Abito a Lima da quattro mesi. Il primo marzo, mentre tutto questo stava iniziando, sono dovuto partire per andare in India, ho volato Lima, El Salvador, New York City, Nuova Delhi. Mentre ero in volo da NYC a Nuova Delhi il governo ha deciso di chiudere l’ingresso agli italiani e, nonostante non avessi vissuto in Italia negli ultimi mesi, mi hanno rimandato a New York. Ho deciso di rimanere, ospitato a casa di amici per venti giorni, per vedere come si sviluppava la situazione, inoltre il governo peruviano ha chiuso le frontiere e non potevo tornare nella mia nuova casa.
Ho pensato molto a cosa dovevo fare. Questa volta è diverso, non è come durante le proteste in Cile o durante altri lavori abbastanza pericolosi che ho fatto in Perù, Iran, Senegal. Qui il pericolo è invisibile e, appena arrivato a Manhattan, ho avuto paura. Avevo già vissuto qui per qualche mese e l’ho sempre vista come una città dall’energia pazzesca. La città che non dorme mai, dicevano. Quella con le luci sempre accese, dicevano. Ho trovato una NYC spettrale e desolata e ho avuto paura ma la fotografia, oltre a essere il mio lavoro, su di me ha la capacità di essere terapeutica. Bisogna documentare tutto questo: devo fare il mio lavoro, l’ho scelto e ogni giorno sono felice di sceglierlo.
Vedere NYC, simbolo della crescita economica così, fa riflettere, fa riflettere pensare se il mondo che abbiamo costruito e immaginato abbia fallito. La città cosmopolita, dove i confini non contano, è messa in ginocchio e impaurita. Il silenzio è assordante, ieri mentre scattavo mi sono messo della musica di compositori Italiani (da Cacciapaglia a Einaudi) e ho camminato per 19 chilometri.
La mattina il silenzio era assordante, il pomeriggio iniziava a esserci qualcuno in giro. Scattavo e pensavo a quanto sarebbe stato bello essere a casa a passare la quarantena con le persone a cui voglio bene, a quanto stress in meno mi avrebbe creato. Prima di iniziare a fotografare pensavo a tutto questo: dopo aver scattato queste foto, invece, ero felice.
*** Alessandro Cinque è un fotografo italiano di 31 anni che vive a Lima, inviato Reuters per il Sudamerica, ambassador Leica e vincitore del POYi Issue Reporting Picture Story e POYi Award of Excellence. I suoi lavori sono stati pubblicati da The New York Times, Libèration, MarieClaire.it, Panorama, L'Espresso.