Mettere un piede davanti all’altro e camminare. Mai come negli ultimi mesi abbiamo percepito questo desiderio irrefrenabile, soprattutto durante le settimane di lockdown più restrittivo. Camminare è un gesto istintivo e, in fondo, è il primo al quale tendiamo dalla nascita e l’ultimo a cui vogliamo rinunciare. Filosofi, poeti e scrittori da sempre si ispirano camminando e Nietzsche diceva che i grandi pensieri gli arrivavano proprio in quei frangenti: il movimento riossigena muscoli e cervello. Anche a Yuri Basilicò, 32 anni di Milano, l'idea del viaggio sui sentieri italiani è arrivata allo stesso modo. Perso su un sentiero della Corsica, è stato aiutato da alcuni escursionisti scandinavi a ritrovare la strada: «Mi chiesero se avessi mai percorso il Sentiero Italia. Non ne avevo mai sentito parlare: volevo assolutamente saperne di più».

Un filo che unisce le venti regioni italiane, dal Friuli-Venezia Giulia alla Sardegna: il Sentiero Italia è il percorso di trekking più lungo del mondo e il più variegato in termini di paesaggi e culture che si attraversano. Appena rientrato a casa Yuri ha impiegato poco a coinvolgere i primi due amici, Giacomo Riccobono e la fotografa Sara Furlanetto. Insieme hanno fondato l’associazione Va' Sentiero, con un chiaro riferimento al coro del Nabucco di Verdi, un vero inno di libertà. Hanno deciso che avrebbero percorso insieme quella via ideata negli anni 80 e poi un po' dimenticata: nessuna fretta, per compierla servivano oltre trecento tappe da dividere su due anni (il sentiero completo è lungo 6.880 km). Nel 2019 hanno terminato il primo tratto, dal Golfo di Trieste a Visso, nelle Marche, e sono in attesa di ripartire da lì per terminare a Santa Teresa di Gallura, in Sardegna, non appena la situazione lo consentirà (avevano programmato di ripartire intorno ad aprile 2020 per la seconda metà del viaggio). La bellezza del loro progetto sta anche nel fatto che le tappe sono aperte a tutti: con anticipo vengono segnalate sul sito e chiunque può decidere di unirsi a loro per camminare o per partecipare agli eventi pubblici e culturali che si organizzano una volta arrivati a destinazione.

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La Val Maira, in Piemonte, è nota per aver valorizzato un turismo sostenibile e rispettoso della natura.

Nel loro manifesto i fondatori di Va' Sentiero dichiarano di voler raccogliere materiale sullo stato delle nostre montagne, dal punto di vista ambientale e del popolamento. Una missione di studio e di valorizzazione turistica dei territori attraversati. Ma scrivono anche che è un «viaggio di rappacificazione», con la montagna e con se stessi. Siamo sempre stati un popolo da villeggiatura al mare, ma negli ultimi anni si è registrata una passione crescente per le montagne e il camminare (basti pensare alla ritrovata popolarità della Via Francigena e di percorsi come il cammino materano o il cammino di San Benedetto). Complici le temperature in rialzo, che ci spingono dai litorali verso le altezze, ma anche un senso di irrequietezza diffuso, come un'eco di qualcosa che era in noi e che sentiamo di aver perduto. Sarà il senso di scoperta del cammino, o il distacco progressivo dalla terra e dalla stagionalità, nelle nostre vite sempre più protette. Fatto sta che ci siamo riscoperti pellegrini, in senso concreto e spirituale.

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Un sentiero nelle Marche. I fondatori di Va’ Sentiero consigliano due tragitti del Sentiero Italia senza grandi dislivelli, nel cuore degli Appennini marchigiani: da Pantaneto a Visso o da Pieia a Cagli. Sul sito Vasentiero.org a breve saranno pubblicate le indicazioni sulle tappe già fatte, con informazioni e consigli su dove soggiornare.

Siamo il paese dei mille campanili. A ogni tappa della spedizione, le canzoni che risuonavano nell'aria erano diverse, mutavano i dialetti, ma c'era sempre un elemento ad accogliere i viandanti di Va' Sentiero: una tavola imbandita. Perché siamo anche il Paese delle mille ricette. Da una valle all'altra, ci si gloria di un piatto come parte identitaria di una cultura. Lo stesso ingrediente è cucinato con varianti minime nei paesi accanto, ma questo non si può mai dire ad alta voce. «Il cibo è fonte di determinazione», racconta Francesco Sabatini, cambusiere-filosofo del team, «dalla tavola si può osservare sia il distacco che l'osmosi delle culture dello Stivale, anche quelle di confine, mescolate e imprevedibili. Vengo dalla provincia di Ascoli Piceno e sono rimasto affascinato dalla tradizione delle osmize friulane, vinerie di contadini, ma anche dal calore del signor Felice, che a Salorno, in Alto Adige, ha cucinato per noi nel suo maso e ci ha mostrato orgoglioso le botti di Pinot nero fermentato con metodo naturale».

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Courtesy Va Sentiero/Sara Furlanetto
Il team di Va’ Sentiero. Da sinistra: Giacomo, Giovanni, Francesco, Andrea, Yuri e Sara.

Il suono della polenta versata sul tagliere è un ricordo vivo per Francesco, ma ognuno dei partecipanti ha portato a casa un luogo del cuore. Per Yuri: «La Val Maira, in Piemonte, che promuove un turismo consapevole, senza impianti da sci, ma con strutture che valorizzano la natura». Sara Furlanetto cita «l’incontro con Vida Rucli, che nel minuscolo paese di Topolò, al confine con la Slovenia, porta avanti un festival d'arte contemporanea. Oppure quello con Katia Tomatis, azzurra di sci alpinismo che ha abbandonato un lavoro in banca per dedicarsi allo sport e alla gestione del Rifugio Malinvern, nelle Alpi Marittime. Due donne che hanno costruito vite a loro misura». A volte gli incontri hanno lasciato un gusto dolceamaro, per le comunità che si stanno diradando per mancanza di opportunità, perché vivere in montagna non è solo canto bucolico.

Le tappe della seconda metà della spedizione includono il Gran Sasso, il Pollino, l’Altopiano delle Murge, la Sila, la salita all'Etna fino all’entroterra sardo. A guardare la mappatura del percorso si riscopre un pizzico di patriottismo, quello salutare, che ti fa chiedere come mai non hai ancora ammirato l'enrosadira sulle Dolomiti, il fenomeno che vede i monti tingersi di rosa all’alba e al tramonto, o non hai ancora attraversato i prati verdi dei Monti Sibillini.

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Il borgo di Pennabilli, in Emilia Romagna, è stato una delle tappe della prima tranche del percorso di Va’ Sentiero nel 2019.

Andai nei boschi per affrontare i fatti essenziali della vita, scrisse Henry David Thoreau mentre si immergeva nella natura per poi pubblicare Walden, libro di culto della controcultura americana. Senza arrivare all'isolamento da eremita, possiamo riscoprire, con un cammino, la sorpresa per le gambe che reggono allo sforzo e rivalutare la stanchezza fisica come il più potente degli alleati per la concentrazione. E un po' riflettere sull'importanza, almeno una volta nella vita, di raggiungere un luogo solamente grazie alle proprie forze.

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