L'ingresso dell'autunno accorcia le giornate, concentrando i respiri all'aria aperta nelle ore di luce lieve del mattino e del primo pomeriggio. Prego catapultarsi fuori dalla città e convergere verso una delle migliori zone per osservare il foliage in Italia, le Marche, terra della bellezza infinita che non si limita a mare verdeazzurro e calette di amore estivo: le riserve e i parchi naturali sono polmoni di freschezza e biodiversità sulle colline dell'interno, punteggiate di paesini aggrappati sui costoni coltivati, dove il sole arriva con una dolcezza inattesa a scaldare distese di erba medica, cerreti e faggete secolari, addentando una delle mele rosa del Parco dei Monti Sibillini per spezzare la fame e il ritmo della passeggiata. Le Marche sono extrastagione, valgono sempre, meritano in ogni momento dell'anno per i motivi più svariati: cibo, arte, tradizione manifatturiera. Ma in autunno sono imperdibili. In quelle settimane solo in apparenza lente, l'aria colorata dei boschi si arricchisce di profondità, e il verdone si macchia di giallo tra esplosioni di rosso bollente e cartocci di foglie che oppongono una minima resistenza all'ultima bava di vento prima di planare sul terreno.

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Maurizio Paradisi

Nell'unica regione dal nome plurale, dove vedere il foliage è una mappa multisensoriale di benessere gratuito, a portata di piedi irrequieti e respiri a polmoni allargati. Il navigatore può scegliere qualunque punto cardinale, seguendo il magnete settentrionale verso il Parco Sasso Simone e Simoncello, 5000 ettari che ospitano la cerreta più grande d’Europa in Montefeltro, o scivolando verso il sud ovest di Frasassi, resa celebre dalle immortali grotte, dove il fiume Scappuccia ha spaccato la roccia della valle e le sfumature del bosco sfiorano il borgogna intenso con le piccole foglie dell’orniello. È qui che sentirete i battiti del cuore che rallentano, placati dalla bellezza e dall'aria finissima che respira, e che verrà naturale poggiare i polpastrelli sui tronchi del primo albero a portata di mano, per saggiarne la compatta bellezza. Inspirare bosco, uva matura e salmastro, mentre raggi di sole lievi sfiorano le guance passando gentili tra le foglie, si fa sul picco del versante mare delle Marche, all'estremo est, nei 6000 ettari del Parco del Conero che parlano da soli la lingua del foliage mediterraneo: sposando aceri d'Ungheria e lecci ombrosi alle foglie dei vitigni del Rosso Conero e dei corbezzoli selvatici, con le folate di vento di terra che portano sprazzi dell'inconfondibile profumo di lievito della fermentazione dell'uva.

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Courtesy/Maria Uspenskaya

I benefici del foliage sono testimoniati, e non è difficile immaginarli. È come abbassare le frequenze del corpo, non solo quelle cardiache: ossigena i muscoli e il cervello. La cromoterapia della natura è il verde che riposa, il giallo e l'arancione che distendono, il rosso che tonifica, il marrone caffè e cioccolato che avvolge e sbriciola ogni preoccupazione. Così il foliage nelle Marche è uno spettacolo per tutti. Una distesa di sfumature di rame, oro, bronzo, piccole esplosioni di giallo zafferano e arancio mandarino che levano il fiato, alimentando lo stupore di fronte al sublime più assoluto, con i sempreverdi che portano avanti una resistenza tutta personale.

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Pietro Cerioni

Si vede benissimo nel centro delle Marche, con la splendida varietà arborea della Gola del Furlo, e i pigri potranno andare a caccia di golden hour nella Riserva del Monte Canfaito e San Vicino in direzione Matelica, dove si trova anche un antico faggio di 500 anni entrato a pieno diritto nell'elenco dei 300 alberi monumentali italiani: la particolare conformazione di questa faggeta lascia le radici degli alberi semiscoperte, regalando suggestioni infinite.

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Courtesy/Andrea Tessadori

A sud della regione, poco distante dall'immenso e verdissimo parco dei Monti Sibillini che le Marche condividono con l'Umbria, nella riserva della montagna di Torricchio i lecci, le roverelle e gli ornielli meravigliosi sono la principale attrattiva, ma si trovano anche specie inusuali per la zona come la rosa subcollina. E ancora imponenti castagni, luminosi aceri, persino stelle alpine che crescono indisturbate sulle creste più alte del Parco. Una memoria visivo-olfattiva da costruire subito e farne tesoro più a lungo possibile.