«Non immaginavo una vacanza mistica: semplicemente quell’estate avevamo pochi soldi e percorrere un pezzo di via Francigena ci sembrava una buona soluzione per vedere bei posti. Si è rivelata un’esperienza spirituale e laica allo stesso tempo», racconta Alice, quarantenne professionista del mondo della moda. «Ho riscoperto una certa sensibilità verso i luoghi sacri. Sarà che sono ricchi d’arte, isolati, poco frequentati: la stanchezza della giornata svuota la testa e viene naturale pensare alla tua vita, a dove stai
andando». Alice non ha ricominciato ad andare in chiesa, ma quel viaggio è stato così liberatorio che quest’anno completerà la via arrivando a Roma, e spera di riuscire prima o poi ad andare in Spagna.

Il cammino di Santiago è diventato un fenomeno del turismo spirituale: nel 1985 i pellegrini che si facevano rilasciare la Compostela (l’attestato di arrivo) erano 2.491, oggi sono 327.378, e gli italiani sono passati da 7.670 (nel 2004) a 27mila dell’anno scorso, la seconda nazione dopo gli spagnoli. Nel 2018 le donne hanno per la prima volta superato gli uomini. Probabilmente i numeri sono più alti, perché molti non richiedono il certificato. Impossibile sapere quanti scarpinano pensando a Dio, così come è impossibile verificare quanti praticanti - circa 1,5/2 milioni in Italia - considerino lo yoga un’attività spirituale e ascetica e quanti un semplice esercizio ginnico.

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«I pellegrinaggi oggi affascinano molti, non più solo i credenti», spiega Massimo Introvigne, sociologo e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni. «Secondo le ricerche sociologiche, in Italia i cattolici che frequentano regolarmente la messa sono il 18% (meno del 10% in Francia e intorno al 30% in Polonia)». Considerando un 3% di credenti in altre religioni e un 6/7% di atei e agnostici, rimane «il resto della popolazione, il 73%, che sviluppa una forma di ricerca spirituale chiamata believing without belonging (credere senza appartenere): credono in qualcosa ma non frequentano riti, forse una messa a Pasqua e Natale. Se capita vanno ad ascoltare il Dalai Lama o leggono libri di meditazione. È la situazione maggioritaria in Europa occidentale, ma non in America, dove le religioni tradizionali sono ancora forti. L’interesse per i sentieri spirituali, la voglia del contatto con la natura, il boom dei corsi sull’interiorità, possono essere visti come l’espressione di questa ricerca eclettica». Un’inquietudine diffusa, ma nessun anelito ultraterreno, semmai l’esigenza di serenità personale che ognuno insegue in modi fluidi: corsi per migliorarsi, mindfulness, bagni nel bosco (forest bathing), isolarsi e fare digital detox nel silenzio degli eremi.

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Complice l'aumento del tempo libero, i periodi vacanzieri sono una finestra ideale per chi vuol mettersi alla prova: «Organizzo ritiri in Thailandia e a Bali», spiega Lucia Giovannini, coach e scrittrice (Tutta un’altra vita, Sperling & Kupfer) che nel suo metodo unisce psicologia, neuroscienze, tradizioni orientali e meditazione. «Noto che il lavoro è una motivazione cruciale: ci si sente imprigionati dentro qualcosa che non ci rispecchia e ci turba. In 25 anni di corsi ho sperimentato due tendenze. Da una parte, sebbene le donne rimangano la maggioranza, sono arrivati anche gli uomini, che prima preferivano colloqui individuali. Dall’altra si è abbassata l’età: un tempo vedevo persone dai 40 anni in su che cercavano momenti di riflessione dopo un trauma, come la perdita del lavoro, un lutto o una separazione. Oggi trovo ragazze di 25/30 anni. Penso che le cause siano l’insicurezza economica e delle relazioni: quando non puoi appoggiarti a certezze esterne, le cerchi dentro di te».

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Il turismo religioso, che utilizza strutture di proprietà della Chiesa, ha avuto un piccolo boom, spiega Fabio Rocchi, responsabile del sito Ospitalitareligiosa.it: «Immaginate i conventi, seminari, grandi edifici con camere, svuotati dalla crisi delle vocazioni. Sono stati riconvertiti per accogliere ospiti laici in vacanza. Parliamo di 4mila strutture in Italia, di cui circa 1.700 registrate sul sito. Solo una parte di chi li sceglie ha motivazioni religiose, gli altri li vedono come alberghi tranquilli, economici e a volte più sicuri, se pensiamo alle donne che viaggiano sole». Alcuni di questi luoghi sono lungo i cammini della Penisola e si trovano grazie alle app come SloWays, che aiutano i neofiti a organizzare le tappe. Tra i percorsi più originali spiccano due guide appena pubblicate da Terre di Mezzo: Il cammino nelle terre mutate è il primo itinerario solidale d’Italia, che porta da Fabriano all’Aquila lungo i paesaggi “mutati” dell’Appennino centrale. Oppure Il Cammino di San Benedetto, da Norcia all’Abbazia di Montecassino. Scarpe da trekking, mente sgombra, spirito aperto: è tutto ciò che serve.