pasticciate, ma insaporite da spezie sconosciute. Imperano le insalate personalizzate così come le bowl dove puoi scegliere quante proteine vuoi, salmone, carne alla griglia, i semi, il croccante l’acido delle salse asiatiche e i burritos o i wraps non trasudano salse industriali, ma sono arricchite da creme di avocado yogurt o barbabietola rossa. I ristoranti più chic offrono una fusion d’autore, una cena da Azia è un’esperienza da non perdere, dal sushi ai roll giappones,i ai dim sum e anatra cinesi, pad thai tailandesi. Per goderti il tramonto il the place è il ristorante pieds dans l’eau Atardi che mescola creatività mediterranea (ottima) con influenze caraibiche.

Nightlife

Ad Aruba la movida non è male, ma è un po’ tutto anticipato si cena a partire dalle 6 di sera, in favore del tramonto e alle 10 si tacciono i fornelli. I luoghi dove divertirsi e scavallare da un locale all’altro si trovano a Palm Beach, c’è pure un Rock Cafè e poi ci si sposta in spiaggia il Moomba beach ogni domenica festeggia con balli e cocktail caraibici e poi… ci sono i casinò per i gamblers. Una puntatina può cambiare la vacanza.

Come arrivare: dall’Italia si arriva via Amsterdam con KLM, le soste in aeroporto sono piuttosto lunghe ma non preoccuparti Schiphol è un aeroporto dove verrebbe benissimo il remake di The Terminal con Tom Hanks, pensato per l’entertaining in transito, trovi dalla sala di meditazione, alla spa per un massaggio al volo, una food hall con bar di design, altri che ripropongono i caffe olandesi e ristoranti vegan, asiatici c’è pure una panetteria olandese. Per i bambini c’è un playground diffuso per farli giocare e un mini museo Rijksmuseum con un assaggio dell’arte dei Paesi Bassi con tanto di shopping con tutte le memorabilia dei quadri di Rembrandt, Van Gogh ai mulini alle ceramiche bianche blu stampate su ogni oggetto, dai porta lenti a contatto alle bottiglie eco. Un aeroporto con fioristi dove acquistare mazzi di tulipani freschi, di design e bulbi di semi.

Si gira in moto auto, meglio fuori strada da noleggiare un’auto costa $ 45 al giorno e una bici $ 12. o in taxi che sono puliti puntuali, con aria condizionata e parlano tutti inglese, olandese e spagnolo.

Gli alberghi: la maggior parte si trova tra Palm Beach e Eagle Beach, due spiagge vivaci e attrezzate di locali e ristoranti; la seconda punta su strutture più piccole e tranquille e di gusto europeo. Tra i resort migliori, Bocuti & Tara Resort e il Manchebo Beach.

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