Il 18 agosto 2019 è la data in cui in Islanda si è celebrato il funerale per il primo ghiacciaio perso a causa dei cambiamenti climatici. Il defunto era l’Okjökull, storico ghiacciaio che, all’inizio del XX secolo, copriva 14,6 miglia quadrate (38 chilometri quadrati) nelle Highlands islandesi. Purtroppo i suoi giorni di gloria sono ormai un ricordo. Nel 2014, dopo essere diminuito a meno di 1/15 delle sue dimensioni precedenti, Okjökull ha perso lo status ufficiale di ghiacciaio. Per ricordare la calotta di ghiaccio in via di scioglimento è stata realizzata una targa commemorativa. Alla triste cerimonia hanno partecipato un centinaio di persone tra cui escursionisti, scienziati e il Primo Ministro islandese, Katrín Jakobsdóttir. Parlando alla stampa, Jakobsdóttir ha sottolineato che se le attuali tendenze continueranno, il suo paese, in un futuro non molto lontano, potrebbe perdere ancora altri iconici ghiacciai.

Le prove sono schiaccianti: le emissioni di gas serra (e altre attività umane) stanno trasformando radicalmente il pianeta su cui viviamo. Di conseguenza, la stagione degli incendi in California si sta prolungando; lo scongelamento del permafrost ha destabilizzato le infrastrutture russe; e sì, la maggior parte dei ghiacciai del mondo si sta rapidamente ritirando. Con l’aumento della preoccupazione pubblica, due termini hanno fatto la loro comparsa nel lessico comune: “cambiamento climatico” e “riscaldamento globale”. Sono spesso trattati come sinonimi, ma, in realtà, hanno significati diversi.

Clima e tempo

Prima di procedere, è opportuno fare chiarezza nella terminologia. In primo luogo la differenza tra clima e tempo. Il tempo è lo stato a breve termine dell’atmosfera in un’area specifica del mondo. Umidità, temperatura, velocità del vento, pressione atmosferica e visibilità sono tutti fattori che aiutano a condizionare il tempo in un determinato momento.

In altre parole, le condizioni meteorologiche non durano molto a lungo, cambiano nel giro di giorni, ore o persino minuti. Pertanto, è probabile che il tempo cambi rapidamente, e questo è il motivo per cui vogliamo essere costantemente aggiornati. Ogni volta che chiedi se nella tua città “pioverà” in un determinato giorno, ti stai interrogando sul tempo.

Non bisogna confondere il tempo con il clima. Quest’ultimo ha una portata molto più ampia. Fondamentalmente, il clima riflette le medie e le tendenze meteorologiche a lungo termine di un’area. Si tratta di dati che sono spesso calcolati in decenni (almeno) di meticolosa osservazione. Considerata la differenza di scala, ha senso dire che il clima è molto più lento a cambiare rispetto al tempo.

Eppure si verificano cambiamenti. Considerati tutti i climi regionali del mondo si forma ciò che gli scienziati definiscono “clima globale”. Ciò può evolversi e fluttuare nel tempo, così come i suoi singoli componenti regionali.

I tempi cambiano

Oo, quindi cosa significa esattamente il termine “cambiamento climatico”? Secondo la definizione più ampia, i cambiamenti climatici includono ogni tipo di fluttuazione a lungo termine di una o più variabili legate al clima - come le precipitazioni medie - all’interno della stessa posizione.

Si noti che ciò vale sia per i climi regionali, che per quello globale. Quindi, diciamo che il nord Europa ha visto un picco drammatico di temporali e la tendenza è continuata per decenni: questo ipotetico scenario sarebbe considerato un esempio di cambiamento climatico regionale, indipendentemente da ciò che è accaduto in altre parti del mondo.

D’altra parte, il riscaldamento globale è, ovviamente, globale. Più precisamente, il termine si riferisce a un aumento della temperatura media della superficie di un pianeta e qui, sulla Terra, l’incremento c’è stato.

L’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica (NOAA) riferisce che tra gli anni 1880 e 2016 le temperature superficiali medie del nostro pianeta sono aumentate fino a 1,71 gradi Fahrenheit (0,95 gradi centigradi).

Intendiamoci, non c’è nulla di cui rallegrarsi. Uno sbalzo di temperatura in tutto il pianeta di pochi gradi può avere conseguenze enormi. Quindicimila anni fa, in un’era glaciale geologicamente recente, il nostro mondo era solo circa 9 gradi Fahrenheit più freddo (5 gradi centigradi) rispetto a oggi. Eppure, quella temperatura è stata sufficiente a mantenere quasi un terzo della superficie del pianeta sotto uno strato di ghiaccio.

Stiamo divagando. Il principale concetto da tener presente qui è che il riscaldamento globale è una forma di cambiamento climatico, ma il cambiamento climatico non si manifesta sempre come riscaldamento globale.

Un problema senza precedenti

Per quanto strano possa sembrare, il recente riscaldamento causato dalle nostre emissioni di gas serra potrebbe provocare un aumento sia delle inondazioni che della siccità e così, mentre alcune aree in tutto il mondo ora ricevono maggiori precipitazioni, i suoli in altre parti più secche del mondo potrebbero perdere molta umidità.

Per saperne di più, abbiamo contattato il dottor Nathan Steiger. Scienziato dell’atmosfera alla Columbia University, Steiger studia gli effetti che le variazioni del clima hanno avuto - e hanno ancora - sulle civiltà umane.

“Storicamente le società sono state colpite dagli stessi eventi climatici dirompenti che si verificano oggi: caldo e freddo prolungati ed estremi, siccità e inondazioni”, ci ha scritto via e-mail. “Spesso questi cambiamenti climatici in passato sono semplicemente accaduti senza che le popolazioni ne avessero una diretta responsabilità... Ma a volte questi estremi climatici dirompenti sono stati aggravati dalla cattiva gestione ambientale fatta dalle società umane” e a tal proposito, come esempio eloquente, pone l’accento sull’erosione del suolo dovuta all’agricoltura. “Le aree che perdono terreni ricchi e spessi sono più suscettibili all’essiccamento durante la siccità, rendendola ancora peggiore di quanto potrebbe essere”.

Nel 2019, Steiger è stato co-autore di uno studio completo apparso pubblicato su Nature. Analizzando i risultati di carotaggi nel ghiaccio, campioni di corallo, documenti storici e altre prove, il suo team ha rivisto la storia dei cambiamenti climatici - grandi e piccoli - negli ultimi due millenni. Durante quel lasso di tempo, vi furono numerosi periodi aberranti, tra cui l’insolita “anomalia del clima medievale” che durò dall’800 al 1200 d.C. La maggior parte di questi eventi era di natura regionale. Tuttavia, Steiger e i suoi colleghi hanno scoperto che per il 98% del pianeta, il periodo più caldo durante gli ultimi 2000 anni è stato alla fine del XX secolo, quando le temperature globali sono salite alle stelle.

Facciamo un breve riepilogo. In oltre 20 secoli di storia umana, i nostri antenati non hanno mai dovuto resistere a fenomeni legati al clima che fossero universalmente impattanti o francamente, allarmanti come i cambiamenti climatici dei nostri giorni.

Non siamo fortunati?

Orange, Text, Font, Logo, Graphics, Brand, pinterest

Quest’articolo è stato pubblicato in origine su HoffStuffWorks. Viene pubblicato anche qui come parte della partnership di Marie Claire con Covering Climate Now che vede la collaborazione globale di oltre 350 siti per rafforzare la coscienza sull’attuale situazione climatica.